Il governo non sta pensando a strumenti adeguati per risolvere la crisi. Parola a Marco Mori
Lo spettro del MES, il fallimento degli eurobond, la trappola del SURE: questi gli strumenti messi in campo dal governo Conte per fronteggiare la crisi economica scaturita dal coronavirus, ma saranno efficaci in Italia?
La risposta di Marco Mori è assolutamente negativa, come evidenziato nell’ultima puntata di Memento Mori, format di cui è ospite sul canale YouTube di Money.it. Mori ha analizzato il sedicente “poderoso” piano del governo in risposta all’emergenza, giudicando assolutamente inadeguate inadeguate le soluzioni.
Assurdo chiedere alle aziende di indebitarsi
Mori inizia dall’argomento più caldo, quello del MES. Uno strumento che, in realtà, è “perfettamente operativo” perché “esiste già dal 2012”. Non stupisce quindi il fatto che se ne parli, ma che “dopo tutti i balletti il governo pensa di ricorrere al MES e ad altre tipologie di prestiti per ricorrere all’emergenza”.
Il problema del MES è che si basa sui prestiti. “Prestiti che tra l’altro non sono nemmeno certi, perché avremo le garanzie dello Stato e della Cdp”, e non dell’Ue. Perché le aziende dovrebbero quindi scegliere di indebitarsi proprio in un momento di difficoltà? Perché mettersi ancora più in crisi per superare la crisi?
Non si capisce, aggiunge Mori, “chi dovrebbe far muovere l’economia fino al punto che sia possibile ripagare questi prestiti”.
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MES, le condizionalità arriveranno dopo
Sotto accusa c’è anche il ministro Gualtieri, reo di aver venduto come trionfo il fatto che si accetti di avere 35 miliardi senza condizionalità sulle spese sanitarie. Ma cosa significa senza condizionalità? “Che te li da a fondo perduto? Proprio no”, spiega Mori.
Senza condizionalità significa che questa volta il prestito viene erogato senza che al fine di ottenere l’erogazione siano adottare determinate misure. I soldi, quindi, presto o tardi dovranno tornare da dove vengono.
Non sarà quindi come la Grecia. Ma si tratta comunque di 35 miliardi, cifre bassissime per la ripartenza di un Paese. E alla fine li dovremo restituire con gli interessi. Con il rischio che arrivino nuove condizionalità.
“Come sempre il creditore è in grado di mettere il cappio al collo al debitore. Quando il debitore non ha sovranità, come noi che non abbiamo la sovranità monetaria, è il creditore che detta le regole”.
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