Chi è Alberto Gerli, l’ex membro del Cts che “sbaglia tutte le previsioni”

Alessandro Cipolla

19/03/2021

La biografia di Alberto Gerli, che si è dimesso dal Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus dopo le polemiche sulle sue previsioni sbagliate sull’andamento del Covid in Italia.

Chi è Alberto Gerli, l’ex membro del Cts che “sbaglia tutte le previsioni”

Tra gli iniziali componenti del nuovo Comitato tecnico scientifico, molto più snello ora per volere del Governo Draghi con i membri passati da 27 a 12, ce n’è uno che ha subito catturato le attenzioni dei giornali.

Si tratta di Alberto Gerli, un ingegnere gestionale che stando all’Huffington Post sarebbe stato nominato nel Cts in “ quota Lega ”, anche se Matteo Salvini ha poi subito preso le distanze.

Ma a far parlare non è stato tanto il possibile sponsor politico, quanto la “teoria delle ondate di 40 giorni” elaborata da un team dove lui viene definito il cervellone matematico.

Si tratta di una teoria che sostiene come che le ondate di coronavirus durano 40 giorni, con il suo andamento che dipenderebbe unicamente da ciò che accade dopo i primi 17 giorni. Il lockdown prolungato di conseguenza sarebbe una misura inutile.

Peccato che diverse di queste previsioni si siano poi rivelate sbagliate, con Alberti Gerli che viste le polemiche ha preferito rassegnare le proprie dimissioni dal Cts ribadendo al tempo stesso di restare “convinto della bontà dei dati”.

Alberto Gerli: biografia e teoria sul coronavirus

Alberto Giovanni Gerli è un ingegnere gestionale di 40 anni, indicato come un grande appassionato di bridge e per pochi giorni anche uno dei dodici membri del nuovo Comitato tecnico scientifico.

Implacabile come sempre, il web dopo la sua nomina nel Cts subito ha rispolverato la sua teoria che è stata anche oggetto di un articolo, in data 20 aprile 2020, da parte del Corriere della Sera.

“Qualsiasi misura restrittiva applicata dopo i primi 17 giorni (come la chiusura delle industrie o i divieti alla libertà di movimento dei cittadini) - si legge nell’articolo del Corriere - inciderebbe poco o nulla sull’andamento dei contagi e sul numero finale delle vittime”.

A far discutere adesso sono soprattutto molte previsioni di Gerli che poi si sono rivelate sbagliate. La più celebre è senza dubbio “il lockdown non serve più a nulla” pronunciata poco dopo che la Lombardia veniva dichiarata per la prima volta zona rossa.

Nell’aprile 2020 ha lanciato una sorta di appello al governatore dello Stato di New York avvisandolo che al 30 giugno avrebbero avuto 130.000 contagi, ma poi tristemente ne sono stati 420.000.

A fine gennaio invece ha previsto che il Veneto a fine febbraio passasse in zona bianca, salvo poi finire in zona rossa. In Lombardia invece ha stimato per metà marzo 350 contagi al giorno, ma poi ne sono stati 4.700.

Stando alla sua teoria, adesso dovremmo essere vicini al picco di questa nuova ondata indipendente da quelle che sono le misure restrittive in corso, che di conseguenza diventano così inutili.

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