Il premier Conte risponde a Fratelli d’Italia. Le 2.452 tonnellate di oro non sono dello Stato ma di Banca d’Italia
Le riserve auree sono di proprietà della Banche centrali. Questo vale anche per Banca d’Italia, ente pubblico che svolge le funzioni di bcn della Repubblica Italiana.
Lo ha ricordato il premier Giuseppe Conte, rispondendo a un’interrogazione parlamentare di Fratelli d’Italia, durante il question time al Senato.
Oro, per Conte è necessario rispettare l’indipendenza di Banca d’Italia
Citando i Trattati dell’Unione Europea, Conte ha voluto sottolineare come le banche centrali nazionali non possano essere destinatarie di ‘prescrizioni vincolanti’ per quanto riguarda
“lo svolgimento dei propri compiti istituzionali nelle materie di competenza dell’Eurosistema, anche con riguardo alle riserve valutarie”.
Le autorità nazionali, dunque, non possono e non devono interferire, ma rispettare l’indipendenza finanziaria delle banche centrali nazionali, garantendo che abbiano sufficienti risorse finanziarie per operare.
Dopo le polemiche dei giorni scorsi e la proposta del leghista Claudio Borghi, che invocava una norma che chiarisse - una volta per tutte - a chi appartengono le riserve auree, è arrivtaa la risposta del presidente del Consiglio.
In parole semplici, l’acquisto e la vendita di oro e valute auree è di pertinenza di Banca d’Italia che, in quanto banca centrale nazionale, deve esercitare il potere di detenzione e gestione del suo oro in piena indipendenza. Le riserve auree servono a rafforzare la fiducia nella stabilità del sistema finanziario e della moneta per mantenerne equilibrato il valore.
“La detenzione e la gestione delle riserve valutarie, fra cui quelle auree, rientra ora fra i compiti fondamentali dell’Eurosistema, composto dalla Bce e dalle Banche centrali nazionali degli Stati dell’area dell’euro”,
il commento di Conte, che ha anche sottolineato l’esistenza del divieto di finanziamento monetario. Questo impedisce alle Banche centrali nazionali, per garantire la stabilità dei prezzi e il mantenimento della disciplina fiscale, di erogare credito allo Stato e agli altri enti pubblici, incluso il finanziamento degli obblighi del settore pubblico nei confronti dei terzi.
“Con il Trattato di Maastricht, per volontà degli Stati contraenti, sono state trasferite in maniera esclusiva all’Unione europea le competenze sovrane in materia di politica monetaria”,
ha ribadito. Secondo il premier un intervento normativo che modifichi gli assetti della proprietà aurea della Banca d’Italia va valutato. Bisognerebbe verificarne la compatibilità con i principi basilari che regolano l’ordinamento del Sistema Europeo delle Banche Centrali.
A gridare al tradimento, su Twitter, è Giorgia Melone.
Tradimento della Patria! Conte dichiara che le riserve auree italiane appartengono alla Banca Italia e alla BCE e non al popolo italiano. Vuole regalare ai banchieri l’oro degli italiani. FdI non lo permetterà, nazionalizziamo #Bankitalia. Giù le mani dalle riserve auree! pic.twitter.com/QWsr8QciVK
— Giorgia Meloni ن (@GiorgiaMeloni) 21 febbraio 2019
Le riserve auree italiane - lo ricordiamo - ammontano a 2.452 tonnellate - 4,1 tonnellate sono monete, mentre il resto sono lingotti di varie forme.
Il peso dei singoli lingotti va da un minimo di 4,2 a un massimo di 19,7 kg. Nel 1999 sono state conferite alla BCE 141 tonnellate di oro.
Presso la Sede della Banca d’Italia in Via Nazionale sono custodite 1.100 tonnellate di oro, le restanti riserve sono depositate nel Regno Unito, in Svizzera, Stati Uniti.
Le delocalizzazione del metallo prezioso è dovuta sia a ragioni storiche, legate ai luoghi in cui l’oro fu acquistato che alla minimizzazione dei rischi.
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