Due modalità di esercizio per due gradi di rischio differenti. Come scegliere la barriera giusta e quali impatti hanno le due tipologie sulla strutturazione del certificato e sul suo funzionamento
Nei certificati a capitale condizionatamente protetto, che rappresentano una quota molto consistente del mercato, è il livello barriera l’elemento chiave da considerare per la scelta di investimento.
I certificati a capitale condizionatamente protetto, a differenza dei certificati a capitale protetto, non assicurano infatti il rimborso a scadenza del capitale investito e la protezione del valore nominale del certificato risulta essere subordinata al rispetto di condizioni che riguardano il prezzo assunto dal sottostante durante la vita del certificato o esclusivamente alla scadenza del certificato.
Questo livello del prezzo detto livello barriera è un vero e proprio spartiacque per il successo dell’investimento e per la capacità del certificato di produrre rendimenti positivi.
La barriera di un Certificato d’investimento: cosa è e come funziona
Esistono diverse barriere, sia per tipologia sia per livello rispetto allo strike iniziale del sottostante, a cui corrisponde un differente grado di rischio e rendimento del certificato.
Distinguiamo innanzitutto due tipologie di barriera in termini di posizionamento: la classica barriera “al ribasso” per le strutture con facoltà “long” e una “barriera al rialzo”, per quei certificati con facoltà “short”.
Due sono le poi le caratteristiche implicite della barriera, che ne determinano un differente costo in fase di strutturazione e che danno luogo ad una marcata differenziazione sia sul rischio che sul rendimento. In tal senso distinguiamo la barriera di tipo americana, ovvero continua e valida durante tutta la vita del certificato, rilevando “in continua” il prezzo del sottostante intraday o, viceversa, solamente in chiusura di contrattazione (barriera daily), la cosiddetta barriera di tipo europea, rilevata solo alla naturale scadenza del certificato.
Barriera americana vs. barriera europea
Si comprendono quindi i due differenti gradi di rischio. La barriera europea si distingue per una spiccata flessibilità e una marcata asimmetria, che permette al certificato di mantenere immutate tutte le caratteristiche distintive fino alla naturale scadenza potendo attraversare indenne fasi anche fortemente volatili.
Fasi che invece decreterebbero la decadenza dell’opzione di protezione condizionata per i certificati a barriera continua. Indubbie sono anche le differenze in termini di pricing, con la barriera discreta che avrà un costo superiore rispetto ad un’analoga barriera continua a parità di altre condizioni come sottostante, scadenza e posizionamento.
Questo si riflette anche sulle caratteristiche in termini di redditività: è lecito attendersi che i rendimenti potenziali connessi a strutture a barriera europea siano più contenuti di un’analoga barriera americana posta alla medesima distanza dallo strike iniziale del sottostante.
La scelta della barriera, a partire dalla sua osservazione fino al suo posizionamento, rappresenta pertanto un fattore determinante per la corretta gestione di portafoglio.
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