Che cos’è la Greenshoe?

C. G.

26 Giugno 2017 - 16:05

Che cos’è la greenshoe option, a cosa serve e come funziona? Una guida completa sull’opzione che tutela i titoli azionari.

Che cos’è la Greenshoe?

Greenshoe: cos’è, a cosa serve e come funziona l’opzione?

L’opzione greenshoe, altresì nota come over-allotment option, è uno strumento volto alla stabilizzazione di un titolo azionario in seguito ad un’IPO (offerta pubblica iniziale).

In altre parole la greenshoe option può essere considerata come una clausola contenuta all’interno di un accordo scritto che permette di vendere più azioni rispetto a quanto originariamente previsto dall’IPO, dato che la domanda da parte degli investitori risulta piuttosto elevata.

Di seguito una guida completa che tenterà di mettere in luce tutti gli aspetti dell’opzione: dal cos’è la greenshoe option, al cosa serve, fino al suo funzionamento.

Greenshoe option: cos’è e a cosa serve?

Il termine greenshoe prende vita nel 1919 dalla Green Shoe Manufacturing Company, oggi parte della Wolverine World Wide Inc., società passata alla storia come la prima ad aver utilizzato questo tipo di opzione.

Come già accennato, la greenshoe permette di garantire maggiore stabilità ad un titolo azionario, dato che colui che lo emette ha la facoltà di aumentare l’offerta di azioni e regolare così le fluttuazioni della quotazione. Alla domanda “che cos’è la greenshoe option” possiamo dunque rispondere facendo riferimento alla sua capacità di stabilizzazione di un titolo. Tra l’altro l’opzione è l’unica ad essere stata ammessa dalla SEC, la Securities and Exchange Commission.

Come funziona la greenshoe option?

L’opzione greenshoe permette di vendere il 15% di azioni in più rispetto al numero originario previsto dall’IPO societaria, nel momento in cui la domanda di titoli eccede le previsioni iniziali e giustifica appunto la vendita ulteriore. Come già accennato, l’opzione deve essere menzionata nel prospetto informativo di quotazione.

La greenshoe viene concessa ai responsabili del consorzio di collocamento (coloro che seguono la società nel processo di quotazione), tipicamente advisor e banche internazionali. Questo perché l’utilizzo dell’opzione greenshoe implica una riduzione delle quote azionarie detenute dagli azionisti (dato che mette in circolo più titoli). Rari sono i casi in cui l’opzione viene esercitata con apposito aumento di capitale.

Un’IPO, ossia un’offerta pubblica iniziale, può avere o non avere successo. La greenshoe option viene esercitata solo nel primo caso:

  1. L’IPO ha successo: il prezzo delle azioni decolla più del previsto, i responsabili del collocamento decidono esercitare l’opzione greenshoe e comprano azioni extra ad un prezzo prestabilito per poi venderle allo scoperto a chiunque voglia comprarle.
    Aumentando il flottante in circolazione, gli advisor sopperiscono alla forte domanda sul titolo, stabilizzandone il prezzo ed evitando l’eccesso di rialzo. Questo comporta maggiori guadagni per chi colloca, che vende un numero maggiore di azioni ad un prezzo maggiore rispetto a quello fissato nell’IPO.
  1. L’IPO non ha successo: il prezzo delle azioni crolla, gli advisor o le banche di cui abbiamo parlato (collocatori) non esercitano la greenshoe option e comprano sul mercato le azioni rimanenti per coprire la posizione corta intrapresa, fornendo supporto al prezzo del titolo ed evitando ribassi eccessivi. Essi si apprestano a chiudere l’operazione di over-allotment, ottenendo una plusvalenza sul trading delle azioni e stimolando ancora la domanda sul titolo.

Le caratteristiche della greenshoe option sono le seguenti:

  • scade 30 giorni dopo la quotazione
  • permette di vendere il 15% di azioni in più sul totale
  • deve essere menzionata nell’atto di quotazione
  • può essere esercitata o meno, a seconda dell’IPO

Gli esempi più famosi di Greenshoe option

Un classico esempio volto a comprendere al meglio cos’è la greenshoe e a cosa serve è quello relativo all’IPO di Ferrari, del 21 ottobre 2015. Nei primi giorni di offerta le azioni del cavallino sono praticamente decollate rispetto al prezzo di $52 stabilito dall’IPO e hanno sfondato la soglia dei $60.

Il giorno successivo, al termine degli scambi, FCA ha reso noto l’esercizio totale dell’opzione greenshoe da parte del consorzio di banche che aveva preso parte al collocamento di Ferrari. Stiamo parlando dell’esercizio su 1.717.150 azioni ordinarie, che ha portato la quantità totale di azioni Ferrari a quota 18.892.150.

In seguito all’esercizio della greenshoe option i proventi dell’IPO Ferrari sono passati da 866 a 982 milioni di dollari, le banche del consorzio hanno ampliato i guadagni da commissione ed il prezzo delle azioni Ferrari è tornato in poche sedute ai livelli di 52$ ad azione determinati dall’IPO.

Un altro esempio potrebbe riguardare l’IPO di Facebook del lontano 2012. In quel caso i sottoscrittori hanno concordato di vendere 421 milioni di azioni al prezzo di $38 ciascuna. La domanda di azioni si è dimostrata maggiore del previsto per cui è stata esercitata l’opzione greenshoe che ha portato alla vendita effettiva di 484 milioni di azioni Facebook e alla stabilizzazione del titolo.

Altro caso di esercizio dell’opzione è stato rintracciato durante l’esordio sul mercato di Alibaba nel 2014. In questo caso la greenshoe option ha dato vita alla più grande IPO della storia (25 miliardi di dollari).

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# IPO

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