Abusi Legge 104: cosa si rischia?

Stefania Manservigi

15 Aprile 2018 - 11:05

La legge 104/92 concede a chi ne ha il diritto la possibilità si usufruire di tre giorni al mese per assistere un parente disabile. Ma cosa succede se il beneficiario utilizza i tre giorni per svolgere altre attività?

Abusi Legge 104: cosa si rischia?

Molto spesso alla ribalta delle cronache finiscono le storie dei cosiddetti furbetti della legge 104, ossia di quei lavoratori che, avendo il diritto di godere dei tre giorni di astensione dal lavoro retribuiti al mese per assistere un parente disabile, utilizzano tali giornate per svolgere attività personali.

L’ultima in ordine cronologico è la vicenda che ha coinvolto Luisa Zappini, dirigente della Centrale Unica di Emergenza, che ha usufruito dei benefici concessi dalla legge 104/1992 per fare viaggi intorno al mondo.

Ma quali sono i rischi in cui incorre chi abusa della legge 104? Vediamo insieme quali sono gli ultimi orientamenti della Cassazione in materia.

Chi può beneficiare dei diritti della legge 104

Per prima cosa cerchiamo di capire chi può usufruire dei benefici concessi dalla legge 104.

Tale legge infatti, costituendo il riferimento legislativo “per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”, consente agli aventi diritto di usufruire di alcuni benefici, tra cui tre giorni di astensione dal lavoro retribuiti al mese che servono per l’assistenza del parente disabile.

Presupposto per poter accedere ai benefici della legge è la presenza di un handicap grave: si parla di minorazione fisiche, psichiche o sensoriali, in situazioni stabilizzate oppure progressive, che siano causa di difficoltà di apprendimento e di integrazione.

Ad usufruire di tali permessi possono essere sia i disabili con contratto individuale di lavoro dipendente, sia il coniuge, il lavoratore, o i parenti e gli affini fino al secondo grado.

Cosa rischia chi abusa dei permessi della legge 104?

Come abbiamo accennato, dunque, i permessi retribuiti concessi grazie alla legge 104 devono essere utilizzati per assistere il parente disabile.

Ma cosa succede se il lavoratore che usufruisce dei permessi li utilizza per scopi personali? Quali sono le conseguenze?

Se durante l’assenza dal lavoro in cui si usufruisce dei permessi disposti dalla legge 104/92 il lavoratore svolge mansioni diverse da quelle relative all’assistenza al parente disabile, va incontro a sanzioni disciplinari.

Il comportamento del dipendente, infatti, in questo modo costituisce una frode nei confronti del datore di lavoro privando lo stesso della prestazione dovuta, violando allo stesso tempo i principi di correttezza e buona fede previsti dal contratto.

Nello specifico il datore di lavoro potrà applicare diverse sanzioni al lavoratore che possono arrivare anche alla sospensione dal servizio e al licenziamento per giusta causa.

L’orientamento della Cassazione

Recentemente, tuttavia, la Cassazione ha deciso di prendere una posizione sull’argomento, stabilendo la necessità di garantire una maggiore flessibilità ai lavoratori che utilizzano i permessi retribuiti concessi dalla legge 104/92.

Secondo la Corte Suprema infatti i tre giorni di permesso non servirebbero solo a garantire una maggiore assistenza al disabile ma anche a concedere al lavoratore “un breve spazio di tempo per provvedere ai propri bisogni personali“.

Questo non significa che gli abusi non vadano puniti, ma che non è necessario che tutto il tempo del permesso venga dedicato esclusivamente all’assistenza del disabile.

Esempi di abusi, in questo caso, potrebbero essere le attività che non consentono nessun tipo di assistenza come ad esempio un viaggio o una vacanza.

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