Brexit: quali ripercussioni sulla sterlina?

Chiara Puccioni

29 Gennaio 2016 - 08:01

La Brexit sta avendo forti ripercussioni sull’andamento della sterlina. Da monitorare i prossimi incontri tra il primo ministro Cameron e Bruxelles.

Brexit: quali ripercussioni sulla sterlina?

Oggi Il primo ministro britannico David Cameron incontrerà a Bruxelles il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, in vista del vertice di febbraio in cui si discuteranno i termini della partecipazione della Gran Bretagna nella Ue, prima del referendum sulla «Brexit», ed è probabile che questo incontro non lascerà indifferenti i mercati valutari.

Da tempo, infatti, sembra che una serie di fattori gravino pesantemente sull’andamento della valuta britannica. In meno di tre mesi la sterlina ha ceduto l’8%, raggiungendo i minimi da 7 anni contro il dollaro, e continuando a scendere anche nei confronti dell’Euro.

Sterlina: i 3 motivi della discesa

Secondo gli analisti la divisa britannica è colata a picco per tre motivi fondamentali:

  • mentre in USA la Fed rialzava i tassi di interesse, il governatore della Bank of England Mark Carney ha fatto chiaramente capire che non ci si deve aspettare lo stesso in UK. Tuttavia l’atteggiamento della BoE può spiegare solamente in parte il tonfo della sterlina, anche perché la Banca Centrale Europea ha lasciato intendere che proseguirà la politica di quantitave easing, ma la divisa britannica è scesa ancora nei confronti dell’Euro.
  • il rallentamento dell’economia britannica: rispetto al 2014, che ha registrato un +2,6%, nel 2015 il tasso di crescita del PIL si è assestato su +2,2%, in rallentamento rispetto all’anno precedente. In ogni caso si tratta di buoni risultati, insufficienti a spiegare tanto nervosismo sui mercati
  • il referendum sul “Brexit”, vero “colpevole” del clima di incertezza che incombe sulla Gran Bretagna e sulla sterlina.

Leggi anche: Forex, sterlina e rischio Brexit: fino a dove potrà scendere la valuta inglese nel 2016?

Secondo Alberto Nardelli, data editor del The Guardian, sin dalla fine del 2015 si è creata una sproporzione sul mercato tra chi cerca di vendere, nei prossimi 12 mesi, asset denominati in sterline - “assicurandosi” contro eccessivi ribassi della valuta britannica - rispetto a chi compra sterline.

Il mercato è animato da una forte volatilità, vicina a quella che mostrava prima delle elezioni e addirittura superiore a quella si registrava prima del referendum per l’indipendenza della Scozia del 2014. E’ chiaro che tale volatilità si riflette sul mercato dei cambi, creando spazi per una più elevata instabilità .

La diminuzione della domanda per gli asset britannici, associata ad un rischio più alto, si riflettono in una sterlina messa sotto pressione.

Brexit: cosa rende così nervosi i mercati?

Il problema fondamentale è l’incertezza che grava su una serie di elementi: se e quando si terrà il referendum, che inizialmente era stato programmato per il 2017, mentre ora si parla di metà dell’anno, tra giugno e novembre 2016.

Quale sarà l’eventuale risultato, con sondaggi molto in contraddizione tra loro da cui è difficile cogliere una tendenza netta, anche se sembra che l’ipotesi dell’uscita dall’europa stia guadagnando consensi. Berenberg, banca danese, ha recentemente rivisto le sue quotazioni sulla possibilità che gli inglesi decidano in maggioranza di votare per l’uscita, dal 30 al 35%.

Importante per il risultato sarà poi anche la data del voto, come fa notare l’ex Presidente del Consiglio Enrico Letta, sostenendo che indire il referendum in estate, quanto probabilmente la crisi dei migranti in europa raggiungerà il suo picco, creerà certamente maggiore consenso a chi desidera abbandonare l’UE.

Le diverse stime sull’entità degli effetti, certamente negativi, che un possibile “si” al Brexit potrebbe creare sull’economia britannica. L’instabilità della situazione, potenzialmente crititca per la Gran Bretagna se dovesse prevalere il Brexit, genera incertezza, che a sua volta fa diminuire gli investimenti, sia locali che stranieri - effetto già vissuto all’epoca del referendum scozzese.

Sicuramente l’incontro di oggi sarà uno dei primi banchi di prova dei negoziati UE-GB, dove si testerà l’effettiva possibilità di trovare un accordo. Seguiranno probabilmente meeting sempre più frequenti in vista del vertice del 18-19 febbraio, da seguire con attenzione anche per capire come si muoverà il cambio con la sterlina.

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