Cambio euro dollaro: cos’è successo nel 2014?

Flavia Provenzani

30/12/2014

Analisi fondamentale sui fatti nel 2014 che hanno influito sul cambio EUR/USD. Ecco perché sarà difficile raggiungere la parità nel 2015.

Cambio euro dollaro: cos’è successo nel 2014?

Il cambio euro dollaro, il re dei cambi nel mercato del forex sia per la sua liquidità sia per il volume degli scambi giornalieri, copre circa un terzo del mercato valutario.
Molto profittevole per i day-trader e gli scalper nelle fasi di consolidamento intraday, il cambio euro/dollaro si è confermato nel 2014 il cambio più volatile e pieno di sorprese.

Cosa ha influenzato il cambio euro dollaro (EUR USD) nel 2014?

Analisi fondamentale EUR USD nell’anno 2014
Gli aspetti da tenere in considerazione e che necessitano di maggior attenzione sono stati molti nel 2014.
Ecco i fatti che hanno causato movimenti rilevanti per il cambio euro dollaro nell’anno 2014: quali sono i più importanti?

Questi tre punti lasciano pensare che il cambio euro dollaro propenda verso la parità nel 2015.

Ecco invece i fatti che continuano a dimostrare il bisogno di tutta l’economia mondiale delle super potenze degli Stati Uniti e dell’Unione Europea:

Ma quanto si potrà contare su un cambio euro dollaro in parità?
La Goldman Sachs già scommette su euro/dollaro in parità entro il 2017.

Cosa ci si aspetta nel 2015?
Quali sono le decisioni in politica monetaria internazionale non certe e i trend che potranno impedire il raggiungimento della parità sul cambio euro dollaro?

  • il rialzo da parte della Fed dei tassi di interesse. Non è affatto scontato che avvenga entro la prima parte dell’anno.
  • l’economia dell’Eurozona potrebbe continuare a non soddisfare le aspettative, ma è probabile che la ripresa statunitense possa influenzare positivamente l’Europa con un effetto traino.
  • l’annuncio del tanto atteso QE entro la fine di gennaio da parte di Draghi. Ormai lo si ritiene altamente probabile, ma certo non ci stupiremmo se venisse ancora una volta rimandato. Starà al mercato valutare se l’entità del quantitative easing sarà abbastanza, o che sia talmente leggero da sortire minimi vantaggi.
  • la crescita del Pil degli Stati Uniti. Figlia dell’aumento degli investimenti produttivi e delle vendite, è stata anche affiancata da una diminuzione degli acquisti immobiliari e largamente favorita dal ribasso del prezzo del petrolio, che ha donato un maggior potere d’acquisto al consumatore americano. Tutto starà nella durata effettiva dei prezzi al minimo.
  • l’influenza dei flussi finanziari del cambio euro dollaro e i loro rendimenti, che spesso in passato hanno già portato il cambio alle stelle.

Un altro fatto, solo apparentemente minore ma potenzialmente pericoloso per l’Eurozona è legato alla situazione in Grecia: Il Paese è a rischio default, se non arriverà il Presidente della Repubblica si andrà alle elezioni. Il rischio è quello di innescare un effetto domino che potrebbe travolgere anche l’Italia.
L’accordo non è stato raggiunto, sono ufficiali le elezioni a fine gennaio.
Con molta probabilità la volatilità del mercato azionario e obbligazionario greco arriverà alle stelle.

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