Matteo Colombo, direttore di Privacy Desk e ceo di Labor Project, sarà relatore al convegno di Money.it «Come vendere in Ticino» l’8 maggio a Monza.
Matteo Colombo, direttore di Privacy Desk Suisse dal 2020 a Lugano, è tra i relatori che prenderanno parte all’evento Come vendere in Ticino, organizzato da Money.it, in programma l’8 maggio a Monza nella sede di Confcommercio.
Alle aziende offrirà la sua esperienza ventennale per spiegare come muoversi su un mercato dove le differenze con la normativa europea potrebbero diventare anche un vantaggio, se affrontate con scrupolo e volontà di rispettare una legge che entrerà in vigore fra poco più di quattro mesi.
Per vendere in Ticino serve conoscere la nuova legge
Le molteplici sfaccettature di chi vuole “Vendere in Ticino”: dal nome del convegno che, il prossimo 8 maggio a Monza, intende indagare tutti gli aspetti di un rapporto commerciale e offrire consulenza in quelli che sono i doveri di un’impresa.
Come adeguarsi alla normativa sulla privacy, unica in Europa ma diversa in Svizzera, dove il prossimo settembre entrerà in vigore la nuova legge sulla protezione dei dati? A un’azienda italiana che voglia affacciarsi su quello specifico mercato, restano i dubbi legati alle differenze che si incontrano oltre confine.
In collaborazione con
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Come vendere in Ticino
Guida pratica per le PMI lombarde
8 maggio 2023
Sede Confcommercio, Via Edmondo de Amicis, 9 (Monza)
Ecco perché la voce di Matteo Colombo è di quelle che, presumibilmente, saranno ascoltate con maggiore attenzione. Non solo docente SUPSI, non solo socio fondatore e presidente di ASSO DPO, associazione dei Data Protection Officer ma anche e soprattutto direttore di Privacy Desk Suisse SA, «società “boutique della privacy”» dal 2020 a Lugano.
Vendere in Ticino vuol dire proteggere i dati
Avvalendosi di un gruppo di professionisti della Data Protection con lunga esperienza alle spalle, Privacy Desk Suisse è giunta nella Confederazione elvetica per «proporre un servizio mirato di consulenza e formazione di ambito privacy» alle aziende locali e a quelle internazionali che hanno rapporti con la Svizzera, entrambe chiamate egualmente ad adeguarsi alle normative.
«Agiamo da Data Protection Officer e consulenti per le aziende», spiega Colombo, che a Monza spiegherà anzitutto che «vendere online in Svizzera o aprire una sede fisica non ha solo risvolti fiscali o legali. C’è anche una questione di «compliance»», di conformità, entro cui il tema della protezione dei dati si inserisce.
Dall’Italia al Ticino: ecco le differenze
Profilazione, consenso, sicurezza: parole chiave per Privacy Desk Suisse, che si propone come punto di riferimento per quelle aziende che, interessate ad aprirsi al Ticino, si interrogano su quali siano le incombenze da ottemperare, e quanto diverse dalle analoghe in Italia. «C’è anzitutto una differenza sostanziale: la norma è federale per quanto riguarda il settore privato, cantonale per quello pubblico. Inoltre, in Svizzera si deve lavorare su tre lingue. Gli obblighi sono poi ovviamente simili a quelli previsti dal regolamento sulla privacy dell’UE, ma con specificità svizzere. Per esempio, i tempi di tenuta dei dati, come quelli di vendita, le immagini, i curricula. Per un’azienda che voglia “vendere in Ticino”, è importante conoscere per bene la norma, così da settare correttamente gli strumenti con cui andare poi a operare in Svizzera».
La privacy e la sicurezza informatica
Industria elettromedicale, campagne Dem, monitoraggio dei lavoratori: i trattamenti di dati sono molteplici. «La nostra forza è quella di seguire la privacy su tutti i fronti». Ambito della sicurezza informatica compreso. «Svolgiamo analisi al fine di mappare i principali trattamenti di dati personali, suggerire eventuali azioni di remediation e collaboriamo con esperti che si occupano anche di effettuare Vulnerability Assessment, suggerendo eventuali interventi».
Benvenuti dunque in Canton Ticino, dove a conti fatti la sorpresa c’è ed è di quelle che piacciono. Perché, conclude Colombo, in Svizzera c’è un piacevole senso pragmatico, derivato anche dalle dimensioni che rendono tutto più “familiare”.
«Qui l’autorità garante, benché abbia meno funzionari di altri Stati, sconta meno formalismi ed ha quindi la possibilità di poter ascoltare i propri interlocutori. Non aspira a sanzionare, ma a indurre comportamenti corretti. La burocrazia è più amica ed è qualcosa che l’imprenditore sente e apprezza».
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