Banche: Draghi taglia il bonus fiscale per le fusioni. Cosa aspettarsi?

Violetta Silvestri

2 Novembre 2021 - 13:15

Novità per le banche interessate alle fusioni: la manovra del Governo Draghi ha tagliato il bonus fiscale dta per le acquisizioni degli istituti. Cosa aspettarsi sul risiko bancario?

Banche: Draghi taglia il bonus fiscale per le fusioni. Cosa aspettarsi?

La manovra del Governo Draghi ha introdotto una importante novità per le banche. Nello specifico, per la trasformazione in crediti delle Dta (imposte differite attive) in caso di fusione tra gli istituti.

Con l’introduzione di un tetto massimo sul vantaggio fiscale, la Legge di Bilancio ha influito sulle prossime mosse del risiko bancario: cosa cambia e cosa aspettarsi sulle acquisizioni delle banche italiane?

Banche italiane: quali novità sul bonus per le fusioni?

Con la manovra targata Draghi-Franco è stata introdotta una novità interessante nello scenario delle fusioni bancarie.

Il bonus fiscale delle Dta degli istituti in caso di operazioni di acquisizione resta in piedi, ma con una modifica.

I crediti di imposta per M&A tra banche sono validi ancora fino a giugno 2022, ma si introduce un limite massimo di beneficio.

Il Governo ha quindi posto un limite: se prima il bonus era stabilito al 2% degli asset delle banche, adesso c’è un plafond di 500 milioni di euro.

Il testo recita:

“la possibilità di trasformare le Deferred Tax Assets (DTA) in crediti di imposta viene estesa fino al 30 giugno 2022, con la medesima percentuale e un tetto massimo per singola operazione” che non può superare “il minore importo tra 500 milioni di euro e il 2% della somma delle attività dei soggetti partecipanti alla fusione.”

L’intenzione, quindi, è di proporre un cap sul beneficio totale dal vantaggio fiscale, ben lontano dalle cifre miliardarie finora valutate nelle operazioni più ampie del risiko bancario.

Cosa aspettarsi sulle fusioni bancarie in Italia?

Dinanzi alla novità introdotta dalla Legge di Bilancio, si stanno profilando diverse opportunità nel complesso risiko bancario.

Secondo uno studio di Citi, pubblicato da Milano Finanza, con un tetto massimo di 500 milioni di euro, il vantaggio in conto capitale delle Dta andrebbe a diminuire da 70 a circa 20 punti base. Come specificato dagli esperti:

“Questo cambiamento potrebbe ridurre la propensione al consolidamento, con un impatto maggiore sui titoli a media capitalizzazione, ma potrebbero ancora esserci alcune potenziali opportunità di fusioni basate sulla logica industriale e aziendale per limitare il rischio di esecuzione...”

Banco BPM e UniCredit, indicate come protagoniste di una possibile fusione, perderebbero beneficio visto che con l’attuale legge senza tetto trasformerebbero in crediti 2,7 miliardi.

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