Questa super potenza può prendere il posto della Russa in Europa nella fornitura energetica.
L’invasione russa in Ucraina ha portato a un cambiamento drastico nelle dinamiche geopolitiche e, come ormai ben sappiamo, nell’approvvigionamento energetico. L’Europa, in particolare, è stata chiamata a sforzi notevoli per diminuire il più possibile la dipendenza energetica dalla Russia, dovendo trovare alternative per assicurare il fabbisogno di gas. In effetti, sono stati raggiunti risultati considerevoli da questo punto di vista e molti Paesi, tra cui l’Italia, sono riusciti a procurarsi una differenziazione delle forniture degna di nota.
Secondo gli ultimi dati, soltanto il 9% del gas importato in Italia proviene da Mosca, una percentuale che tuttavia cresce sensibilmente in altri Stati comunitari. Slovacchia e Ungheria, per esempio, dipendono ancora in grossa misura dalle forniture russe, restituendo un quadro europeo frammentato e disomogeneo. In un momento tanto delicato, vista la limitata capacità degli stoccaggi che fa persino discutere di un ritorno al gas russo, individuare alternative solide e stabili è una necessità urgente.
Ci sono delle nazioni che sembrano avere tutte le carte in regole per rispondere con successo a queste sfide, tra cui una super potenza che potrebbe prendere il posto della Russia in Europa. Ad oggi, l’unico Stato con questa potenzialità è la Turchia con le sue rotte, tra cui il Turkstream. Grazie alle nuove trattative con la Bulgaria, che sta portando avanti iniziative preziose per assicurare corridoi di transito del gas indipendenti dal Cremlino, l’Europa potrebbe dare un addio definitivo alle forniture russe.
La super potenza che prenderà il posto della Russia
Ci sono diversi progetti legati all’approvvigionamento energetico indipendente dalla Russia che vedono la Bulgaria coinvolta in prima linea. Fu proprio questo Stato, insieme a Grecia, Romania, Ungheria e Austria a spingere per il Corridoio verticale del gas nel 2016, ben prima che venisse annunciato ufficialmente. Questa iniziativa strategica rafforza le relazioni tra l’Europa orientale e quella sudorientale, aumentando al contempo la sicurezza energetica dell’area. La Bulgaria ha continuato a lavorare per ottimizzare le infrastrutture energetiche, avviando anche nuove costruzioni per estendere le rotte con la Grecia e la Romania.
Il Paese ha infatti un ruolo centrale nel transito del gas in Europa, interessando particolarmente proprio gli Stati che sono maggiormente dipendenti dalla Russia. L’unica rotta funzionale all’approvvigionamento del gas russo in Europa, peraltro, passa attraverso la Bulgaria con Turkstream. Ed è su questa infrastruttura che
Sofia sta negoziando con la Turchia, al fine di aumentare in modo massiccio la capacità di transito del gas. L’obiettivo delle trattative non è però l’aumento del transito del gas russo, poiché la rotta sarebbe funzionale all’aumento delle importazioni anche dall’Azerbaigian e dall’Asia Centrale.
In parallelo, Ankara sta lavorando per diventare il principale hub del gas proveniente dall’Asia Centrale, ma anche dal Medio Oriente e dalla Russia. Questo è un momento a dir poco propizio per le ambizioni energetiche turche, considerando il contesto geopolitico in cui si muove. Le basi ci sono tutte: quindici punti di ingresso del gas, due terminali galleggianti di Gnl, sette gasdotti, senza contare le potenzialità del Mar Nero, ma pure le possibili prospettive offerte dalla Libia e dalla Siria.
La Turchia può contare su collegamenti strategici con l’Europa, oltre al Turkstream anche il Gasdotto Trans-Adriatico che arriva in Italia passando da Grecia e Albania. L’aumento delle capacità di stoccaggio sembrerebbe però riguardare principalmente la fornitura a Romania, Ungheria, Slovacchia, Macedonia del Nord e Serbia. Questo progetto, insieme al Corridoio verticale, potrebbe cambiare drasticamente tutto il panorama della fornitura energetica europea e non solo. Non dimentichiamo, infatti, che l’approvvigionamento di gas russo ha importanti risvolti economici, finanziari e sociali da non trascurare. L’indipendenza europea garantisce non soltanto una maggiore capacità di pressione nelle eventuali trattative con il Cremlino, ma ha un riflesso diretto sulle capacità di spese russe per le iniziative militari.
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