La pasta italiana è a rischio? Secondo Coldiretti non dichiarare più il grano sulla confezione potrebbe rappresentare un problema per la filiera italiana. Ecco perché.
È tempo di dire addio alla pasta 100% italiana. Secondo Coldiretti la pasta 100% italiana rischia di avere sempre meno spazio sugli scaffali dei supermercati, lasciando campo libero a una concorrenza non sulla qualità, ma basata sul prezzo.
Nel 2017 si propose e ottenne con i “Decreti Origine” l’obbligo di segnalare sul retro della confezione l’origine del grano, se italiano, europeo o extra europeo. In questo modo, fa sapere Coldiretti in una nota, l’acquisto di prodotti 100% italiani era aumentato notevolmente.
Il Decreto non ha avuto vita lunga però e, dopo essere stato prolungato da aprile a dicembre, scadrà proprio questo 31 dicembre 2021. L’obbligo d’informazione sull’origine del grano sulle confezioni di pasta sparirà e forse anche la fortuna del tipico ingrediente italiano.
Allarme Coldiretti: è davvero tempo di dire addio alla pasta 100% italiana?
L’obbligo di etichettare l’origine del grano sulle confezioni dei prodotti, in particolare di pasta, non era un capriccio, ma la risposta a un mercato, soprattutto italiano, in cerca di qualità. Dal 14 febbraio 2018, quando i Decreti Origine approvati nel 2017 sono scattati, l’acquisto di pasta 100% italiana è aumentata di quasi 2 volte.
Il messaggio è stato chiaro: gli italiani, ma anche gli stranieri, preferiscono comprare un prodotto di qualità. Se in un supermercato si commenta l’origine del grano ad alta voce, il risultato immediato è far allontanare i clienti dal lotto con grano misto (provare per credere).
Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, commenta infatti allarmato l’abbandono all’obbligo di etichettatura dell’origine del grano. Secondo Coldiretti il Decreto approvato aveva spinto le aziende agroalimentare ad acquistare sempre più grano italiano per poter vantare un marchio di qualità.
Addio alla pasta 100% italiana, da ora solo un mix di grano?
Con la fine dell’obbligo di etichettatura non è detto che tutte le aziende smettano di usare l’ingrediente di base di origine italiana, ma sicuramente sarà più difficile individuare un prodotto di qualità. In ogni caso marchi di pregio continueranno a segnalare l’origine del grano.
Il tipo di grano più utilizzato in Italia proviene dall’Europa, ma una buona parte anche da Stati Uniti e Canada. Quest’ultimo è il principale produttore mondiale e rifornisce il nostro Paese con circa il 40% di grano totale. In questo momento però il prezzo del grano e della pasta è in aumento per via della perdita di una parte della produzione proprio in Canada. Questo evento palesa un bisogno di autonomia sul versante della produzione agroalimentare.
Inoltre, avverte sempre Coldiretti, in Canada non è illegale l’utilizzo di glifosato sul grano che importiamo, a differenza dell’Italia dove non è permesso.
Le conseguenze dell’addio all’etichettature sulla produzione italiana
“Il grano italiano viene pagato al momento circa il 20% in meno rispetto a quello importato - spiega Coldiretti - nonostante le maggiori garanzie di sicurezza e qualità”. Le spese diventano sempre più insostenibili, se si pensa anche al maggior costo richiesto per la produzione con tecniche di coltivazione di maggiore qualità.
I costi infatti sono raddoppiati in questo 2021, mentre i guadagni potrebbero presto non supportare più la produzione italiana. Va ricordato infatti che l’Italia è il secondo produttore mondiale e allo stesso tempo anche principale importatore. Da una parte le aziende preferiscono risparmiare sul grano, altre invece investire nella qualità, ma con la fine dell’obbligo di etichettatura questa concorrenza potrebbe avere un valore totalmente diverso.
Sempre secondo la nota ufficiale di Coldiretti una soluzione c’è, quest riguarda un maggior ruolo di primo piano per le aziende di pregio e che usano ed etichettano la loro pasta con il bollino di origine italiana.
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