Nell’immagine, Pierfrancesco Favino interpreta Bettino Craxi nel film “Hammamet”. Per quale motivo il leader del PSI si trovava in Tunisia? E cosa aveva fatto per l’Italia? La sua storia.
Abbiamo già risposto alla domanda su chi era (veramente) Bettino Craxi: lo abbiamo fatto in un’intervista a Marcello Sorgi, autore del libro “Presunto colpevole” con il quale ci si interroga su cosa l’epoca craxiana abbia rappresentato per il nostro Paese (dal punto di vista politico).
Nato a Milano il 24 febbraio 1934, morto ad Hammamet (Tunisia), dove ha passato gli ultimi sette anni della sua vita, il 19 gennaio 2000. Va detto che non si può parlare di “esilio” per Bettino Craxi. Se vi state chiedendo il perché questo è andato ad Hammamet per trascorrere i suoi ultimi anni di vita, dovete sapere che questo era latitante. Un ritorno in Italia avrebbe significato il carcere per l’ex presidente del Consiglio, leader del PSI (Partito Socialista Italiano).
Il motivo? Le tangenti, con l’inchiesta “Mani pulite” che mise alla luce un sistema ormai radicato in tutta la politica italiana, con diversi gli esponenti coinvolti.
Cosa ha fatto Bettino Craxi nella sua esperienza politica
Bettino Craxi è stato sicuramente uno degli uomini politici più importanti della Repubblica italiana, nonché probabilmente uno dei più influenti negli anni ‘80.
Fu il primo socialista a ricoprire l’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri, nel 1983 (sostenuto da un’alleanza fra DC, PSI, PSDI, PRI e PLI). Cosa fece Craxi per l’Italia in questa esperienza di Governo? I provvedimenti varati furono ovviamente diversi, di seguito i più importanti:
- taglio di tre punti della scala mobile, ossia quello strumento economico in tema politica del salario finalizzato a indicizzare automaticamente gli stipendi in funzione degli aumenti dei prezzi di alcune merci. Una misura appunto nata per contrastare la diminuzione del potere di acquisto delle retribuzioni a causa dell’aumento dell’inflazione;
- lotta agli evasori fiscali nel commercio al minuto, con l’introduzione dell’obbligo del registratore di cassa e dello scontrino fiscale;
- condono edilizio “Nicolazzi”;
- il cosiddetto Decreto Berlusconi, molto amico di Craxi, il quale consentì lo sviluppo delle televisioni commerciali mettendo fine al monopolio RAI;
- istituzione del fondo Bacchelli (prende il nome da Riccardo Bacchelli, il primo ad usufruirne) con il quale venne garantito un sostegno economico in favore di quei cittadini illustri che versavano in uno stato di particolare necessità. Un po’ come fosse un “reddito di cittadinanza per i VIP”;
- approvazione del primo progetto per il ponte sullo Stretto di Messina.
Complessivamente possiamo dire che il suo è stato un periodo positivo per il Paese. Ad esempio, l’inflazione nel periodo 1983-1987 scese dal 12,30% al 5,20%, mentre nel contempo ci fu una netta crescita dei salari, saliti oltre due punti al di sopra dell’inflazione. E ancora: l’Italia divenne il quinto Paese industriale più avanzato al mondo.
Ma non fu tutto positivo. Ci fu, ad esempio, una netta crescita del debito pubblico, passato da 234 a 522 miliardi di euro, mentre il rapporto con il PIL passò dal 70% al 90%.
Va detto che nel 1986 ci fu un secondo Governo Craxi: tuttavia, questo restò in carica solamente un anno, dunque non è possibile trarre un bilancio rispetto al suo operato.
Perché Craxi è stato condannato e perché si trovava ad Hammamet
Craxi fu al centro dello scandalo “Mani Pulite”, ossia quella serie d’inchieste giudiziarie che rivelarono un sistema corrotto che coinvolgeva in maniera collusa politica e imprenditoria italiana. In particolare, Bettino Craxi - almeno secondo quanto emerso dalle indagini di polizia e della sentenze che lo hanno visto protagonista - era al centro del sistema tangenti, intascando soldi non per il proprio partito quanto per se stesso e per la sua famiglia. Basti pensare che con gli incassi delle tangenti, che secondo la ricostruzione fatta da Pino Arlacchi (ex vicepresidente della commissione antimafia) equivalgono a un bottino di 750 miliardi di euro, questo riusci anche a regalare una rete televisiva - canale GBR - alla sua amante Anja Pieroni (per un costo di 50 miliardi).
Diversi i processi che lo hanno visto protagonista, ecco alcune delle sue condanne:
- Eni-Sai: condanna a 5 anni e mezzo di reclusione per una maxi tangente;
- Enel: 5 anni e 5 mesi di reclusione per tangenti
- Enimont: 3 anni di reclusione per finanziamento illecito, ma il processo si è svolto per soli due gradi di giudizio;
- Conto Protezione: 5 anni e 9 mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta;
- All Iberian: inizialmente 4 anni per finanziamento illecito, poi però il reato è caduto in prescrizione.
Già nel 1993 le prove ai danni di Craxi non mancavano, ma solo con la fine della legislatura e l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti lo spettro del carcere si fece sempre più forte. Il 15 aprile 1994 venne meno l’immunità di arresto (in quanto ebbe inizio la nuova legislatura per la quale Craxi non si era candidato), mentre il 12 maggio gli venne ritirato il passaporto per pericolo di fuga. Fu troppo tardi: Craxi era ad Hammamet già da otto giorni, sotto la protezione di Ben Alì.
Dichiarato latitante il 21 luglio 1995, tutti i suoi beni vennero sequestrati. La fuga in Tunisia, dove morì, gli permise perlomeno di evitare l’arresto.
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