Amancio Ortega è l’uomo più ricco d’Europa con un patrimonio di 69,9 miliardi di dollari. Ecco la sua storia e quella dell’azienda che l’ha reso il paperone d’Europa.
Con un patrimonio di quasi 70 miliardi di dollari, Amancio Ortega è l’uomo più ricco d’Europa. Uomo molto riservato, nessuna apparizione in TV, né interviste sui giornali, poche le foto strappate dai paparazzi, ma Ortega è l’esponente più importante della nuova imprenditoria spagnola.
Amancio Ortega deve il suo patrimonio alla fondazione del marchio Zara, leader nell’abbigliamento di qualità ma a prezzi contenuti. Zara è il primo marchio in Europa come numero di negozi disseminati in tutti i Paesi e secondo al mondo dopo l’americana Gap: questo e molti altri marchi sono compresi nella multinazionale Inditex group.
Chi è Amancio Ortega
Nato in un paesino nella provincia di León, in Spagna, figlio di un dipendente delle ferrovie spagnole, Ortega ha iniziato a lavorare in un negozio di vestiti a 14 anni. La sua prima attività, Confecciones GOA, nasce nel 1963 sotto il dominio franchista. In quegli anni Ortega si rese conto, vivendolo anche in prima persona, che le persone in grado di acquistare abiti ad alto prezzo erano davvero poche.
Così nel 1975 nasce il primo negozio Zara, una catena di abbigliamento che basa la sua forza sul rapporto qualità-prezzo. Ad oggi il gruppo Zara ha una diffusione capillare con negozi in tutto il mondo; il marchio è arrivato a fatturare 16,7 miliardi di euro generando un utile netto da 2,38 miliardi.
Non solo moda
Il patrimonio e il lavoro di Ortega non si basano soltanto sull’abbigliamento. Zara è e resterà la punta di diamante del patrimonio dell’imprenditore spagnolo che però si dedica anche ad altre attività. Con la moglie Rosalía Mera Ortega è stato il fondatore e presidente del gruppo Inditex, Industrias de Diseño Textil Sociedad Anónima, di cui attualmente è il maggior azionista. Il gruppo Inditex, oltre al marchio Zara, include anche Massimo Dutti, Pull and Bear, Bershka, Stradivarius, Oysho, Shkuaban e Zara Home.
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