La crisi ucraina colpisce anche il Bitcoin mentre in Russia il ministero delle Finanze ha presentato un disegno di legge per regolamentare le criptovalute e in Kazakistan le autorità comunicano la chiusura delle mining farm illegali.
Aumentano le tensioni e le probabilità di un nuovo conflitto russo-ucraino, anche nei mercati sono attese future ricadute della crisi e il Bitcoin crolla per la possibile guerra in Ucraina. Intanto in Italia è allarme per il settore degli allevamenti.
In Russia il dibattito sorto attorno alle criptovalute è entrato in una nuova fase: il ministero russo delle Finanze ha ufficialmente presentato un disegno di legge che mira a regolamentare la compravendita di Bitcoin e delle Altcoin, che non sarebbero tuttavia equiparate alle valute aventi corso legale. La decisione del governo russo arriva a meno di una settimana dall’approvazione della nuova legislazione sulle valute digitali da parte del parlamento ucraino, che renderà più semplice l’accesso ai crypto asset da parte dei cittadini.
Nel frattempo le quotazioni di Bitcoin tornano a salire dopo il crollo di più del 5% negli scorsi giorni: al momento della scrittura dell’articolo il prezzo di BTC oscilla di poco sopra i $38.000. Il rialzo sta spingendo in territorio positivo anche Ethereum (+2,84%), che torna sopra i $2.600, e Dogecoin (+2,21%), che si muove in area $0,13. Il prezzo di Shiba Inu è invece ancora in forte ribasso, e in due giorni la crypto meme ha perso quasi l’8% del suo valore.
Parlando di mining, le autorità del vicino Kazakistan hanno identificato e sanzionato alcune società che minavano crypto senza dichiarare la propria attività. Dal comunicato del governo kazako si apprende che sono in corso ulteriori indagini per portare alla luce le crypto farm illegali, per le quali il Presidente kazako, Qasym Toqaev, sta pensando d’introdurre nuove tasse e sanzioni.
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Russia: il ministero delle Finanze propone una normativa sulle crypto
Stando a quanto riferito dai media del Cremlino, il ministero delle Finanze russo ha presentato al governo una proposta che mira a istituire una licenza obbligatoria per tutte le piattaforme che gestiscono la negoziazione delle valute digitali. Il disegno di legge imporrebbe ai trader l’acquisto di crypto solo ed esclusivamente mediante bonifico bancario, e si pensa che sia le banche che le piattaforme per il trading di valute digitali dovranno introdurre procedure di KYC per la clientela.
Inoltre, gli utenti interessati a eseguire operazioni di trading sulle criptovalute potrebbero essere sottoposti a una valutazione finalizzata a certificare il livello di conoscenza degli strumenti d’investimento e dei rischi derivanti dalla compravendita di crypto asset. Il mancato superamento del test non preclude l’investimento in criptovalute, ma ne limita l’importo complessivo entro i $650 all’anno; gli utenti ritenuti idonei non potrebbero invece investire più di $7.900 annui.
Ovviamente il testo del decreto può essere soggetto a modifiche prima dell’approvazione da parte della Duma, che potrebbe verosimilmente iniziare la sua discussione il prossimo mese, seppur non vi sia ancora una data certa.
Il Kazakistan dichiara guerra al mining illegale
In tutto il vasto territorio del Kazakistan sono in corso operazioni contro le c.d. «grey crypto farm», vale a dire le società che svolgono attività di mining non conformi alle regole stabilite dal governo di Nur-Sultan. Fino a ora le mining farm chiuse dagli ufficiali governative sarebbero 13, secondo fonti ufficiali del ministero dell’Energia, ma secondo alcuni si tratterebbe solamente della punta dell’iceberg, dato che le mining farm non dichiarate operative su suolo kazako sarebbero diverse centinaia.
Secondo il parere degli osservatori internazionali, il Presidente kazako Toqaev potrebbe decidere di seguire i consigli dei suoi ministri e introdurre nuove imposte sull’attività estrattiva, come per esempio una tassazione forfettaria sul possesso dell’attrezzatura per il mining o un’imposta variabile sul consumo di energia dei singoli impianti.
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