Biden, l’obbligo di vaccino è per cambiare il discorso

Glauco Maggi

14 Settembre 2021 - 07:28

Biden ha scatenato un’offensiva contro i «non vaccinati», ma sembrerebbe semplicemente un diversivo rispetto al vero problema: i sondaggi.

Biden, l’obbligo di vaccino è per cambiare il discorso

Venerdì scorso, 9 settembre, quando ha inopinatamente scatenato l’offensiva contro i “non vaccinati”, in realtà Biden non pensava al COVID ma ai sondaggi che l’hanno affondato per come ha disgraziatamente gestito il ritiro da Kabul. Così l’anniversario di due giorni dopo, il Ventennale dell’11 settembre, che nei suoi piani doveva essere la celebrazione della fine della guerra e di un comandante in capo con il senso della storia, è diventato un appuntamento molto scomodo. Meglio parlare d’altro. E che cosa c’è di meglio della lotta al coronavirus, trasformata in assalto ai No-Vax e ai no-mask?

In aprile Biden aveva fissato il 4 luglio quale termine della sua amministrazione entro cui vaccinare il 70% della popolazione: perché Biden non è intervenuto allora, quando l’obbiettivo era stato mancato e avrebbe avuto senso un allarme di urgenza?

Oggi la percentuale dei pienamente vaccinati, oltre due mesi dopo quella scadenza, è del 63% tra chi ha più di 12 anni (i vaccinabili) e si calcola che il tasso salirà al 75% entro fine settembre. La drammatizzazione della campagna annunciata il 9 settembre è, quindi, una mossa di propaganda. Biden vuole imporre il mandato a tutti i dipendenti federali, a tutte le imprese che lavorano con il settore statale, e alle aziende private con oltre 100 dipendenti, pena il pagamento di una multa di 14 mila dollari per ogni violazione. Ma l’ordine di farsi vaccinare è un calcolato attacco all’America che si oppone alla puntura, non come misura medica, ma come imposizione federale.

Il vaccino come diversivo nella comunicazione di Biden

Biden non può prendersela con chi sostiene che il vaccino è buono ed efficace, e va fatto, ma con chi difende il diritto di tutti di decidere, per il sì o per il no. L’obiettivo è far passare i Repubblicani per trogloditi anti-scienza, fondendo GOP e No-Vax. Ma era stata l’amministrazione Trump a creare i vaccini, e Donald Trump, il capo dei senatori del GOP Mitch McConnell, e l’intera dirigenza del partito, non solo hanno fatto subito la puntura, hanno anche spinto pubblicamente la gente a imitarli.

Il governatore della West Virginia, il Repubblicano Jim Justice, ha fatto di più: ha organizzato una lotteria statale da giugno a inizio agosto con estrazioni settimanali da 1 milione di dollari tra chi forniva la prova di essersi vaccinato. Ma ha anche rilasciato una dichiarazione, nel luglio scorso, esprimendo una posizione condivisa, ora, da tutti i governatori Repubblicani: “Se uno sceglie di non vaccinarsi, penso che stia correndo un rischio del diavolo, ma alla fine della fiera scegliere di non vaccinarsi è un suo diritto”.

La difesa dei diritti degli individui, protetta dalla Costituzione, va a braccetto con quella degli Stati per la propria autonomia decisionale nei confronti della autorità federale. Biden ha voluto attaccare questa libertà, perché è convinto che presentarsi come il duro paladino del vaccino sia una carta vincente, oggi, presso l’opinione pubblica nazionale. E che, soprattutto, lo possa aiutare a risalire nei sondaggi. Non solo Biden tenta per questa via di oscurare, come detto, la recente debacle afghana. Vuole anche, scatenando le discussioni sul diktat per il Covid, cementare attorno alla paura (residua) nel Paese un muro di condanna e di disprezzo verso i Repubblicani, additati come i responsabili degli ostacoli alla lotta al virus.

É una sfida disperata, che ammicca ai liberal bianchi più ossessionati, e che è contraddittoria nella sua retorica. Da una parte Joe ha ricordato che, ogni giorno, “solo un americano su 160 mila pienamente vaccinati finisce in ospedale”. Ossia, il vaccino è efficace. Dall’altra ha promesso che il suo mandato “proteggerà i vaccinati dai colleghi di lavoro non vaccinati”. Allora? I vaccinati sono o non sono protetti? Questo, purtroppo, è l’argomento del dubbio e della ignoranza che conforta gli scettici nella loro idea, fallace, che il vaccino sia inutile.

Peraltro, tra chi non vuole vaccinarsi convivono cospirazionisti dalle tesi assurde e sindacalisti ragionevoli che chiedono garanzie economiche e normative, ma respingono le forzature. Ray Curry - il presidente della UAW, il sindacato delle aziende automobilistiche che ha contratti con 700 datori di lavoro e conta centinaia di migliaia d’operai iscritti - aveva fatto sapere già un mese fa di sostenere solo gli sforzi per far sì che i dipendenti si vaccinino volontariamente, e che ogni obbligo o mandato deve passare attraverso un negoziato. É una posizione diffusa tra moltissimi altri sindacalisti, tradizionalmente più vicini ai Democratici.

Inoltre, ci sono gli obiettori con seri motivi scientifici, per esempio tra coloro che hanno contratto il morbo e ritengono di essere meglio immunizzati dei vaccinati. Rand Paul, medico e senatore libertario che è stato malato di Covid, è il caso più famoso. E il professore di psichiatria presso la facoltà di medicina dell’Università della California Irvine (UCI), Aaron Kheriaty, è tanto convinto delle sue ragioni anti-vaccino da aver querelato l’Ufficio dei Reggenti dell’università che ha imposto l’obbligo di vaccinarsi ai suoi docenti. Nella denuncia Kheriaty, che ricopre anche il ruolo di direttore del programma di etica medica presso l’UCI, sostiene che la propria immunità naturale, ottenuta grazie al fatto di aver preso il COVID-19 nel luglio 2020, fornisce una protezione migliore contro future infezioni rispetto a qualsiasi vaccino sul mercato. Secondo Kheriaty, la decisione dell’Ufficio dei Reggenti viola la clausola di protezione paritaria del 14esimo emendamento della Costituzione americana. Da qui la querela e la richiesta d’essere esentato dall’obbligo.

Biden nel suo annuncio ha detto che il mandato “non è una questione di libertà personale”, ma è certo che anche i governatori Repubblicani adiranno le vie legali per annullare il mandato. “Perseguirò ogni opzione legale disponibile per lo Stato della Georgia per fermare questo abuso palesemente illecito da parte dell’amministrazione Biden", ha twittato il governatore della Georgia Brian Kemp.

Il suo collega dell’Arizona Doug Ducey ha definito la strategia del presidente “un qualcosa che va troppo oltre” perché viola le libertà personali. «I vaccini del COVID-19 sono strumenti sicuri ed efficaci per prevenire la malattia, ma assumere il vaccino è e dovrebbe essere una scelta», ha affermato Ducey in una nota. "Questi mandati sono oltraggiosi. Non resisteranno mai in tribunale. Dobbiamo respingerli e lo faremo”.

Kristi Noem, governatrice del Sud Dakota che è considerata un possibile candidato presidenziale del 2024, ha twittato che il suo team legale sta esplorando le vie per una causa.

I leader degli Stati rossi fronteggiano il virus con i vaccini e, allo stesso tempo, la pretesa di Biden di imporre un obbligo da Grande Governo di Washington con la difesa strenua della libertà, della Costituzione e della autonomia degli Stati.

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