Le polemiche sulla statua della Spigolatrice ancora non si sono placate. Ma chi era la Spigolatrice di Sapri che è stata rappresentata dallo scultore Emanuele Stifano?
Raramente l’inaugurazione di una statua è una faccenda tanto discussa, ma nelle ultime ore non si parla di altro. Questo perché il corpo della Spigolatrice di Sapri, protagonista di una poesia popolare di Luigi Mercantini, sembra essere più quello di una modella sensuale che quello di una lavoratrice dei campi.
La foto della statua ha presto fatto il giro del web infiammando la polemica. Come mai una donna lavoratrice, una spigolatrice, si è ritrovata a essere rappresentata con un abito trasparente in una posa che mette in mostra (e in maniera molto evidente) il sedere? La domanda è lecita e anche la polemica, che arriva dopo una estate estenuante per la rappresentazione femminile.
Molti sono finiti a leggere della polemica senza conoscere nulla della storia della protagonista della statua, appunto la tanto discussa Spigolatrice di Sapri. Chi è la Spigolatrice e perché la sua raffigurazione ha creato tanta discordia?
Spigolatrice di Sapri, la protagonista di una ballata patriottica
La Spigolatrice è la protagonista della ballata patriottica risorgimentale scritta da Luigi Mercantini, autore impegnato attivamente nei moti risorgimentali. La poesia, o ballata, descrive le vicende della “spedizione di Sapri” di Carlo Pisacane dal punto di vista della Spigolatrice.
Attraverso gli occhi della donna, in appena cinque strofe, è riassunta l’impresa rivoluzionaria finita in tragedia. Molto noto il verso:
Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!»
La Spigolatrice, dopo aver incontrato Pisacane ed essersi invaghita di lui - stiamo pur sempre parlando di un genere, quello della ballata, nato per intrattenere i soldati e i combattenti intorno al fuoco - si dimentica di spigolare (raccogliere le spighe di grano) e osserva la fine tragica del gruppo di uomini.
La vicenda storica di Sapri
La ballata è un omaggio all’impresa tentata da Carlo Pisacane, un rivoluzionario e patriota italiano, che il 25 giugno 1857 partì da Genova per andare a liberare i 323 detenuti rinchiusi nella prigione politica di Ponza. La maggior parte di questi in realtà erano detenuti comuni, solo una decina erano stati imprigionati per reati politici e questo potremmo dire che segnò la fine dell’impresa.
Infatti una volta sbarcati a Sapri, in provincia di Salerno, furono attaccati dai contadini aizzati dalle autorità borboniche. Queste avevano descritto il manipolo di uomini come comuni evasi dalla prigione e a nulla servì sventolare la bandiera con il tricolore italiano. Molti persero subito la vita, gli altri vennero accerchiati, massacrati o imprigionati il 1° luglio successivo a Padula.
Perché è scoppiata la polemica sulla statua della Spigolatrice?
La Spigolatrice è un personaggio immaginario che verte sul sentimento d’amore, tanto patriottico quanto nostalgico, di un personaggio eroico per i moti risorgimentali, Pisacane appunto. La ballata, come detto in precedenza, è un genere ben specifico e tratta i personaggi in maniera molto standardizzata, potremmo anche dire “stereotipica”.
La polemica nasce non perché una spigolatrice sembra una modella pronta a sfilare, ma perché questa viene rappresentata in abiti e atteggiamenti erotici. Si discute di un punto in particolare: perché il sedere della statua deve essere tanto centrale nella raffigurazione della Spigolatrice?
Lo scultore, Emanuele Stifano, ha prevedibilmente difeso la propria opera, spiegando che l’idea di evidenziare le forme della Spigolatrice è nata con l’intento di “rappresentare un ideale di donna, fierezza e risveglio”. Si potrebbe commentare a lungo questa sua apologia, prima di tutto per aver voluto rappresentare un “ideale di donna” invece di una donna reale.
La rappresentazione femminile in Italia soffre di un problema: è raccontata da uno sguardo maschile che il più delle volte ne sessualizza il corpo e gli ideali. Una donna forte, fiera e che ha appena risvegliato la propria coscienza sociale e politica, come Stifano dice di aver rappresentato, non ha bisogno certo di mostrare il sedere sotto un abito trasparente. Qual è il messaggio? Non certo la forza e la fierezza. E se così fosse dovremmo davvero credere che la fierezza di una donna sia racchiusa nel suo sedere? Suona bizzarro, sessista e comico allo stesso tempo.
Il problema è chi, infine, giustifica tale statua attaccando le femministe che “come al solito” straparlano, ma se non sono le donne a parlare e criticare la rappresentazione femminile, chi altro dovrebbe? Forse qualche voce dal sud che ha commentato con “chi critica la statua non conosce il corpo delle donne meridionali” crede di conoscere il corpo delle donne meglio delle donne. Chissà.
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