Sono 200 euro i soldi che spendiamo all’anno in bevande alcoliche, e i nostri vicini europei e americani spendono anche di più. Tra vino, birra e superalcolici, cosa si consuma di più in Italia e nel mondo.
Noi italiani siamo meno dediti all’alcol rispetto ai nostri vicini europei. Spendiamo 200 euro all’anno a testa in bevande alcoliche e senza includere bevande alcoliche pagate nei ristoranti e negli hotel.
La spesa in tutta Europa da un’indagine condotta da Eurostat si attesta sul valore complessivo di 130 mld/anno corrispondente a cento euro in più rispetto a noi e a un punto e mezzo della loro spesa totale per consumo di bevande alcoliche, mentre negli Stati Uniti si arriva a spendere fino a 800 dollari in bevande alcoliche.
Ma vediamo meglio le abitudini di consumo e l’andamento del settore in Italia e nel mondo.
Quanto e cosa si beve di più in Italia
L’ISTAT ha pubblicato i dati aggiornati sul consumo di alcol nel nostro paese.
Se lo scorso anno la percentuale di popolazione di età maggiore agli 11 anni che ha consumato alcol ammontava al 65,4%, diminuendo rispetto al passato, i dati per il 2018 tornano a crescere di quasi un punto e mezzo in più arrivando al 66,8%.
Continua, invece, il calo positivo del consumo giornaliero più basso di sette punti rispetto al dato di dieci anni fa: 27,4% nel 2008.
Tale dato è compensato da quanti consumano alcol occasionalmente il 40,6% degli italiani - valore salito di sei punti percentuali dal 2008 ad oggi - e da coloro che bevono alcolici fuori dai pasti, il 30,2% nel 2018.
I dati confermano perciò il trend di salita del mercato degli alcolici e la riconferma di un loro uso abbinato ai momenti di festa e di convivialità.
Minore la preferenza per vino e birra tra i giovanissimi prediligendo il consumo di altri alcolici (nel 2008 era al 53,4% si arriva al 61,7% nel 2018), ciò conferma il preoccupante e sempre più diffuso fenomeno del binge drinking, che significa letteralmente abbuffata di alcolici ed indica l’assunzione di più bevande alcoliche in un intervallo di tempo molto ristretto in 2 o 3 ore, e di come l’alcol si configuri sempre di più un consumo quale discriminante sociale tra cool e non.
Continua il trend positivo dell’aumento del consumo di birra.
AssoBirra, Associazione dei birrai e dei maltatori, nel suo Annual Report 2018 conferma che nel 2018 gli acquisti di birra, trainati anche dal fenomeno dei birrifici artigianali, hanno raggiunto nell’anno appena trascorso il miliardo di euro equivalente ad un consumo pro capite di 33,6 litri: il più alto di sempre e con un aumento del 3,4%, valore che posiziona comunque l’Italia tra i paesi più bassi d’Europa, al terzultimo posto nella classifica europea nel consumo pro capite.
Nel 2018, infatti, il consumo di birra in Italia è aumentato del 3,2%, passando dai 19.684.000 di ettolitri nel 2017 ai 20.319.000 del 2018. Contribuiscono alla crescita le esportazioni che hanno toccato un nuovo record sfondando il tetto dei 3 milioni di ettolitri, con un aumento del 6,6% sul 2017.
In continua crescita la qualità del prodotto in tutto il mondo, con birre anche molto costose che possono arrivare a costare persino 500.00 dollari.
Un consumo anche femminile
Le donne, che hanno aumentato molto il consumo di alcol negli ultimi dieci anni, amano la birra e, secondo AssoBirra, si possono definire delle vere esploratrici del gusto. È proprio il gusto la variabile che segna la differenza e che per il 58% delle italiane è la ragione principale nel preferire questa bevanda. Altri fattori importanti nella scelta sono le possibilità di abbinamento con i cibi (48%) e il fatto che sia una bevanda che unisce, crea condivisione (37%).
Dai dati raccolti dall’associazione il 70% delle italiane consuma birra ed il 30% lo fa almeno due volte a settimana e negli ultimi cinque anni ben 4 su 10 hanno aumentato il consumo di birra. I dati sono in linea con i trend nazionali di una crescita generale dei consumi di birra del 44,5% negli ultimi cinque anni.
Sono le prime in Europa secondo lo studio di AssoBirra, corrispondenti al 60% del totale, battendo Paesi generalmente più dediti al consumo: Francia (58%), Irlanda (55%), UK, Usa, Spagna e Svezia (intorno al 50%).
Il vino rimane tra i punti di forza italiani: siamo tra i primi per produzione e terzi per consumo. Si conferma un incremento sia in consumi, +8% in cinque anni, sia in esportazioni, nel 2019 si segna già un +4% grazie ad un aumento dei volumi e del consumo in mercati come Regno Unito, Giappone, Paesi Bassi; rallenta il mercato tedesco e americano.
Da monitorare l’andamento degli spumanti +6% nel 2019, dopo dodici anni in salita si avverte un rallentamento.
Quanto e cosa si beve di più nel mondo
Il consumo di alcolici nel mondo è diminuito nel 2018 del’1,6% rispetto al 2017.
Nonostante il consumo globale stia calando il consumo totale di alcol nei prossimi cinque anni continuerà il trend positivo di crescita dai 27,6 miliardi di casi nel 2018 nel 2023 ammonterà a 28,5 miliardi.
Secondo l’ISWR - International Wines and Spirits Record - le vendite al dettaglio del mercato globale di bevande alcoliche nel 2018 equivalgono a poco più di un trilione e ci si aspetta una crescita in volumi del 7% entro il 2023.
Tra i mercati in più rapida crescita figurano India, Messico, Vietnam e Filippine. Ecco una tabella che mostra i primi dieci mercati a più rapida crescita nei consumi nel 2018 e le previsioni fino al 2023.
In Cina si bevono 7 litri di alcol l’anno pro capite e nel 2030 si supereranno i 10 litri, sorpassando sia Europa sia Stati Uniti.
Cresce a livello mondiale il consumo di whisky e agave e di altri cocktail mentre diminuisce quello per la vodka e altri alcolici in canna.
Per vino e birra è necessario fare un discorso differente se il consumo in quantità diminuisce aumenta la qualità spingendo il valore del vino e della birra a crescere.
A livello globale, il valore al dettaglio del vino è stimato arriverà a 224,5 miliardi di dollari entro il 2023, rispetto ai 215,8 miliardi di dollari del 2018.
La birra ha segnato uno stop a livello globale diminuendo del 2,2% nel 2018, influenzata dalla riduzione dei volumi in Cina (-13%) e solo in parte compensato dal Messico, +6%. In ogni caso il mercato fino al 2023 crescerà del 7%.
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