L’inflazione è arrivata al 7,5% annuo a gennaio e l’aumento dell’indice dei prezzi al consumo non era così alto da 40 anni. Elementi che peseranno, insieme all’immigrazione, per le elezioni di midterm
La scena sul palco della politica è stata rubata in questi giorni dall’inflazione, che è balzata al 7,5% annuo in gennaio secondo i dati governativi diffusi giovedì 10 febbraio. L’aumento annuo dell’indice dei prezzi al consumo (CPI) non era stato così alto da 40 anni, ed è scontato che gli americani considereranno questo fattore, negativo per le loro tasche, nel decidere chi votare fra otto mesi.
Le elezioni di medio termine rinnoveranno il parlamento, ma tradizionalmente, svolgendosi due anni dopo le presidenziali, sono anche un referendum sulla Casa Bianca e sulle sue politiche a metà del mandato. Il tasso di approvazione del presidente pesa, dunque, per le prospettive dei Democratici e dei Repubblicani. Questi ultimi sono indicati come i più probabili vincitori nella maggioranza dei distretti dei 50 Stati proprio perché Joe Biden sta fallendo a Washington.
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Il rating del suo lavoro da presidente è sott’acqua, con il 54,4% degli americani (secondo la media dei sondaggi degli ultimi due mesi elaborata da RCP Real Clear Politics) che lo boccia e il 39,8% che lo approva. E Biden va sempre peggio. Secondo l’ultimissimo sondaggio uscito nel fine settimana, della CNN nientemeno, chi disapprova il suo operato è salito al 58%, e anche tra gli stessi Democratici il favore per Biden è sceso di 11 punti dal 94% dell’estate scorsa all’83% attuale.
Nello spingere in basso il rating del duo di governo sta giocando un ruolo di rilievo l’inflazione, che da diversi mesi le famiglie avvertono quando fanno la benzina e vanno al supermercato. Non devono attendere il record del CPI ufficializzato ora, insomma: è stato calcolato che la spesa mensile per nucleo familiare è cresciuta di 276 dollari dal febbraio 2020, quando Joe era entrato in carica. Malgrado il tasso di disoccupazione nazionale sia ai minimi storici, Biden è promosso sull’economia solo dal 38,3% dei sondaggi, e bocciato dal 56,3%. Il presidente, che deve la sua vittoria al Covid che tagliò le gambe a Trump nel 2020, non è nemmeno riuscito a mantenere la maggioranza di consensi che aveva sul coronavirus nella prima metà dell’anno scorso. Grazie al modo in cui ha gestito la sorpresa di Omicron, dalla (peraltro fallita) imposizione ai lavoratori delle corporation dei vaccini agli obblighi (odiati dai più) delle mascherine nelle scuole, il 52% lo giudica male e solo il 44% lo assolve.
Poi c’è la questione della immigrazione clandestina. Nei mesi passati era stata tenuta ai margini dell’attenzione dai media mainstream, ma ovviamente è stata sempre rilevante per gli americani normali. A riportarla in copertina, almeno sul canale televisivo Fox News e sul tabloid popolare New York Post (entrambi sono, con il Wall Street Journal, parte del gruppo News Corp di Rupert Murdoch, che coltiva il pubblico conservatore), è stata la testimonianza di Angie Wong del New York Post. Nel suo reportage da Mission (Texas) ha rivelato di aver saputo, e visto, che ai migranti irregolari e non espulsi viene fornita una grossa busta personale. Oltre ai biglietti aerei - Atlanta (Georgia), Houston (Texas), Newark (New Jersey) e New York - il kit di “assistenza governativa” agli illegali comprende: un libretto che sembra un passaporto americano, del denaro, una carta di credito prepagata, itinerari di viaggio e una pagina che spiega al migrante, in inglese, come chiedere aiuto alla gente per trovare il volo giusto. Ogni clandestino, ha aggiunto Wong, “riceve dei vestiti, una coperta, una borsa grande come un cuscino piena di cibo e uno zaino da viaggio. Alcuni di loro hanno anche ricevuto un cellulare”. La giornalista ha notato che “gli accompagnatori passano attraverso il personale aeroportuale assieme ai clandestini mostrando solo qualche foglio scritto come lasciapassare, mentre i viaggiatori normali devono avere documenti di identità con la foto”. Alla Wong è stato detto, nel corso della sua inchiesta, che gli accompagnatori sarebbero membri di chiese e di enti non governativi di carità, evidentemente usati dal governo per organizzare la distribuzione segreta di irregolari. Nuova linfa che andrà a gonfiare le schiere degli “americani di fatto”, ma non di diritto.
Esistono anche foto, circolate solo su siti e media conservatori, di gruppi di migranti, in fila indiana, che salgono su un aereo nottetempo per raggiungere la destinazione in qualche Stato lontano dal confine. Le autorità delle località d’arrivo sono ignare di questo traffico clandestino, o comunque impotenti di fronte al governo federale che promuove questa “tratta di clandestini”. Lo scandalo non è scoppiato ancora, con il clamore che meriterebbe, sui giornali liberal che vanno per la maggiore. “Ignorare qualcosa che è meritevole di essere pubblicato è il potere più grande che hanno i media, e poche crisi lo dimostrano meglio di quella attuale al nostro confine meridionale”, ha sentenziato l’11 febbraio sul New York Post Cal Thomas, 50 anni di carriera giornalistica e ancora oggi commentatore per decine di testate nel Paese.
Ma la censura dei media filo sinistra tiene fin che può. L’opinione pubblica alla fine sa, e vive con apprensione e disagio la situazione dei migranti, per i riflessi che ha su tanta gente “regolare” in termini di sicurezza, di economia, e di rispetto delle leggi. Ciò emerge nettamente dalla condanna della media RCP dei sondaggi sull’immigrazione, mirati a giudicare il comportamento del presidente che è ritenuto giustamente il massimo responsabile della degenerazione di questo problema: soltanto un cittadino su tre, il 33,3%, è soddisfatto di Biden, contro il 56% che lo boccia.
Del resto, le cifre sul campo sono da record, negativo come per l’inflazione. Nel corso del 2021 gli agenti della frontiera meridionale con il Messico hanno collezionato 1,9 milioni di arresti, primato storico. I dati sono emersi durante la causa promossa contro l’amministrazione Biden dai procuratori generali statali, entrambi Repubblicani, del Texas e del Missouri. Durante il procedimento è stato rivelato che circa il 20% dei soggetti arrestati sono stati rilasciati, liberi e foraggiati come abbiamo visto, e senza obbligo di vaccino, all’interno degli Stati Uniti. Formalmente in attesa di successive apparizioni volontarie in tribunale per discutere delle loro individuali richieste di asilo. Apparizioni più che ipotetiche, dice l’esperienza del passato, se è vero che la stima ufficiosa sul numero di clandestini negli Stati Uniti supererebbe la decina di milioni, con qualche ricercatore che la spinge ancora più in alto, verso i 20 milioni.
Per stare ai dati ufficiali sulla presenza di immigrati, il 20 dicembre del 2021 Steven A. Camarota e Karen Zeigle del Centro per gli Studi sulla Immigrazione hanno riportato una analisi del sondaggio mensile del Censo che documenta un ennesimo record: alla fine dell’anno passato (novembre, per la precisione) la totale popolazione di immigrati (legali e illegali) negli USA ha raggiunto la massima cifra di sempre, 46,2 milioni di persone. Ciò è pari al 14,2% dell’intera popolazione, una percentuale vicinissima al 1910, quando era del 14,7% ma gli immigrati erano 13,5 milioni in numero assoluto. Nel secolo scorso il numero di immigrati si era poi mantenuto sui 13-14 milioni fino al 1930, per calare progressivamente, decennio dopo decennio, fino al minimo di sempre di 9,6 milioni del censimento del 1970. In quella data, la percentuale di “americani nati all’estero” (che è la definizione del governo) era del 4,7% sulla intera popolazione. Da allora l’incremento è stato esponenziale: 14,1 milioni nel 1980 (6,2%); 19,8 milioni nel 1990 (7,9%); 31,1 milioni nel 2000 (11,1%); 40 milioni nel 2010 (12,9%). Dai 46,2 milioni del 2021 appena citati (il 14,2% in percentuale), il Censo proietta una ulteriore crescita nei prossimi decenni del numero degli immigrati (sempre sommando legali e illegali) e della loro percentuale sulla popolazione: a metà secolo, nel 2050, gli “americani nati all’estero” saranno 65,3 milioni (il 16,8%) e nel 2060 raggiungeranno 69,3 milioni, pari al 17,1%.
Quanti regolari e quanti no? Ai posteri l’ardua sentenza.
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