Secondo ScaleIt nel 2018 il Belpaese ha incontrato un boom di investimenti in startup, realtà giovani e innovative che crescono grazie alla spinta di volontà estere.
L’analisi di ScaleIt, piattaforma che collega investitori e società, sulle operazioni di Venture Capital (VC) in Italia si è rivelata estremamente interessante per comprendere lo sviluppo delle startup e i possibili scenari.
Dopo l’approvazione della legge di bilancio 2019, Di Maio ha lanciato il Fondo per l’Innovazione che farà da bacino per il potenziamento delle realtà italiane che viaggiano sulle onde dell’innovazione.
L’intervento potrebbe essere decisivo considerando i dati positivi riscontrati dallo studio, nonostante non siano completamente il frutto delle spinte economiche del Belpaese.
Startup, la rivoluzione
Il fenomeno della startup è tanto giovane quanto lo è il concept che la regge. Innovative, dinamiche, protese verso il futuro in molti ne hanno colto le potenzialità cercando di avviare una propria attività lavorativa. Tuttavia il sistema che regola il mondo delle startup è ancora instabile e non sempre il successo è garantito.
Arrivano, però, notizie confortanti per coloro che intendono cimentarsi in questa formula. Infatti ScaleIt, piattaforma che connette investitori e società, ha condotto un’analisi sulla base delle operazioni di Venture Capital in Italia, ossia il rischio di un investitore nell’avviare un’attività.
Secondo la suddetta il 2018 è terminato con un boom di investimenti in startup per un totale di circa 600 milioni di euro. Nel conteggio vengono considerate italiane anche quelle società che si trovano al di fuori dei confini nazionali ma che hanno la sede operativa nel Belpaese.
Di nota è il dato che rileva la forte presenza di investimenti esteri che l’anno scorso hanno preso parte a circa 27 operazioni per l’ammontare di 333 milioni registrando un aumento del 59% rispetto alle 17 del 2017 (107 milioni).
Lorenzo Franchini, fondatore di ScaleIt, spiega che i maggiori investitori esteri sono società internazionali che puntano a una capillarità globale e scelgono il Belpaese nei settori di eccellenza made in Italy.
Tra le maggiori operazioni del 2018 sono degne di essere nominate quella di Prima Assicurazioni, la prima compagnia tech italiana che ha ottenuto il finanziamento di 100 milioni di euro da società statunitensi come Goldman Sachs e Blackston, poi quella di Moneyfarm con investimenti di 46 milioni di dollari, per concludere con quella di Erydel con 26,5 milioni di euro.
Boom investimenti, ma l’Italia è indietro
Nonostante il trend positivo registrato durante il 2018, quello delle startup è un mercato che deve ancora trovare stabilità nel Belpaese. Infatti secondo Franchini l’Italia si trova ancora in una posizione di arretratezza rispetto agli altri paesi europei.
Anche qui però si è registrato un significativo miglioramento. Si è accorciata la strada per raggiungere la Spagna che si attesta 1,4 miliardi di investimenti rispetto al 2017 in cui le dimensioni italiane erano un quinto. Lo stesso si è verificato con la Germania (4,4 miliardi), che se prima ci distanziava di 14 unità ora solo di 7.
Franchini ricorda che il governo Monti, con Passera ministro, è stato quello che ha dato maggiormente una spinta verso l’innovazione attraverso un’evoluzione normativa. Trova un maggiore spiraglio con il Fondo per l’Innovazione lanciato da Di Maio a Torino, il quale è la “giusta ambizione per portare le risorse necessarie a far scalare il mercato”.
A tal proposito è previsto il passaggio del 70% di Invitalia Ventures nella Cassa depositi e prestiti, la quale gestirà l’erogazione dei prestiti e apporterà risorse proprie; circa 1 miliardo grazie ai dividendi delle partecipate e dai Pir.
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