Si chiamano Alessandro Benedetti e Silvano Lorusso gli avvocati italiani diventati arbitri in Cina, a tutela dell’imprenditoria italiana. L’importanza del traguardo all’indomani della “Nuova via della seta”.
Money.it ha intervistato gli avvocati Alessandro Benedetti e Silvano Lorusso, dello studio legale BLB, proposti e nominati come arbitri nelle Commissioni arbitrali di Shenzhen, Hainan e Kunming. Si tratta di un traguardo importantissimo, soprattutto all’indomani degli accordi sulla “Nuova via della seta” tra Italia e Cina.
Le due eccellenze italiane, lavoreranno in qualità di arbitri in Commissioni di respiro internazionale, a tutela degli interessi dell’imprenditoria italiana sul territorio cinese. Fondamentale per l’avv. Benedetti “aprirsi culturalmente alla Cina e cogliere le grandi opportunità economiche che offre” e, segue il collega Lorusso, “approfittare dell’interesse che il Governo cinese ha per il Bel Paese”.
Dunque, facciamo il punto della situazione in merito all’importanza del traguardo raggiunto, alla funzione dell’arbitrato in territorio cinese e al significato degli accordi Italia-Cina.
1) Avvocato Benedetti, cosa significa per uno studio legale italiano entrare a far parte delle Commissioni arbitrali di Shenzhen, Hainan e di Kunming? È stato un percorso difficile?
Senza dubbio si tratta di un risultato di prestigio, ottenuto grazie all’esperienza decennale che io ed il mio collega abbiamo maturato sul territorio cinese. Questo ci ha permesso di creare una sinergia con i nostri collaboratori cinesi, che consideriamo come membri effettivi del nostro team e non collaboratori esterni. La nostra sinergia ha permesso di farci notare dalla Commissione arbitrale di Shenzhen, la quale ci ha proposti come arbitri. Prima però abbiamo dovuto dare prova di serietà, competenza ed etica professionale. Naturalmente siamo onorati dell’incarico.
2) Avvocato Lorusso, secondo lei il vostro ingresso nelle Commissioni arbitrali cinesi quale vantaggio potrà portare alle imprese italiane che operano in Cina?
Sicuramente un vantaggio dal punto di vista psicologico. Infatti, è chiaro che la presenza di arbitri europei dà maggiori garanzie a tutte le imprese che si affidano all’arbitrato, e non solo a quelle italiane. Come abbiamo avuto modo di vedere in questi anni, le istituzioni cinesi puntano molto sull’arbitrato, ed infatti le imprese che vi si affidano crescono inesorabilmente. La presenza italiana nelle Commissioni, dunque, è fondamentale a dare alle imprese italiane maggiore fiducia nello strumento dell’arbitrato.
3) Avvocato Benedetti, quali sono i contenziosi più diffusi che spingono le imprese italiane sul territorio cinese a chiedere la procedura arbitrale?
In realtà non abbiamo riscontrato grandi particolarità. Si tratta soprattutto di contenziosi legati alla tradizione commerciale, quindi questioni societarie, violazioni contrattuali, problemi doganali e sicuramente controversie inerenti la proprietà intellettuale a la tutela del marchio.
4) I tempi della giustizia italiana portano sempre più imprese a rivolgersi all’arbitrato per la risoluzione delle controversie. Avvocato Lorusso, qual è la situazione in Cina? Le imprese preferiscono ricorrere all’arbitrato o ai mezzi tradizionali?
In Cina l’arbitrato è relativamente recente ma, negli ultimi due anni è letteralmente esploso. Le imprese che si affidano alla procedura arbitrale sono in continua crescita. Ciò è legato soprattutto al fatto che le istituzioni cinesi spingono a favorire l’arbitrato rispetto ai metodi di giurisdizione ordinaria, in quanto più agile e veloce e più accettato dalla comunità economica internazionale rispetto al processo civile ordinario cinese.
5) Secondo voi la “Nuova via della seta” può concretamente favorire la collaborazione tra l’imprenditoria italiana e quella cinese?
Abbiamo accolto i nuovi accordi con grande entusiasmo. Non tanto per il loro contenuto - che non è vincolante - ma per il loro significato: la visita a Roma del Presidente Xi Jinping è un forte segnale dell’ingresso dell’Italia negli interessi della Cina e la cosa non può che giovare all’imprenditoria italiana.
Infatti - commenta l’avv. Lorusso - siamo rimasti indietro rispetto ad altri Paesi come Francia e Germania, che già da trent’anni stipulano accordi e amicizie con l’ambiente cinese. Dunque - conclude l’avv. Benedetti - la Cina non vuole più essere la “fabbrica” del mondo ma il luogo privilegiato degli investimenti di qualità, per questo dobbiamo cogliere le grandi opportunità economiche che offre.
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