Tassazione capital gain: regime dichiarativo o amministrato? Guida alla scelta

Francesco Oliva

02/09/2018

Regime amministrato o regime dichiarativo: guida completa alla scelta del migliore regime fiscale di tassazione del capital gain.

Tassazione capital gain: regime dichiarativo o amministrato? Guida alla scelta

Come funziona la tassazione capital gain o plusvalenza o guadagno in conto capitale? Come fare per ottimizzare fiscalmente i profitti da capital gain?

Innanzitutto occorre conoscere alla perfezione le regole che stanno alla base del regime dichiarativo e del regime amministrato, ovvero i due regimi fiscali cui è possibile assoggettare il capital gain.

La tassazione del capital gain sul trader è particolarmente complessa. Il trader che ottiene un capital gain deve assoggettare a tassazione il proprio guadagno in conto capitale scegliendo tra due diversi regimi fiscali: il regime dichiarativo ed il regime amministrato.

Come scegliere tra regime dichiarativo e regime amministrato? Quali fattori occorre tenere in considerazione per ottenere il migliore risultato fiscale sulla tassazione del capital gain ottenuto?

Ecco le risposte a queste domande e la guida per considerare tutti i vantaggi e gli svantaggi propri di ciascun regime fiscale di tassazione del capital gain.

I lettori interessati possono approfondire questo tema con la nostra guida su Capital gain: cos’è e come si calcola?

Tassazione capital gain, cos’è il regime dichiarativo?

Il regime dichiarativo è quel particolare regime fiscale di tassazione del capital gain in cui il trader (contribuente) sceglie di:

  • calcolare autonomamente il rendimento dei propri rendimenti di portafoglio attraverso l’applicazione del metodo LIFO (Last In First Out = Ultimo ad entrare, primo ad uscire);
  • incassa il rendimento totale del capital gain al lordo delle imposte;
  • calcola e versa autonomamente le imposte nel rispetto delle scadenze previste dalla dichiarazione dei redditi.

Il regime dichiarativo, quindi, ha come oggetto i redditi diversi ottenuti dal contribuente grazie alla differenza tra corrispettivo percepito e costo d’acquisto riconosciuto fiscalmente. Il riferimento normativo in materia fiscale sono gli articoli 67 e seguenti del TUIR.

Tassazione capital gain, regime dichiarativo: vantaggi e svantaggi

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di scegliere il regime dichiarativo per la tassazione del proprio capital gain?

Il vantaggio principale è sicuramente dato dal fattore tempo.

Con il regime dichiarativo, infatti, il trader che ha ottenuto un capital gain andrà a versare le imposte (autonomamente calcolate) soltanto un anno dopo. Si pensi, ad esempio, al caso dell’investitore che a gennaio 2018 ha ottenuto un capital gain su un titolo finanziario acquistato a novembre 2017: le relative imposte dovranno essere pagate tra giugno e novembre del 2019!

Questo significa che nel frattempo il trader può reinvestire in modo produttivo il guadagno in conto capitale ottenuto, magari incrementando ulteriormente i propri rendimenti.

Lo svantaggio principale della tassazione del capital gain con il regime dichiarativo è dato dalla complessità gestionale.

Il regime dichiarativo comporta una serie di obblighi formali e sostanziali per il contribuente-investitore: ovviamente tali oneri aumentano in misura direttamente proporzionale al numero di operazioni finanziarie effettuate.

Di conseguenza, la tassazione del capital gain con il regime dichiarativo presuppone la profonda conoscenza della normativa fiscale da parte del trader; in alternativa risulta necessario farsi assistere da un commercialista.

Tassazione capital gain, cos’è il regime amministrato?

In alternativa al regime dichiarativo, il trader può decidere di aderire alla tassazione con il regime fiscale del risparmio amministrato: in cosa consiste?

Il regime del risparmio amministrato in tema di tassazione capital gain può riguardare esclusivamente:

  • le plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni non qualificate;
  • le plusvalenze derivanti dalla cessione di titoli finanziari indicati dalle lettere c-ter) e c-quarter) dell’articolo 67 del TUIR (tra cui le valute estere e i titoli non rappresentativi di merci).

La tassazione del capital gain con il regime amministrato è a carico dell’intermediario; l’opzione per il «risparmio amministrato» viene adottata dal trader al momento dell’acquisto del titolo.

La tassazione, in questo caso, viene effettuata con il sistema della ritenuta d’acconto alla fonte a titolo definitivo, per cui l’intermediario assume la veste di sostituto d’imposta.
In questo caso, quindi, il trader incassa un capital gain al netto della ritenuta d’acconto.

Il trader-contribuente è esonerato da ulteriori obblighi di natura sostanziale e formale poiché sono gli stessi intermediari finanziari a dover segnalare all’Agenzia delle Entrate il rapporto di amministrazione (vedi articolo 7, comma 6, del d.p.r. 605/1973).

Tassazione capital gain, regime amministrato: vantaggi e svantaggi

Come valutare la convenienza del regime amministrato per il capital gain?
E’ possibile, innanzitutto, analizzare punti di forza e di debolezza, vantaggi e svantaggi.

Il principale vantaggio del regime amministrato in materia di capital gain è dato dalla facilità. Nel regime amministrato, infatti, il capital gain viene calcolato, dichiarato e pagato (tramite ritenuta alla fonte a titolo definitivo) dall’intermediario finanziario.

Il principale svantaggio, invece, consiste nel fattore tempo. Mentre, come abbiamo visto prima, nel regime dichiarativo il vantaggio principale consiste nel poter disporre per un lungo periodo del proprio rendimento, nel regime amministrato la tassazione avviene immediatamente e per ciascuna operazione.
Il calcolo delle plusvalenze da assoggettare a tassazione avviene con il metodo del costo medio ponderato.

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