Istanbul rischia un mega-terremoto a causa della fragilità delle sue infrastrutture, e non solo.
Negli ultimi giorni, il Mar Mediterraneo orientale è stato scosso da un’intensa attività sismica. In particolare, l’isola greca di Santorini è stata epicentro di una serie di terremoti, con oltre 1.200 scosse registrate tra Santorini e Amorgos dal 27 gennaio. Alcune di queste hanno raggiunto magnitudo 5,2, generando paura tra residenti e turisti. Le autorità locali, nel tentativo di garantire la sicurezza della popolazione, hanno chiuso le scuole e predisposto misure di emergenza.
L’intensificarsi delle scosse ha portato migliaia di persone a lasciare l’isola per rifugiarsi sulla terraferma. Sebbene finora non siano stati riportati danni significativi, la frequenza e la forza delle vibrazioni hanno alimentato il timore di eventi sismici di maggiore portata. Gli esperti geologi sottolineano che l’attività potrebbe essere legata ai movimenti delle faglie sottomarine della regione, che in passato hanno già generato terremoti devastanti.
Istanbul: un’infrastruttura fragile e un rischio imminente
Se la situazione a Santorini desta preoccupazione, gli esperti ritengono che il vero pericolo si trovi più a est, nella metropoli turca di Istanbul. La città sorge lungo la Faglia Nord Anatolica, una delle zone sismicamente più attive al mondo. Qui, le placche tettoniche anatolica ed eurasiatica si scontrano, accumulando tensione da secoli. Secondo i geologi, un terremoto devastante con magnitudo superiore a 7 è ormai atteso da tempo e potrebbe colpire entro i prossimi decenni con una probabilità fino all’80%.
Istanbul ospita oltre 16 milioni di persone, ma la sua preparazione a un terremoto di grande magnitudo è carente. Nonostante l’esistenza di regolamenti edilizi rigorosi, molti edifici sono stati costruiti senza rispettare gli standard antisismici. Gli esperti avvertono che almeno 100.000 edifici sono a rischio crollo, il che potrebbe provocare la morte di centinaia di migliaia di persone, se non milioni. La fragilità delle infrastrutture e l’alta densità abitativa rendono inevitabili danni su larga scala in caso di un forte sisma.
Un’allerta inascoltata
Le istituzioni turche sono consapevoli del pericolo, ma le misure adottate finora non sono sufficienti. Il ministro turco per lo sviluppo urbano, Murat Kurum, ha dichiarato apertamente che Istanbul non sarebbe in grado di resistere a un terremoto di grande entità. Nonostante ciò, gli interventi di riqualificazione edilizia avanzano a rilento, mentre il tempo per prevenire una catastrofe si riduce sempre di più.
Secondo il geofisico tedesco Dietrich Lange, la situazione nella Faglia Nord Anatolica è paragonabile a una molla che si tende sempre di più: più tempo passa senza che la tensione accumulata venga rilasciata, più violenta sarà la scossa quando avverrà il terremoto. L’epicentro previsto si troverebbe nel Mar di Marmara, a circa 15 chilometri da Istanbul, rendendo la città particolarmente vulnerabile. L’Osservatorio sismico di Kandilli ha stimato che entro il 2030 c’è una probabilità del 60% che si verifichi un terremoto di magnitudo superiore a 7.
Europa a rischio
Il rischio sismico nel Mediterraneo orientale è una minaccia non solo per la Grecia e la Turchia, ma per l’intera Europa. Le conseguenze di un terremoto devastante a Istanbul potrebbero estendersi ben oltre i confini della Turchia, con impatti economici, migratori e geopolitici di vasta portata. La comunità internazionale dovrebbe affrontare con urgenza la questione, supportando le autorità turche e greche nel rafforzamento delle infrastrutture e nella preparazione a una catastrofe annunciata.
Mentre la terra continua a tremare nel Mediterraneo orientale, la sensazione è che si stia assistendo a un disastro in slow motion. Il tempo per intervenire c’è ancora, ma la domanda è: verranno prese le misure necessarie prima che sia troppo tardi?
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