In un contesto che vede i tassi offerti dalle obbligazioni in rialzo ma ancora su livelli bassi o sotto zero, e mercati azionari in balia della volatilità, l’obiettivo di chi si rivolge al mondo degli alternative assets è quello di ricercare rendimenti interessanti
L’industria del risparmio gestito a livello mondiale e gli operatori istituzionali si stanno orientando sempre di più verso gli investimenti alternativi.
In un contesto che vede i tassi offerti dalle obbligazioni in rialzo ma ancora su livelli bassi o sotto lo zero, e mercati azionari in balia della volatilità, l’obiettivo che perseguono gli investitori che si rivolgono al mondo degli alternative asset è quello di ricercare rendimenti interessanti.
Le stime prevedono che il trend possa continuare, soprattutto nell’attuale contesto contraddistinto da una forte pressione sulle commissioni. È però necessario considerare che gli investimenti con un impianto di costi più elevato rende il processo di investimento più complesso.
Le sfide dell’asset management del futuro
Ad oggi, la sfida degli operatori è quella di garantire il giusto equilibrio tra trasparenza, efficienza dei costi, massimo rendimento ed un minor rischio operativo.
Per il settore dell’asset management diventa pertanto sempre più difficile gestire i vari aspetti in un’ottica di efficienza dei costi, e ciò vale soprattutto per gli investimenti alternativi.
Da un sondaggio condotto a livello europeo è emerso che proprio gli alternative investment rappresentano la categoria più costosa ed impegnativa da gestire (51% degli intervistati).
SimCorp, società con sede a Copenaghen e quotata sul mercato Nasdaq OMX, attraverso il suo ultimo white paper dal titolo “Reducing the cost and complexity of supporting alternatives”, spiega il motivo per cui l’approccio tradizionale non è adatto nella gestione di un portafoglio che include investimenti alternativi e descrive, invece, quali sono le misure ottimali per gestire le complessità connesse a tale categoria di investimento.
Le principali sfide degli investimenti alternativi
Raggiungere l’efficienza operativa per un portafoglio che include investimenti alternativi richiede un diverso approccio, in particolare quando si tratta di gestione del rischio.
Studi condotti tra responsabili buy-side in Europa e negli Stati Uniti, hanno individuato nell’utilizzo di processi manuali e fogli di calcolo nella mancanza di un’elaborazione efficiente dei dati le principali sfide che un investitore deve affrontare nell’approcciarsi agli alternative investment.
Questi risultati mostrano un’infrastruttura di base inefficiente e capacità limitate per fronteggiare le varie sfide operative, soprattutto nel tradizionale sistema del best-of-breed, dove il calcolo della performance e del rischio diventa sempre più difficile, data l’assenza di un Investment Book of Record (IBOR).
Perché l’approccio tradizionale non è adatto
Anche a livello di operatori istituzionali (come è il caso di compagnie assicurative, fondi pensione, etc.) raggiungere l’efficienza operativa per un portafoglio che include investimenti alternativi richiede un diverso approccio, in particolare quando si tratta di gestione del rischio. La maggior parte dei fondi di private equity, ed esempio, rilascia informazioni di dettaglio solo su base trimestralmente.
Secondo l’approccio suggerito da SimCorp, diventa sempre più essenziale la presenza di un’unica piattaforma in grado di gestire tutti i tipi di investimenti, compresi gli alternative.
Il 74% degli intervistati ha, infatti, affermato che l’obiettivo nei prossimi 24 mesi è quello di consolidare gli investimenti alternativi ed i private debt con tutte le altre classi di investimenti all’interno di una sola piattaforma, in grado di garantire una gestione efficiente di dati tra front, middle e back office, migliorando l’intero processo di investimento.
L’importanza dell’IBOR per gestire le sfide dei fondi alternativi
La selezione di investimenti alternativi può richiedere molto tempo e costi elevati, data la mancanza di dati sempre aggiornati. Allo stesso tempo, i sistemi tradizionali non sono in grado di adattarsi in modo diverso ai differenti data set, come KPI aziendali e dettagli commerciali sugli asset real estate.
La misurazione della performance e dell’analisi dati diventa quindi altamente personalizzata, il che comporta in molti casi una combinazione di sistemi complessi e costosi, oltre a un’eccessiva dipendenza dai fogli di calcolo Excel per riempire i gap di informazione.
La presenza di un’unica piattaforma in grado di gestire tutti i tipi di investimenti, compresi gli alternative, è diventata dunque essenziale.
Quando i dati sono invece gestiti su un IBOR, i gestori patrimoniali hanno accesso a una visione a 360°, generando analisi avanzate e con una visione più in profondità della performance. Anche EY, nel rapporto “When the ground beneath your feet is shifting, do you stand still or leap forward? A view on the new asset management global operating model” del 2017 ha sottolineato l’importanza cruciale dei dati per “il front office del futuro” e l’adozione di un sistema aggregato per analizzare le varie informazioni.
Infine, operare su un’unica piattaforma consente di avere un’unica visione in termini di regolamentazione e accounting, riducendo i costi legati alla duplicazione e alla riconciliazione e consentendo un controllo maggiore e capacità avanzate di analisi contabile.
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