La Banca Centrale Europea potrebbe porre fine al suo programma legato all’emergenza pandemica (PEPP) tra meno di un anno, modificando tuttavia l’applicazione dei suoi strumenti per sostenere l’economia dell’eurozona. Parla Francois Villeroy de Galhau, governatore della Banca di Francia.
La fine dello stimolo monstre proveniente dalla Banca Centrale Europea per sostenere l’economia della zona euro è i mesi contati. Il PEPP potrebbe vedere infatti la sua fine in meno di un anno, secondo quando dichiarato dal governatore della Banca di Francia Francois Villeroy de Galhau. Francoforte, tuttavia, continuerebbe ad offrire il suo supporto all’economia anche dopo la crisi.
«Potremmo dar fine al PEPP entro marzo 2022», ha detto mercoledì il governatore in un’intervista a Bloomberg Television. “Non significherebbe un improvviso inasprimento della nostra politica monetaria, i reinvestimenti sotto il PEPP andrebbero avanti. Potremmo anche effettuare acquisti di asset con il nostro altro programma".
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Villeroy non è una voce fuori dal coro. Le sue dichiarazioni si vanno ad aggiungere ad altre appartenenti alla stessa retorica, che sembrano iniziare a preparare il mercato alla fine del massiccio piano di stimolo ad opera della BCE, che ad oggi permette all’intero sistema di non collassare, soprattutto grazie ai suoi acquisti di titoli di Stato emessi dai singoli Paesi dell’Eurozona, un finanziamento diretto de facto. Per l’Italia il PEPP è senza ombra di dubbio una salvezza in questo periodo di crisi economica e sanitaria.
Altri membri del Consiglio direttivo stanno ragionando su come e quando la BCE sarà nelle condizioni di ritirare il suo vasto piano di stimolo nato in risposta alla crisi dettata dal Covid-19, in accompagnamento alla ripresa dell’economia. Il governatore della banca olandese ha affermato che il PEPP potrebbe iniziare a essere eliminato a partire dal terzo trimestre 2021, mentre altri sottolineano i rischi legati ad un’eventuale eliminazione repentina.
«La nostra politica monetaria dovrebbe rimanere accomodante per gli anni a venire, ma la nostra combinazione di strumenti potrebbe evolversi», ha detto Villeroy. «Potremmo anche effettuare acquisti di asset con il nostro altro programma, APP, forse in qualche modo modificato, e avremmo l’intero range di quello che chiamo il quartetto dei nostri strumenti».
Il «quartetto» a cui fa riferimento Villeroy è composto da:
- acquisti di asset;
- tassi di interesse negativi;
- TLTRO;
- forward guidance.
Tutto ciò permetterebbe « una possibile uscita entro marzo 2022 , ma con un quartetto di strumenti che ci permettano di condurre una politica monetaria accomodante», ha proseguito Villeroy, secondo il quale, tuttavia, una decisione non è ancora stata presa.
Il presidente della BCE Christine Lagarde ha dichiarato mercoledì che l’economia richiederà il sostegno dei responsabili politici «durante la ripresa».
Il nodo inflazione
Secondo Villeroy la BCE potrebbe prendere in considerazione una forward guidance rafforzata, lasciando anche che l’inflazione superi il target del 2%.
A complicare il calcolo delle prospettive è il lento dispiegamento del Recovery Fund da 750 miliardi di euro, una situazione che appare maggiormente critica se si confronta con il piano di stimolo da 1,9 trilioni di dollari attualmente in corso negli Stati Uniti che sta spingendo al rialzo i rendimenti obbligazionari. Per contrastare il crollo dei costi di finanziamento dell’economia europea, più debole, la BCE si è vista costretta a intensificare l’acquisto di obbligazioni nell’ambito del PEPP in maniera significativa.
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