Andrea Roventini è il possibile nuovo ministro all’Economia in caso di un addio di Giovanni Tria: vicino al Movimento 5 Stelle, vediamo la sua biografia e le sue idee.
Quando il Movimento 5 Stelle prima delle elezioni del 4 marzo presentò l’ipotetica squadra di governo, Luigi Di Maio come ipotetico ministro dell’Economia scelse Andrea Roventini, 40 anni e professore associato alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa.
In pieno stile 5 Stelle, i pentastellati per Palazzo Tesoro pensarono a un giovane di talento rispetto ad una figura di maggiore esperienza economico-finanziaria. Con la nascita del governo in tandem con la Lega, in via XX Settembre però è arrivato un ministro più vicino al carroccio che ai grillini.
Il Movimento però non ha mai particolarmente digerito l’atteggiamento troppo prudente dell’attuale ministro Giovanni Tria, tanto che da tempo si parla di un suo possibile addio vista le difficoltà che si stanno riscontrando nel Def: nel caso di un cambio alla guida del Ministero dell’Economia, a quel punto come sostituto in pole position ci sarebbe proprio Andrea Roventini.
La biografia di Andrea Roventini
Specializzato nella ricerca, gli interessi principali di Andrea Roventini vanno dall’analisi di sistemi complessi all’economia computazionale, la crescita, i cicli economici e lo studio degli effetti delle politiche monetarie, fiscali, tecnologiche e climatiche. E’ un advisory editor per il Journal of Evolutionary Economics.
Attualmente sta partecipando al progetto FP7 della Commissione Europea «Impatti e rischi degli scenari di fascia alta: strategie per soluzioni innovative» (IMPRESSION); Progetto H2020 della Commissione Europea, «Distributed Global Financial Systems for Society» (DOLFINS); Progetto H2020 della Commissione europea, «Innovation-Fuelled, Sustainable, Inclusive Economic Growth» (ISIGrowth). Per questo motivo Roventini non teme Bruxelles “l’importante è presentarsi al tavolo europeo con proposte credibili”.
I suoi lavori sono stati pubblicati sul Journal of Evolutionary Economics, Journal of Applied Econometrics, Journal of Economic Dynamics and Control, Environmental Modeling e Software, Macroeconomic Dynamics, Computational Economics.
Nato il 16 aprile 1977 a Mirandola (MO), ha una laurea con lode conseguita alla facoltà di Economia all’Università d Modena e Reggio Emilia, con una tesi dal titolo “Usura: come nasce e come può essere superata (Analisi della legge 108/96)”.
Successivamente a concluso un dottorato in Economia e Management presso la Scuola Sant’Anna di Studi Avanzati di Pisa, dove attualmente è associato, con una tesi dal titolo “Investimenti e cicli economici: teoria e prove empiriche”.
Prima di iniziare la sua carriera accademica a Pisa a fine 2014, per sei anni è stato assistente professore di Economia presso il Dipartimento di Economia presso l’Università di Verona.
Come vuole ridurre il debito
Riguardo al rapporto deficit/PIL oltre il 130% e l’obiettivo del Movimento 5 Stelle nei piani programmatici di tagliarlo di almeno 40 punti nei prossimi 10 anni, Roventini spiega che il rapporto deve scendere “principalmente attraverso la crescita economica e non con surplus crescenti di bilancio”.
L’evidenza empirica dimostra che oggi i moltiplicatori fiscali sono maggiori di uno: va colta questa opportunità attraverso investimenti pubblici, in particolare “mission oriented” a sostegno dell’innovazione. Inoltre tassi d’inflazione superiori a quelli attuali e vicini al 2% - l’obiettivo perseguito dalla BCE – contribuiranno a ridurre il rapporto tra debito e Pil. Il parametro del 3% deficit/Pil è un feticcio che non trova nessuna giustificazione nella teoria macroeconomica. Va quindi rispettato, ma in maniera flessibile. In Europa dialogheremo con la Germania, la Francia e gli altri Paesi per modificare il Fiscal Compact.
Roventini dice no alle privatizzazioni e sì ad un aumento degli investimenti che possano sostenere la crescita dell’economia italiana e ridurre il debito pubblico del nostro Paese. Come prima missione in agenda, parlava comunque della redazione di un Def “rigoroso, senza idee bizzarre”, che convinca appieno gli italiani.
Quando presentò il suo ipotetico governo, Luigi Di Maio descrisse così Roventini: “Vanta un record di pubblicazioni che lo colloca fra il top 10% mondiale degli economisti e il top 5% nazionale. Con lui presentiamo all’Economia tutto ciò che abbiamo sempre desiderato: gioventù, merito, eccellenza scientifica e indipendenza politica”.
Possibile ministro dell’Economia
Come visto quando Andrea Roventini si esponeva con i gradi ministro in pectore di un possibile governo tutto pentastellato, riguardo al parametro del 3% deficit-Pil parlava di un limite «che va rispettato ma in maniera flessibile».
Viste le strenue resistenze di Tria nell’alzare l’asticella del deficit, alla fine però indicata al 2,4% per il 2019 mentre poi scenderà nei due successivi anni, i 5 Stelle da tempo poco digeriscono le posizioni del ministro.
Già dopo l’ufficializzazione del Def si era parlato di possibili dimissioni da parte di Tria, che sarebbero state scongiurate da una telefonata ricevuta direttamente dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il timore è che in caso di un addio del professore lo spread possa salire incontrollato. Le voci di un possibile siluramento però negli ultimi giorni sono tornate a serpeggiare in via XX Settembre: al momento seduto in panchina, Andrea Roventini sarebbe pronto quindi a subentrare a partita in corso.
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