Non esiste sovranità politica senza sovranità monetaria e prima ancora senza sovranità finanziaria: senza realizzare queste premesse, anche l’Unione dei Capitali è inutile.
Ogni volta, in Europa si fa un passo in avanti, ma poi si vede che non basta mai per eguagliare gli Stati Uniti: dopo la crisi bancaria innescata dagli Usa nel 2008, è stata centralizzata la vigilanza prudenziale sulle banche di rilievo sistemico affidandola alla Bce, è stato istituito il Fondo Salvastati, ed è stato stabilito il divieto di bail-out per il salvataggio degli istituti di credito in difficoltà prevedendo sistemi automatici di risoluzione delle crisi ed una tassonomia inderogabile dei soggetti che devono farsi carico delle perdite.
Ma ora ci si lamenta ancora, per le nostre banche che hanno una taglia notevolmente inferiore rispetto a quelle statunitensi, per lo strapotere dei Fondi di investimento d’oltre Atlantico che aspirano continuamente i capitali europei, per la ridicola capitalizzazione delle tante Borse nazionali su cui vengono quotate le imprese europee, e per la loro inarrestabile migrazione verso l’Olanda e verso l’Irlanda al fine di lucrare vantaggi societari e fiscali.
Ora servirebbe un nuovo passo in avanti, con la realizzazione di un assetto che unifichi i mercati dei capitali che attualmente sono frammentati a livello nazionale.
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