I contagi di coronavirus stanno crescendo anche in Italia. Eppure il nostro Paese appare più protetto del resto d’Europa: come mai? L’esperto spiega perché, guardando al prossimo futuro.
Momento cruciale per il coronavirus in Italia: i contagi aumentano, le scuole sono state riaperte e il timore di una seconda ondata è reale.
Tuttavia è evidente che il nostro Paese si trova in una situazione migliore rispetto alle vicine nazioni europee. Gli oltre 10.000 casi giornalieri di Francia e Spagna fanno tremare l’intero continente.
Cosa sta davvero salvando l’Italia da uno scenario preoccupante? E cosa aspettarsi nel prossimo futuro? L’esperto Galli offre delle risposte.
Il lockdown severo ha salvato l’Italia
I 1.900 contagi giornalieri di venerdì 25 settembre hanno messo in allarme anche il nostro Paese, sebbene i numeri suggeriscano una maggiore tranquillità rispetto alle spaventose cifre francesi e spagnole, con oltre 15.000 e 12.000 positivi in 24 ore.
Dopo che l’OMS ha elogiato il sistema Italia per la risposta all’epidemia, l’interrogativo che circola tra popolazione ed esperti è: come mai la penisola italiana si sta, in qualche modo, salvando da un’ondata inarrestabile?
La risposta è arrivata dal professor Galli, primario di malattie infettive al Sacco di Milano. Tutto ruota intorno al lockdown severo e impattante di marzo-aprile. Proprio il sacrificio di quei due mesi così anomali avrebbe salvato l’Italia.
Così spiega la situazione l’esperto intervistato da Il Corriere della Sera:
“il lockdown per come lo abbiamo vissuto e sofferto, più rigoroso che altrove, abbia limitato la circolazione del virus in alcune parti d’ Italia. Parecchie regioni non hanno avuto nuovi casi per un determinato lasso di tempo. Quell’ intervento radicale ci ha dato una sorta di onda lunga di protezione, ma l’equilibrio è fragile.”
Attenzione a cantare vittoria troppo presto. Il COVID-19 circola ancora senza essere andato mai via e circola soprattutto nei contesti familiari, mettendo in pericolo le persone anziani e più fragili.
Secondo Galli, quindi, ci attendono ancora settimane all’insegna della prudenza, con l’obiettivo immediato di rafforzare la medicina territoriale. Solo così si potranno fermare in tempo i focolai e mantenere una situazione sostenibile.
Cosa monitorare fino ad ottobre
Non si possono ancora formulare certezze sull’evoluzione del coronavirus in Italia. Galli, infatti, ipotizza che occorre attendere almeno fino al 10 ottobre per capire quale impatto ha avuto l’apertura delle scuole e se davvero ci sarà bisogno di uno stato di emergenza più lungo.
Intanto, il professore mette in guardia su alcuni punti chiave: tenere in osservazione le terapie intensive (più crescono i contagi, maggiore è il bisogno di ospedalizzare); favorire lo smart working dove possibile; limitare a 1.000 il numero di tifosi negli stadi.
La seconda ondata, si auspica Galli, potrebbe non arrivare mai.
© RIPRODUZIONE RISERVATA