Oggi FCA trae beneficio dalle parole di distensione sul fronte commerciale pronunciate dal consigliere al commercio della Casa Bianca Peter Navarro, ma non solo. Importante anche la sponda offerta dal supporto a 16 euro
I dati intraday e in tempo reale del Grafico FCHA sono tratti dalle quotazioni di prodotti OTC.
L’inasprirsi dei toni sulla guerra commerciale promossa dal Presidente Usa Donald Trump nei confronti di Cina ed Europa ha messo sotto pressione le Borse mondiali, Italia compresa. Nel Belpaese sono molte le aziende che sarebbero danneggiate da un’eventuale escalation su questo fronte, soprattutto quelle del comparto industriale e dell’indotto automobilistico.
Trump la scorsa settimana ha minacciato di introdurre dazi al 20% per le auto importate dall’Europa. Se questa minaccia dovesse tramutarsi in realtà fra le più colpite ci sarebbero indubbiamente le case produttrici tedesche che nel 2017 hanno esportato in nord America oltre 650mila auto, ma non solo.
Anche sul fronte italiano vi sarebbero ricadute sull’industria dell’auto ed il suo indotto. Per Fiat Chrysler l’impatto principale riguarderebbe soprattutto i brand che vengono prodotti esclusivamente in Italia e successivamente esportati negli States. Secondo le stime degli analisti la produzione italiana vale circa l’11% ed interessa marchi del calibro di Maserati e Alfa Romeo.
Gli impatti sull’operatività dei brand FCA
Con circa il 30% dei volumi generati nell’area Nafta, Maserati nel 2017 ha realizzato un ROS del 13,8% con l’obiettivo di arrivare a 100mila unità prodotte entro il 2022, cifra che porterebbe l’operatività a breakeven grazie ad un ROS del 15%.
Per quanto riguarda Alfa Romeo l’obiettivo dichiarato per il 2018 è quello di arrivare al 16% dei volumi negli Usa. L’imposizione di nuovi dazi da parte degli States ostacolerebbe il raggiungimento di questo target e i progetti di FCA sul rilancio della gamma di fascia alta con margini superiori alla media.
Forse per questo il gruppo del Lingotto ha deciso di puntare anche su altre aree del globo, come il Sudamerica, mercato Latam. Ieri infatti Antonio Filosa, chief operating officer per l’area Latam, ha fornito delle indicazioni su quanto si aspetta di vendere nel corso dell’anno in Brasile, circa 700.000 veicoli.
Fca punta ad investire in America Latina circa 14 miliardi di reais entro il 2022 (circa 3,17 miliardi di euro), pari a circa il 7% dei 45 miliardi di euro di Capex annunciati nel nuovo business plan presentato lo scorso 1° giugno. Il gruppo inoltre lancerà 25 nuovi modelli nei prossimi cinque anni, tra cui 15 Fiat e 10 Jeep e Ram, con una capacità produttiva in Brasile che, secondo quanto dichiarato da Filosa, non necessita al momento di essere aumentata.
L’obiettivo è quello di raggiungere una redditività a doppia cifra in area Latam nei prossimi cinque anni, rispetto a un Ebit margin in quell’area di circa il 2% nel 2017, attraverso una strategia che si focalizzerà su veicoli a margine più elevato.
FCA: l’analisi tecnica del titolo
Grafico giornaliero di FCA
Dal punto di vista borsistico il titolo ha perso parecchio smalto nell’ultimo mese. Le prospettive dei dazi minacciati da Trump e l’incapacità del prezzo di salire sopra la coriacea barriera grafica a 20 euro hanno acceso una forte speculazione ribassista sul titolo che in breve ha portato i corsi al test del supporto statico a 16 euro (close e minimo di seduta ieri).
Oggi questo livello ha agevolato un timido recupero, elemento giunto in concomitanza con le parole di distensione sul fronte commerciale pronunciate dal consigliere al commercio della Casa Bianca Peter Navarro. In questo quadro però, la pressione degli operatori rimane sul supporto a 16 euro che se dovesse cedere aprirebbe a spazi di deprezzamento più ampi. Dal punto di vista operativo aprire operazioni short prima della conferma del breakout di questo livello potrebbe essere rischioso. Piuttosto oggi sarebbe opportuno ricercare pattern di inversione rialzista in area 16,25 euro con stop loss a 15,99 euro e obiettivo principale a 17 euro.
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