Bitcoin, ecco i 3 punti deboli che spaventano gli investitori

Pierandrea Ferrari

18/06/2021

Il Bitcoin è scivolato nuovamente sotto la soglia psicologica dei 40.000 dollari, ma a spaventare gli investitori sono soprattutto i nodi ancora da sciogliere: un crocevia da cui passa il destino della divisa.

Bitcoin, ecco i 3 punti deboli che spaventano gli investitori

Un occhio al presente e uno al futuro. Il presente vede il Bitcoin tornare a scambiare sotto la soglia psicologica dei 40.000 dollari, dopo aver tentato un rapido recupero sull’onda dell’ennesima giravolta di Elon Musk sui pagamenti in criptovaluta per le auto Tesla. Sul futuro, invece, c’è l’incognita dei punti deboli del BTC, alcuni noti, altri insospettabili. Ecco quali.

1. L’impatto ambientale del mining

Partendo dai punti deboli di lungo corso, che hanno di fatto monopolizzato l’attenzione del crypto-mercato nelle ultime settimane, è indubbio che l’impatto ambientale del mining – ovvero dei super computer che risolvono complesse equazioni matematiche per estrarre i token – getta più di un’ombra sul futuro del Bitcoin.

Elon Musk, che di certo non è uno spettatore disinteressato – ha investito 1,5 miliardi di dollari in BTC solo lo scorso gennaio, ed è anche il principale sponsor del social token Dogecoin – ha bloccato gli acquisti di auto Tesla in criptovaluta proprio per le implicazioni di queste attività energivore, salvo poi fare una parziale retromarcia e assicurare di essere pronto a riammettere il Bitcoin come sistema di pagamento quando avrà ricevuto sufficienti rassicurazioni sull’uso di un quantitativo ragionevole di energia pulita da parte dei miner.

Insomma, work in progress, ma i dati per ora non sono confortanti: secondo quanto rilevato dal Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index, il mining del Bitcoin comporta un consumo di energia superiore a quello della Finlandia o della Svizzera, ed altre Altcoin – come ad esempio Ethereum – sembrano più attrezzate per contenere gli eccessi.

2. Un anonimato solo parziale

C’è poi un punto debole che potremmo definire insospettabile, proprio perché fa riferimento ad una peculiarità che ha accompagnato la rivoluzione criptovalutaria sin dagli esordi, e che ha accesso i radar della BCE, della Fed e del Tesoro USA su BTC&CO. Stiamo parlando di quel velo d’anonimato che le banche centrali hanno sempre interpretato come una potenziale schermatura ai traffici illeciti, come il riciclaggio di denaro o la compravendita di armi.

Solo che, a ben vedere, il caso Colonial Pipeline è stato una wake-up call sulla “privacy” che la blockchain di Bitcoin può effettivamente assicurare a chi effettua le transazioni. Gli hacker che avevano mandato nel pallone i sistemi informatici di una delle principali arterie del petrolio e del gas negli Stati Uniti hanno infatti chiesto ed ottenuto un riscatto da 4,4 milioni di dollari in BTC, ma l’Fbi è poi riuscita a recuperare gran parte del bottino risalendo allo storico delle transazioni.

Il fatto è che, come sottolineato dall’ex chairman di Ultimeco Fred Thiel, “sulla blockchain del Bitcoin puoi vedere le transazioni dei wallet, quanti BTC, da dove vengono, dove stanno andando”. E se Ethereum risulta essere una soluzione migliore per quanto riguarda il consumo di energia, Altcoin come Monero, Dash o Zcash promettono invece di battere il Bitcoin sul campo della protezione delle identità.

3. Applicabilità limitata come valuta

E infine, c’è la questione dell’effettiva applicabilità del Bitcoin. Se la crypto ha fatto senz’altro il suo dovere come asset speculativo, generando ritorni record nell’ultimo anno per schiere di investitori, non possiamo dire di certo lo stesso per quello che dovrebbe essere il naturale sbocco di una qualsiasi criptovaluta: operare come una valuta fiat.

E cioè, permettere l’acquisto quotidiano di beni e servizi. Ma il Bitcoin, come rilevato dal professore di Economia della Cornell University Eswar Prasad, è ancora “lento e ingombrante”, e non aiuta nemmeno la volatilità del mercato, perché l’ampia forbice tra i minimi e i massimi giornalieri, settimanali e mensili è una red flag che sventola forte, oggi come ieri.

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