Esplode l’arbitraggio sul gas: avviso di margin calls per i big delle commodities

Mauro Bottarelli

4 Ottobre 2021 - 20:22

Le principali trading houses sono state invitate ad accantonare extra-fondi per coprire le posizioni short su LNG europeo. Circa 30 miliardi di dollari di scommesse al ribasso, saltate in un mese

Esplode l’arbitraggio sul gas: avviso di margin calls per i big delle commodities

Le crisi partono lente ma poi accelerano in un attimo. E quella del gas appare proprio una situazione sempre più esplosiva, visto che - come riportato da Reuters in base ai rumors di sette fonti con diretta conoscenza della materia - alcuni dei grandi big del mercato delle commodities come Glencore, Gunvor, Trafigura e Vitol hanno ricevuto comunicazioni da parte di brokers e piattaforme di negoziazione rispetto alla necessità di accantonare centinaia di milioni di dollari in fondi extra per coprire le loro esposizioni all’aumento del prezzo del gas naturale.

Tradotto, margin calls all’orizzonte. La ragione? La mostrano questi due grafici:

Trend storico tra prezzo del gas naturale Usa ed europeo Trend storico tra prezzo del gas naturale Usa ed europeo Fonte: Bloomberg
Andamento di prezzo del future a 1 mese del gas europeo Andamento di prezzo del future a 1 mese del gas europeo Fonte: Bloomberg

in sostanza, è letteralmente saltato in aria l’arbitraggio classico utilizzato come riferimento di trading. Come mostra la prima immagine, infatti, per anni lo spread tra prezzo del gas europeo e Usa è rimasto all’interno di una banda di oscillazione pressoché fissa. Nell’ultimo periodo, però, una delle due parti (il Dutch europeo) è schizzata verso un estremo, spingendo le trading houses di materie prime a operare in modo tale da comprimere nuovamente quel gap.

Nella fattispecie, vendere gas europeo e comprarne di statunitense. Il mese scorso, però, la strategia è saltata del tutto. Di fatto, tramutandosi nella classica pistola carica con cui si spara però sul piede. Il combinato congiunto di minori flussi di gas naturale dalla Russia verso l’Europa, basso livello delle riserve e alta domanda in Asia ha spinto ulteriormente al rialzo le valutazioni del gas europeo, arrivato brevemente nella giornata di venerdì scorso al record assoluto di 100 euro per megawatt/ora. Il motivo di quel picco? Fra giovedì e venerdì, Gazprom ha tagliato del 77% il flusso di gas diretto verso l’hub tedesco di Mallnow: come dire, o le certificazioni per Nord Stream 2 arrivano in fretta o con il freddo i guai potrebbero aumentare. E i flussi lungo la tratta Yamal-Europe calare ulteriormente verso quota zero.

E quanto avvenuto non si sostanzia in una rottura transitoria di uno schema di trading strategico, bensì in un collasso multi-sigma che rischia davvero di creare danni. Se infatti un portavoce di Guvnor ha reso noto come l’azienda ha un’ampia posizione di liquidità e strumenti per gestire anche ulteriore volatilità, Glencore, Trafigura e Vitol hanno declinato alla richiesta di commento da parte di Reuters. E la ragione di questo silenzio potrebbe essere decisamente preoccupante: sempre l’agenzia di stampa, infatti, informa come le principali trading houses e altri players minori di mercato abbiano accumulato posizioni short sul gas europeo per un controvalore di 30 miliardi di dollari, mentre le utilities europee si trovano sul lato opposto del trading.

Politicamente parlando, poi, lo scenario è di quelli da War games: il Cremlino, infatti, si trova con in mano un’arma letale senza precedenti, sia a livello macro-economico di approvvigionamento energetico che di potenziale distruzione finanziaria di massa. La userà? Non tira bella aria. Anzi.

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