Brexit: non è stato raggiunto alcun accordo tra Tusk e Cameron. Il presidente del Consiglio europeo e il premier inglese non hanno trovato un accordo che possa evitare la Brexit.
Il presidente del Consiglio europeo Tusk e il premier inglese Cameron, all’incontro tenutosi ieri a Londra, non hanno raggiunto alcun accordo per evitare la Brexit, ovvero l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.
Si avvicina sempre di più il referendum 2017 con il quale la Gran Bretagna deciderà se rimanere o no nell’Unione Europea e i rappresentanti politici inglesi ed europei stanno cercando un compromesso per assicurare la stabilità del continente.
Oltre alla sospensione di Schengen anche l’eventualità di una Brexit rischia di mettere in pericolo il funzionamento dell’Unione Europa.
Brexit, incontro Tusk-Cameron: ancora nessun accordo raggiunto
Qualche giorno fa al Forum economico di Davos (Svizzera) il cancelliere inglese George Osborne aveva tranquillizzato il Fondo monetario internazionale manifestando il suo ottimismo verso la possibilità di trovare un buon accordo fra la Gran Bretagna e l’Unione Europea che evitasse la Brexit.
L’incontro tenutosi ieri tra Donald Tusk e David Cameron sembra invece contraddire i buoni propositi espressi finora. Non è infatti stato raggiunto alcun accordo tra il presidente del Consiglio europeo e il premier britannico sulle concessioni da assegnare alla Gran Bretagna per evitare che esca dall’Unione europea.
Tuttavia i due rappresentanti politici hanno comunicato che saranno concesse “altre 24 ore di colloqui” prima che vengano rese pubbliche le proposte europee su tutti i temi sollevati dalla Gran Bretagna.
Brexit, incontro Tusk-Cameron: le richieste delle parti
Tra i fattori di interesse di Cameron vi è il tanto discusso “freno di emergenza”: il premier britannico vorrebbe che il limite ai benefit per i cittadini europei che si trasferiscono nel Regno Unito venga introdotto subito dopo il referendum sulla Brexit e che non abbia limiti di tempo.
Dall’altra parte invece i rappresentanti europei vorrebbero che il “freno” fosse motivato da una situazione eccezionale per il welfare, come ad esempio gravi squilibri di bilancio, e che entrasse in vigore entro tre mesi dalla richiesta di Londra e con il consenso degli altri stati europei.
Inoltre, mentre l’Ue vorrebbe porre un limite temporale all’applicazione di questa misura “straordinaria” (si era parlato di un massimo di quattro anni) la Gran Bretagna fa pressioni affinché resti in vigore per tutto il tempo necessario a normalizzare i flussi migratori verso il paese. Alla base di questa proposta vi è l’intenzione di Cameron di ridurre l’immigrazione, da mesi oltre i 300mila individui l’anno, al di sotto dei 100mila.
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