Armando Siri, ora ex sottosegretario ai Trasporti della Lega e ideologo della Flat Tax, è indagato per corruzione dalla Procura di Roma per i suoi rapporti con un faccendiere con interessi nel mondo dell’energia.
Per tutti Armando Siri è l’ideologo della Flat Tax, autentico cavallo di battaglia della Lega tornato di recente al centro dell’agenda politica. Adesso però il nome del senatore del carroccio è tornato alla ribalta per un’inchiesta giudiziaria, che ha generato anche una nuova tempesta politica in seno alla maggioranza gialloverde.
Siri infatti è indagato dalla Procura di Roma per corruzione, con gli inquirenti che gli contestano l’aver incassato una tangente da 30.000 euro per sostenere alcuni emendamenti in Parlamento.
La Procura ha messo nel mirino i rapporti tra Armando Siri e il faccendiere Paolo Arata, impegnato nel settore dell’eolico e da tempo nel mirino dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo e gli investigatori della Dia.
Dopo un lungo braccio di ferro tra Lega e Movimento 5 Stelle, alla fine dopo un faccia a faccia il premier Giuseppe Conte ha annunciato che avrebbe chiesto le dimissioni del leghista, che è stato quindi rimosso dal ruolo di sottosegretario ai Trasporti e alle infrastrutture durante il Consiglio dei Ministri dell’8 maggio.
La biografia di Armando Siri
Genovese classe 1971, Armando Siri in un’intervista al Populista ha dichiarato che “l’unica scuola che ho fatto con piacere è quella elementare, in fondo se fatte bene le elementari restano un pilastro per la vita”.
“Io a 20 anni mi sono sposato - ha proseguito il sottosegretario - a 22 è nata mia figlia, e lavoravo già in redazione da qualche anno, dove ho imparato un mestiere bellissimo come quello del giornalista”.
Armando Siri infatti fin dagli anni ’90 ha lavorato come redattore a Mediaset diventando così giornalista. Negli anni poi ha scritto ben sei saggi politici, l’ultimo dei quali incentrato proprio sulla Flat Tax.
Politicamente da giovane era un militante del Partito Socialista e vicino a Bettino Craxi. Nel 2011 invece ha fondato il Partito Italia Nuova. Nel 2014 c’è stato poi l’avvicinamento alla Lega di Matteo Salvini.
Nominato responsabile economico del carroccio, alle elezioni politiche del marzo 2018 viene eletto senatore tra le fila della Lega, diventando sottosegretario ai Trasporti e alle Infrastrutture dopo la nascita del governo Conte.
A seguito dell’indagine, il Consiglio dei Ministri ha poi deciso di estrometterlo dal governo. A pesare per i premier e i 5 Stelle non sarebbe il procedimento penale in senso stretto, la colpevlezza di Siri a riguardo è tutta da dimostrare, ma il fatto di aver presentato un emendamento suggerito da terzi.
Indagato per corruzione
Armando Siri è indagato per corruzione, con l’inchiesta che si basa sulla figura di Paolo Arata, un faccendiere operante nel settore dell’energia che, nella capitale, sarebbe da tempo alla ricerca di appoggi politici.
Genovese come Siri, Arata a roma avrebbe agito per conto dell’imprenditore trapanese Vito Nicastri, che ha affari nel campo dell’eolico, da un anno agli arresti domiciliari (ora di nuovo arrestato) per una condanna in concorso esterno in associazione mafiosa essendo ritenuto vicino al super boss Matteo Messina Denaro.
Il coinvolgimento del sottosegretario della Lega sarebbe documentato da intercettazioni e pedinamenti, con i procuratori aggiunti di Palermo (dove è nata l’inchiesta poi trasmessa in parte a Roma) che hanno disposto una serie di perquisizioni.
In una intercettazione, Arata avrebbe parlato di una tangente da 30.000 euro che voleva passare a Siri per inserire nel Def, ma poi non se ne fece nulla, un emendamento per ampliare i finanziamenti per il settore del mini eolico.
Per la Procura di Palermo “le investigazioni effettuate hanno svelato lo stretto collegamento tra Arata ed esponenti del partito della Lega, in particolare l’attuale sottosegretario alle infrastrutture Armando Siri, stimolato da Arata a promuovere una modifica regolamentare degli incentivi connessi al mini-eolico”.
“Non ho ricevuto nulla, non so nulla, non so di che si tratti” è stata la replica di Siri dopo che la notizia dell’indagine nei suoi confronti è diventata di pubblico dominio, “non mi sono occupato mai di queste cose”.
Armando Siri oltre a essere l’ideologo della Flat Tax in salsa leghista è già stato al centro di una vicenda giudiziaria. Nel 2014 ha patteggiato una condanna a un anno e otto mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta.
La vicenda era quella che riguardava il fallimento di Mediaitalia a causa di oltre 1 milione di debiti. Secondo il Tribunale di Milano, Siri che era il presidente insieme ad alcuni suoi soci prima del crack trasferirono il patrimonio a un’altra impresa con sede legale poco dopo spostata nel Delaware, Stato americano famoso per essere considerato una sorta di paradiso fiscale.
Nel pieno dell’inchiesta, la trasmissione Report ha anche sollevato il caso di una palazzina acquistata da Siri a Bresso, nel milanese, con un mutuo da 585.000 euro concesso da una banca di San Marino.
L’avvocato che si è occupato del rogito infatti ha poi segnalato la pratica all’Uif (Unità d’informazione finanziaria) che si occupa di antiriciclaggio. Il sospetto nasce dal fatto che non sia stato presentato nulla a garanzia dell’operazione, neanche un mutuo.
“L’acquisto è avvenuto con una procedura regolare e trasparente nel rispetto di tutte le norme vigenti comprese quelle anti riciclaggio - ha spiegato poi Armando Siri - I fondi sono frutto di un regolare mutuo. Anche i dettagli di questa operazione saranno spontaneamente forniti all’autorita’giudiziaria qualora ritenuti di interesse. Se riterro’ il servizio diffamatorio, sporgero’ querela”.
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