Nel corso dell’assemblea dell’Unione Giornalisti Aerospaziali, Aeronautica Militare ha presentato la propria roadmap per il volo suborbitale.
Nel primo semestre 2020 è programmato un volo suborbitale grazie ad un accordo con l’Agenzia Spaziale Italiana e la Virgin Galactic, azienda privata statunitense, che sta sviluppando vettori per questo tipo di volo.
Il termine suborbitale identifica il moto di un velivolo che supera il confine superiore dell’atmosfera fissato a 100 km dalla Terra e quindi ritorna sulla terra senza entrare in orbita.
Il rappresentante dell’ufficio generale Programmi Spaziali dello Stato Maggiore Aeronautica ha specificato che «per convenzione è stato fissato a 100 km la quota di riferimento al di sopra della quale si considera l’inizio dello spazio.»
Una tipica missione suborbitale può essere divisa in tre parti principali - ha detto - «la parte puramente aeronautica fino a circa 18 km di quota, la parte aerospaziale dai 18 km ai 100 km, la parte spaziale al di sopra dei 100 km.»
Grazie all’accordo con Virgin Galactic uno Spaceship two con equipaggio italiano decollerà dall’aeroporto di Mojave in California, per salire fino a circa 15 km di quota dove lancerà il «White knight» la navicella spaziale sviluppata da Virgin Galactic. White knight" salirà in 90 secondi oltre il confine dei 100 km per rimanervi per un tempo limitato in condizioni di assenza di gravità consentendo l’esecuzione di una serie di esperimenti scientifici e medici.
A costi più bassi di quelli di un lancio con vettori convenzionali.
Il rientro sulla terra avverrà con un profilo di volo simile allo space shuttle, senza alcun motore, atterrando come un aliante sullo spazioporto di Mojave.
L’interesse dell’Aeronautica per quello che viene definito l’aerospazio, cioè la cintura che precede lo spazio aperto, deriva dalla missione della forza armata che ha come compito operativo primario la difesa dello spazio aereo nazionale. Poiché è previsto nei prossimi anni che le quote al di sopra dei 18 km saranno utilizzate in vario modo sia per l’osservazione della terra sia per la conduzione di possibili missioni militari, Aeronautica si sta preparando per poter controllare anche quest’area.
Altre aree di interesse dell’Aeronautica nello spazio riguardano le piattaforme stratosferiche: droni pilotati da terra e in grado di rimanere in posizione per periodi di oltre 6 mesi al di sopra delle quote utilizzate dai velivoli di linea intorno ai 18 20 km di quota.
Queste piattaforme potranno sostituire per usi quali le telecomunicazioni, i satelliti e altri sistemi con costi più contenuti.
Infine un settore di interesse della difesa italiana è un sistema di aviolancio di mini satelliti.
La miniaturizzazione dei componenti ha portato, come riflesso, una riduzione del peso e delle dimensioni dei satelliti.
Questo consente di studiare sistemi di messa in orbita che, soprattutto per l’Italia, permetterebbero di affrancarsi dalla necessità di usare aree di lancio attualmente condivise come quella di Kourou dell’ESA.
Il lancio tramite velivoli militari quale ad esempio l’Eurofighter consente di portare in orbita piccoli satelliti con il vantaggio di poterli lanciare al momento del bisogno e di fargli seguire un orbita ottimizzata per una missione specifica.
Anche per l’aviolancio Aeronautica Militare, coordinata dal ministero della Difesa, sta collaborando col Consiglio Nazionale delle Ricerche, col Centro Italiano Ricerche Aerospaziali, CIRA, e con l’ Università La Sapienza di Roma.
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