I cittadini ucraini combattono da più di due settimane per difendere il Paese dall’invasione russa di Putin: cosa avrebbero fatto gli americani? Quanti sarebbero rimasti a combattere?
Alla terza settimana della sua eroica resistenza, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy e il suo popolo sono diventati un benchmark di eroismo che invita tutti noi, che viviamo liberi nell’occidente democratico, a farci un esame di coscienza. Saremmo, noi, all’altezza? L’università americana Quinnipiac ha pensato di trasformare la domanda in un sondaggio, e quello che ne è uscito dovrebbe farci, a noi cittadini degli Stati Uniti, collettivamente un po’ arrossire.
“Se ti trovassi nella stessa posizione in cui si trovano gli ucraini adesso, pensi che tu staresti qui a combattere o lasceresti il Paese?”. I sondaggisti l’hanno chiesto a un campione di uomini e donne, giovani e anziani, e la risposta è, almeno per me, piuttosto deludente: soltanto il 55% ha detto “starei qui a combattere”, contro il 38% che se ne andrebbe e il 7% di “indecisi”. Ma se poi si osservano le sottocategorie per età, il responso è ancora più scomodo da accettare, e preoccupante: tra i giovani dai 18 ai 34 anni, una maggioranza relativa del 48% scapperebbe via, contro il 45% che starebbe qui e il 6% di indecisi. Tra i 35enni e i 49enni, il 57% starebbe qui contro il 37% che se ne andrebbe e il 6% di indecisi. Tra i 50enni e i 64enni c’è la percentuale maggiore di “ucraini”, il 66%, contro il 28% di chi se ne andrebbe e il 6% di indecisi. Persino tra gli anziani in età da pensione, oltre i 65 anni, ci sono più “resistenti” che non tra i giovani, il 52% contro il 37% (e il 12% di indecisi).
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Le risposte sono ovviamente la misura del coraggio di ogni singolo individuo a mettere la propria vita al servizio di una missione più alta, patriottica. Ma sono, anche, il termometro di che cosa gli americani di oggi pensano del loro paese.
Gli Stati Uniti sono un sistema di valori culturali-politici-istituzionali realizzato attraverso lotte e travagli storici che merita di essere preservato e protetto? E il patrimonio di libertà e di democrazia che ne è scaturito merita di essere difeso al prezzo del sacrificio più alto?
Oppure l’America non rappresenta più per le nuove generazioni, quell’esperienza “eccezionale”? Non è più quella «storia» che l’aveva resa meta di milioni di sfortunati, di esuli, di “dreamers” in fuga da destini orribili verso una patria di adozione?
Sembra impossibile conciliare il flusso record di immigrati clandestini fermati al confine meridionale con il Messico nel 2021 con l’imbarazzante dato: metà scarsa dell’intera popolazione giovanile americana dice, in sostanza, che “per poter continuare a vivere in questo paese non ho alcuna intenzione di combattere, e di rischiare la pelle. Bye bye”.
Umiliante? In verità, c’era forse da aspettarselo se si tenevano a mente i sondaggi Gallup degli anni recenti sull’atteggiamento dei millennials verso la società Usa, tra capitalismo e socialismo. Nel 2019, ultima rilevazione disponibile, tra i 18enni e i 39enni solo il 51% si era espresso a favore del capitalismo, un crollo di 15 punti dal 66% che erano nel 2010. Nello stesso tempo i giovani che si sono dichiarati favorevoli al socialismo sono balzati al 49%. Nella intera popolazione, i favorevoli al capitalismo sono ancora in maggioranza assoluta, con il 60% degli americani che lo giudicano positivamente e il 38% che lo bocciano. Opposto è ovviamente il parere degli americani sul socialismo, con il 38% che lo sostiene e il 59% che lo boccia.
Inserendo in questi ultimi numeri l’affiliazione degli interpellati ai due partiti politici, si ha la riprova del crescente spostamento a sinistra dei Democratici, in piena corsa dopo la vittoria di Biden e la conquista dei due rami del Congresso nel 2020. Infatti, del 60% di americani pro capitalismo nello stesso sondaggio Gallup appena citato, il 72% sono Repubblicani e il 52% sono Democratici; all’opposto, nel 38% di americani d’ogni età favorevoli al socialismo ci sono il 65% di Democratici e il 14% di Repubblicani.
Con in mente questa evoluzione ideologica verso sinistra degli americani, torniamo al sondaggio d’apertura di Quinnipiac sull’eroismo degli americani nel caso di una aggressione da fuori. Il parallelismo è evidente nei numeri. Il 68% dei Repubblicani hanno risposto che rimarrebbero, contro il 25% che lascerebbe il paese e il 6% di indecisi. Tra i Democratici è (quasi) l’opposto: più della metà dei fans del partito di Obama e Biden, il 52%, se ne andrebbe, contro un 40% che starebbe a difendere il paese, e un 8% di dubbiosi. Gli elettori Indipendenti sono più patriottici, con il 57% che rimarrebbe, il 36% che se ne andrebbe, il 7% indeciso. Comprensibile, e simile all’esperienza tragica in Ucraina, il diverso atteggiamento tra uomini e donne: a fronte del 70% degli uomini che starebbero a difendere il paese (con il 24% che se ne andrebbe, e il 6% indeciso), tra le donne il 40% rimarrebbe a combattere (mentre il 52% si metterebbe in salvo e l’8% sono indecise).
Il sondaggio Quinnipiac fornisce anche lo spaccato del coraggio civico secondo i gruppi etnici. Tra i bianchi rimarrebbero il 75% degli uomini, contro il 19% che lascerebbe l’America e il 6% di indecisi. In tutto, tra donne e uomini bianchi, il 57% rimarrebbe e il 35% se ne andrebbe, con l’8% di indecisi. Tra gli afro-americani, invece, c’è la più bassa percentuale di cittadini che rimarrebbero a difesa della nazione, e la più alta fetta di persone che la lascerebbero, con un solo 2% di indecisi. È un riflesso del disagio di tanti neri di vivere in America, paese di cui fanno fatica a sentirsi piena parte anche mezzo secolo dopo l’approvazione della legge sui diritti civili paritari tra le razze. Nemmeno un presidente afro-americano eletto due volte ha convinto la grandissima maggioranza di neri che gli Usa non sono preda di un eterno razzismo sistemico. Politicamente, i neri trasferiscono questo atteggiamento in una adesione quasi plebiscitaria a favore dei Democratici alle elezioni presidenziali (nel 2020 Biden ha avuto il 90% dei voti afro-americani, in calo dal 93% avuto nel 2016 dalla Clinton e dal 97% di Obama nel 2012).
Di gran lunga differente è la risposta degli ispanici. Il 61% di loro, quindi bene al di sopra della media generale del 55%, starebbe qui a difendere l’America, mentre solo un terzo, il 33%, se ne andrebbe (5% gli indecisi). Gli ispanici, che pure hanno votato Biden con una percentuale del 63% nel 2020 (ma erano stati il 71% quattro anni prima), sono socialmente conservatori: i valori della famiglia, la religiosità, lo sforzo di integrarsi nel tessuto americano fanno degli ispanici un blocco fortemente patriottico. Lo si e’ visto in questa risposta.
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