Contrariamente a quanto si pensa, la moglie e i figli di Craxi hanno ottenuto più danni che benefici dall’eredità del politico scomparso 25 anni fa.
Il 19 gennaio del 2000 ad Hammamet, in Tunisia, moriva Bettino Craxi. Sono trascorsi 25 anni dalla scomparsa di uno dei politici più importanti della storia della Repubblica, segretario del Partito Socialista e presidente del Consiglio dal 1983 al 1987. Bettino Craxi è stata una persona che si è dedicata molto alla politica, che gli ha dato tanto ma al tempo stesso gli ha tolto. Il suo nome figura tra le carte dell’inchiesta Mani Pulite che nel 1992 portò alla luce un giro di finanziamenti illeciti ai partiti. Una prassi portata avanti a suon di tangenti e scambio di favori a cui neanche il Partito Socialista ne uscì indenne.
Craxi trascorse gli ultimi anni della sua vita in esilio, in Tunisia, in una splendida villa ad Hammamet. Lo fece certamente per sottrarsi all’arresto, dato che il governo tunisino non concesse l’estradizione del politico. Personaggio controverso, molto apprezzato da molti, tanto odiato da altri. In occasione del 25° anniversario della sua morte, la Rai lo ricorda con il film Hammamet che andrà in onda questa sera mercoledì 22 gennaio su Rai 1. Si tratta di una pellicola pluripremiata uscita al cinema 5 anni fa. Ad interpretare Craxi uno straordinario Pierfrancesco Favino. La regia è di Gianni Amelio. Hammamet ha ricevuto 13 nomination ai David di Donatello 2021 ottenendo un premio come miglior truccatore. Ha ricevuto poi 3 nomination ai Nastri D’Argento 2020 ottenendo 2 premi: miglior produttore e miglior attore protagonista.
Un tema molto dibattuto su Craxi è la sua presunta eredità lasciata alla moglie e ai suoi due figli. Come ribadito anche dal figlio Bobo in un’intervista di qualche anno fa, in realtà suo padre li lasciò sul lastrico: «Lui ebbe amici o ex collaboratori che hanno vissuto come maragià. Io mi son trovato sul lastrico economico», le sue parole.
E ancora: «Questa storia del tesoro di Craxi funzionava come racconto. Vero è che a molti di quelli che s’occupavano di denaro, qualcosa è rimasto in tasca. Ma io, dopo Tangentopoli, ho vissuto i peggiori anni della mia vita. La mia casa a Roma è finita all’asta. Dov’è, questo tesoro?».
La verità sull’eredità di Craxi
Definitiva è anche una sentenza della Cassazione che 4 anni fa ha respinto il ricorso di Stefania, Vittorio Craxi e di Anna Moncini, moglie del leader socialista contro due avvisi di accertamento per le tasse evase da un conto estero a lui riconducibile. E li ha condannati a pagare 20mila euro di spese legali. Più quelle tasse evase negli anni ‘90 che oggi ammontano a circa 5 milioni di euro. Si tratta dell’evasione dei tributi su un conto svizzero denominato International Gold Coast da 19 miliardi e mezzo di vecchie lire e su cui sarebbero arrivati i finanziamenti illeciti. La sentenza ha accertato che il conto svizzero era materialmente riconducibile a Craxi e non al partito e ne aveva la disponibilità esclusiva, essendone il proprietario. Per questo motivo le tasse da pagare su quel conto spettano agli eredi.
Parte dell’eredità di Craxi, sopratutto oggetti d’arte e cimeli sono stati venduti anche all’asta per 271mila euro. Sopratutto cimeli garibaldini venduti in blocco da Bolaffi a 87.500 euro. Poi all’asta è andata la gouache di Alexander Calder «The Wheel», battuta a 93.750 euro e il bronzo di Fortunato Depero «Guizzo di pesce», aggiudicato a 16.250 euro. Infine un’altra serie di oggetti d’arte minori.
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