Le azioni Eni esplodono al rialzo come tutto il settore energetico dopo il taglio alla produzione di petrolio: ma non finiscono qua i motivi per guardare con ottimismo al titolo.
Le azioni Eni si dirigono alla chiusura di giornata sfiorando il +3%, nel giorno seguente ad un’altra prestazione maiuscola che le ha viste chiudere con il +3,79%.
Il settore energetico accoglie con entusiasmo l’esito del meeting dei paesi membri dell’OPEC, così come il dollaro USA, e l’accordo che ne è scaturito per un taglio della produzione di petrolio nel prossimo anno.
La tensione che si vive in Italia in vista delle possibili conseguenze del referendum costituzionale non ha impedito due giornate di rialzo per il FTSE Mib, dove anche le azioni Saipem hanno reagito positivamente alle novità di ieri.
Per la banca d’affari UBS l’eventuale vittoria del NO, che secondo molti potrebbe ripercuotersi anche su Piazza Affari, non è destinata ad avere conseguenze negative tangibili su alcuni titoli in particolare, uno dei quali è proprio quello Eni.
Alla luce anche di questa visione ottimistica, vediamo quindi di analizzare la situazione delle azioni Eni e gli scenari che si aprono in questo inizio di dicembre.
Azioni Eni balzano con l’OPEC: al riparo dal referendum? Target €14,2
Le azioni ENI si vestono da protagoniste in questa parte centrale della settimana e seguono le prestazioni maiuscole registrate dal petrolio , con due rialzi altrettanto significativi.
Il settore energetico guida i listini di tutto il mondo dopo l’accordo sul taglio alla produzione di petrolio raggiunto dall’OPEC, nonostante gli scetticismi di chi non crede ad un effetto che durerà a sufficienza nel tempo.
Intanto le buone notizie non si limitano a questo per il titolo energetico italiano. Banca UBS la elegge, insieme a Enel e Poste, come una delle società più al riparo da ciclone referendum in arrivo.
L’eventuale vittoria del NO incute timori per quelle che potrebbero essere le conseguenze, sia sul valore della moneta unica che sui titoli di Piazza Affari, evidentemente non tutti coinvolti allo stesso modo.
Eni viene inoltre da un recente accordo di cooperazione per lo sviluppo di progetti legati alle energie rinnovabili stipulato con la compagnia di stato tunisina Entreprise Tunisienne d’Activités Pétrolières, fonte di possibili nuove opportunità di business per la società energetica italiana.
Credit Suisse si è infine espressa sul price target del titolo Eni, all’indomani dell’accordo OPEC, mantenendosi su livelli vicini al precedente €15,8, ovvero €15,5.
Il calo nel price target è da imputare, secondo la banca svizzera, ad un andamento subottimale dell’attività nella prima parte del 2016 e al rischio paese dovuto al referendum, sul quale però abbiamo visto come non tutti siano d’accordo.
Entrando nel merito dell’analisi del titolo, dal seguente grafico è possibile apprezzare l’andamento negli ultimi due anni:
La trendline in verde ha origine da febbraio ed evidenzia le difficoltà del titolo, in particolare nel periodo estivo, che hanno compromesso la risalita messa in piedi nella prima parte dell’anno.
L’ultima impennata ha tuttavia riportato in breve tempo la quotazione nei dintorni della media mobili a 60 periodi e sopra quella a 20, verso il primo dei target in rosso.
Il primo è proprio a €14,2, ovvero il livello di massimo nella stagione primaverile, che riportebbe le azioni Eni in direzione della media mobile a lungo periodo, come avvenuto una sola volta durante il 2016.
Tra i successivi target ci sono proprio quelli evidenziati da Credit Suisse sopra quota €15, ad ora lontani ma nelle possibili mire di Eni se la scia dell’accordo OPEC e il post referendum non dovessero contrastare l’inerzia presa in queste ultime due giornate.
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