L’accordo sulla Brexit negoziato con l’Ue è stato bocciato per la seconda volta: 391 contro 242, una maggioranza di 149 no
A quasi due mesi dalla più grande bocciatura di sempre, una nuova sconfitta è arrivata oggi, intorno alle 20.30 ore italiane, per il primo ministro britannico Theresa May. L’accordo sulla Brexit, portato questa sera in Parlamento, è stato rigettato per la seconda volta. Il risultato del voto, il più importante sul fronte divorzio, è stato annunciato dai teller.
Il 16 gennaio scorso, i deputati si erano già espressi con 432 no e 202 sì.
Nelle settimane scorse, il premier britannico era tornato ai negoziati con l’Ue-27: l’obiettivo della May - non centrato - era quello di ottenere concessioni e cambiamenti che potessero piacere alla Camera dei Comuni.
Brexit, la Camera dei Comuni boccia l’accordo
Non è bastato, a un’ora dal voto, il sostegno di alcuni parlamentari conservatori. In 21, dopo aver voltato le spalle alla premier Theresa May lo scorso gennaio, avevano annunciato - nel pomeriggio - di voler sostenere il nuovo piano.
Per alcuni l’accordo era valido, migliorato nei contenuti e nel controverso punto sul backstop irlandese, altri invece avevano promesso il proprio voto favorevole, soltanto per evitare il rischio di una no-deal Brexit. Il supporto dei suoi non è stato tuttavia sufficiente. May ha incassato 391 voti contrari e solo 242 favorevoli. Una disfatta che pesa anche sul futuro politico della premier.
Si tornerà in aula domani, mercoledì 13 marzo, per discutere l’eventuale uscita dall’Ue senza un accordo. Se domani la mozione dovesse essere respinta, il 14 marzo sarà presentata una terza mozione sull’eventualità di ottenere un’estensione breve e limitata dell’articolo 50, in quel caso la Brexit potrebbe slittare a giugno.
Theresa May non ha nascosto la propria delusione deplorando “profondamente” il comportamento dei parlamentari e sostenendo che l’accordo negoziato era “il migliore e, in effetti, l’unico accordo possibile”.
Nella dichiarazione della scorsa settimana, Andrea Leadsom, il leader della Camera, aveva detto:
“nella deplorevole ipotesi che l’Assemblea non sostenga l’accordo, farò un’ulteriore dichiarazione di voto per adempiere agli impegni presi dal primo ministro e consentire all’Aula di votare per una Brexit senza accordo il 29 marzo o per l’estensione dell’articolo 50”.
Il vicepresidente della Commissione europea Jyrki Katainen aveva affermato che se i legislatori britannici avessero rifiutato l’accordo di Theresa May questa sera, una Brexit cosiddetta dura sarebbe stata più vicina che mai.
Dei rischi che si corrono aveva parlato, in un tweet, anche il responsabile Ue dei negoziati con il Regno Unito, Michel Barnier.
Listening to debate in @HouseofCommons : there seems to be a dangerous illusion that the UK can benefit from a transition in the absence of the WA.
Let me be clear: the only legal basis for a transition is the WA. No withdrawal agreement means no transition.— Michel Barnier (@MichelBarnier) 12 marzo 2019
Il voto di Westminster allontana, ancora di più, l’ipotesi di un accordo sulla Brexit; l’Ue ha già ribadito in diverse occasioni che non tornerà a trattare con l’Inghilterra per la terza volta.
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