Il Governo sta cominciando a pensare a come evitare l’aumento dell’IVA previsto dalle clausole di salvaguardia della Legge di Bilancio 2019, o comunque per renderlo meno gravoso per le tasche di imprese e privati.
Nel 2020 potrebbe esserci un aumento dell’IVA, con l’aliquota ordinaria che rischia di salire fino al 26,5% in pochi anni; utilizzare il condizionale è d’obbligo, perché non è assolutamente detto che ciò accada.
Per capire il perché di questa affermazione dobbiamo tornare alla fine dell’anno scorso, quando il Governo ha approvato la Legge di Bilancio. Qui, infatti, si legge che qualora lo Stato non riesca a reperire le risorse pianificate nella manovra finanziaria (24 miliardi di euro), l’aumento dell’IVA - che partirebbe dal 2020 - sarà persino peggiore di quello previsto dalle precedenti clausole di salvaguardia.
Nell’accordo che l’Italia ha raggiunto con Bruxelles per evitare l’avvio della procedura d’infrazione, infatti, è previsto l’inserimento nella manovra finanziaria di nuove clausole di salvaguardia che - nel caso in cui dovessero attivarsi - potrebbero portare ad un vero e proprio salasso per i consumi.
Per chi non lo sapesse le clausole di salvaguardia sono state inserite per la prima volta dal Governo Berlusconi che nei decreti legge 98/2011 e 138/2011 ha “promesso” all’UE che nel caso in cui il Governo non avesse trovato 20 miliardi di euro tramite la spending review entro il 30 settembre 2012 sarebbe scattato un aumento dell’IVA. Da allora in ogni manovra finanziaria successiva ci sono state delle clausole di salvaguardia, parzialmente disinnescate dal Governo Monti e posticipate dal Governo Letta, per poi arrivare al Governo Renzi che riuscì a sterilizzare la clausole per il 2016 e per gli anni avvenire.
Con la Legge di Bilancio di quest’anno è stato invece necessario sterilizzare la clausole di salvaguardia previste per il 2019; allo stesso tempo, però, l’accordo raggiunto con l’Unione Europea ne ha portate in dote altre, con un aumento possibile dell’IVA fino ad un’aliquota del 26,5%.
Clausole di salvaguardia a confronto: rischio IVA al 26,5% nel 2021
Il Governo giallo-verde aveva un’eredità pesante: secondo le clausole di salvaguardia previste dalla scorsa Legge di Bilancio, infatti, per il 2019 bisognava reperire 12 miliardi di euro, più altri 20 miliardi per il 2020 per scongiurare l’aumento dell’IVA.
Nel dettaglio, l’aumento delle aliquote previsto dalla scorsa manovra finanziaria era:
- IVA agevolata al 10%: nel 2019 crescita all’11,5%, fino ad arrivare al 13% nel 2020;
- IVA ordinaria al 22%: nel 2019 crescita al 24,2%, nel 2020 crescita al 24,9%, fino al 25% dal 1° gennaio 2021.
Con la Legge di Bilancio 2019 questo aumento IVA è stato scongiurato, tuttavia qualora l’Italia non dovesse reperire tutte le risorse necessarie per le misure previste, come ad esempio per Quota 100 e per il reddito di bilancio, scatterà un nuovo aumento persino peggiore del precedente. Nel dettaglio, si aggiungono clausole di salvaguardia da 9,4 miliardi che, sommate alle altre previste, porteranno ad un aumento IVA da 23 miliardi per il 2020 e di 29 miliardi per il 2021 e 2022.
Tradotto in aliquote significa che qualora le previsioni del Governo non dovessero rivelarsi esatte, con la conseguente attivazione delle clausole di salvaguardia, dal 2020 si attiverebbe un aumento dell’IVA così strutturato:
- dal 2020 l’aliquota IVA agevolata passerebbe dal 10% al 13%;
- nel 2020 l’aliquota ordinaria al 22% passerebbe al 25,2%, per poi nel 2022 toccare quota record del 26,5%.
Ricapitolando, l’accordo con l’UE permette sì all’Italia di attivare nel 2019 misure come il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni, tuttavia ci espone al rischio di un aumento consistente delle aliquote IVA dal 2020.
Di Maio e Salvini in coro: “L’IVA non aumenterà”
Secondo i due vicepremier, però, non c’è da preoccuparsi visto che le clausole di salvaguardia non saranno attivate e di conseguenza non ci sarà alcun aumento dell’IVA.
Il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo del Lavoro Luigi Di Maio, ad esempio, ha dichiarato che così come sono state disinnescate le clausole di salvaguardia per il 2019 verrà fatto altrettanto per il 2020 con la prossima manovra finanziaria. Gli fa eco Salvini, il quale ha aggiunto che “l’aumento dell’IVA non è che un altro dei regalini ereditati dal Governo precedente”.
Avranno ragione? Al momento è presto per fare previsioni, certo è che reperire 20 miliardi di euro per il 2020 con la prossima manovra finanziaria non sarà semplice.
Aumento dell’IVA in misura ridotta: la soluzione pensata dal Governo
Come abbiamo appena visto c’è il rischio concreto di un aumento dell’IVA.
Tuttavia il Governo sta già pensando ad una soluzione per evitare che ciò avvenga: d’altronde, già dopo l’estate bisognerà pensare alla prossima Legge di Bilancio che partirà da meno 23 miliardi di euro, ossia le risorse necessarie per evitare il tanto temuto aumento delle aliquote IVA.
Al momento il Governo sta riflettendo su diverse soluzioni, svelate dal Messaggero del 25 febbraio. Nel dettaglio, sottotraccia il Governo sta pensando ad un aumento limitato dell’IVA seguito però da un taglio delle tasse a persone ed imprese.
Nel dettaglio, soluzioni possibili sono:
- aumento da 22% a 23% dell’aliquota IVA ordinaria, così da recuperare circa 4,5 miliardi di euro. Allo stesso tempo però ci sarebbe un aumento delle spese deducibili e detraibili, sulla falsariga di quanto succede negli Stati Uniti;
- aumento dal 22% al 24% dell’IVA ordinaria, puntando però ad una riduzione diretta delle aliquote Irpef.
Per quanto riguarda l’aumento dell’IVA comunque se ne riparlerà non prima dell’estate: solo allora sapremo se gli allarmi lanciati dall’opposizione sono fondati oppure se - come più volte ribadito dal Governo - non c’è alcun pericolo che ciò accada.
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