Il fallimento delle trattative di Doha potrebbe riportare il petrolio tra i 30$ e i 35$ a barile. Cosa aspettarsi quindi sulle Borse e sulla Borsa Italiana?
Nella giornata di ieri sono fallite le trattative tra produttori di petrolio dell’Opec e alcuni produttori non-Opec. Dalla riunione tenutasi a Doha il mercato si aspettava un accordo per il congelamento della produzione di petrolio cosa che invece non è avvenuta.
La delusione degli operatori si è riversata sui mercati con i benchmark sull’oro nero che perdono intorno al 5% e con le Borse che hanno aperto in rosso. Anche sul mercato valutario il mancato accordo ha avuto un impatto notevole visto che il Dollaro USA si è rivalutato sulle valute dei Paesi legati al petrolio, perdendo però terreno sulle monete considerate rifugio.
Il mancato accordo di Doha pone adesso due problemi. Il primo è che i mercati non nutrano più fiducia (già peraltro non elevatissima) nei produttori arabi dell’Opec (A. Saudita su tutti) mentre il secondo è capire cosa può succedere ai prezzi del petrolio. Nel dettaglio, si cercherà di capire quali effetti può avere sui mercati il mancato accordo di Doha.
Borse: partenza in rosso dopo il mancato accordo di Doha
Non è iniziata nel migliore dei modi la settimana corrente per le Borse del Vecchio Continente. Ieri è fallito l’importante meeting di Doha tra produttori di petrolio Opec ed extra-Opec, volto a trovare un accordo per il congelamento della produzione ai livelli di gennaio.
La speranza di un deal durevole e utile al fine di stabilizzare le quotazioni dell’oro nero avevano fatto tornare gli acquisti su Brent e WTI che sono risaliti fin oltre i 40$ a barile dai minimi di 26$ circa toccati a febbraio.
Oggi i prezzi del petrolio stanno perdendo quasi il 5%, riflettendo così la delusione dei mercati per il mancato accordo sul greggio.Hanno prevalso alla fine le ragioni dell’Arabia Saudita che avrebbe voluto tirare in ballo anche l’Iran, rivale numero uno nella regione araba. L’Iran non ha nessuna intenzione né di tagliare la produzione e né di congelarla visto che è appena tornato sul mercato dopo anni di chiusura dello stesso.
Borse: analisti in contrasto, Natixis vede petrolio a 30$ altri intorno a 35$
Ora quali sono le prospettive per i mercati e cosa può succedere? Dopo Doha il primo problema è che gli operatori non daranno più fiducia all’Opec visto che già in passato non era alle stelle.
Il petrolio era risalito dai minimi di febbraio proprio sull’aspettativa che il Cartello facesse qualcosa per dare un input rialzista ai prezzi del greggio. Adesso che le aspettative sono state deluse il rischio è che in futuro, in caso di convocazione di una nuova riunione, gli investitori e gli operatori si muoveranno con molta più cautela.
Altro problema è capire adesso fin dove possono scendere le quotazioni del petrolio. La domanda, stando all’ultimo report dell’Opec, è attesa in diminuzione visto il rallentamento economico della Cina e dei Paesi emergenti che negli ultimi sono stati il vero traino delle quotazioni dell’oro nero.
Sul lato dell’offerta invece è possibile che l’Arabia Saudita aumenti la produzione così come l’Iran mentre per Paesi come gli USA un nuovo calo del petrolio potrebbe condurre ad un ulteriore diminuzione dell’output mettendo però così a rischio l’economia statunitense.
Ed è proprio quest’ultimo punto che potrebbe pesare e non poco sull’andamento delle Borse europee e soprattutto quella italiana. Secondo Natixis le quotazioni di petrolio dovrebbero ridiscendere verso i 30$ a barile dopo il mancato accordo di Doha ma alcuni ritengono che i fondamentali non siano cambiati in quanto non ci si aspettava un accordo forte e duraturo.
Nel caso la casa francese avesse ragione si tornerebbe ad un sell-off sui mercati azionari anche se sulla Borsa Italiana potrebbe avere meno impatto rispetto a inizio anno.
Borsa Italiana: cosa aspettarsi con un nuovo calo del greggio?
Questo perché nel breve periodo sembra migliorato il sentiment sui titoli bancari dopo la creazione del fondo Atlante il che ridurrebbe le vendite sull’indice Ftse Mib che aveva all’epoca accentuato i cali per colpa dei timori sulla solidità del sistema bancario. Le quotazioni del greggio è indubbio che scenderanno tra i 35$ e i 38$ che sono valori tutto sommato non eccessivamente bassi.
Di per sè tali quotazioni non dovrebbero pesare sul mercato italiano ma peserebbero invece su Wall Street che è alle prese con la delicata stagione delle trimestrali. Se i listini statunitensi dovessero appesantirsi con l’abbassamento del petrolio è difficile che il Ftse Mib riesca a reggere tale impatto dato che l’indice milanese ha dato prova di essere piuttosto correlato con la Borsa americana come si può vedere dal grafico sottostante.
Tutto quindi dipenderà da quanto i prezzi del petrolio scenderanno e dalla reazione che avrà su Wall Street. Il Ftse Mib e la Borsa Italiana potrebbero accusare il rischio deflazione che è già ben affacciato sull’economia italiana e sull’intera Eurozona anche se, per lo meno in teoria, con il miglioramento della situazione sul comparto bancario i cali dovrebbero essere molto più contenuti rispetto a prima (Wall Street permettendo).
Inoltre, un nuovo crollo del petrolio potrebbe indurre la Fed a non rialzare i tassi di interesse nel futuro più vicino (cosa già altamente probabile a prescindere dall’oro nero) mentre la BCE potrebbe rimettere mano alle già ingenti misure messe in campo a marzo per combattere ancora più a fondo la bassa crescita dell’inflazione.
Le due cose combinate dovrebbero supportare le Borse in generale anche se bisognerà valutare il sentiment degli operatori dopo l’ennesima delusione.
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