Dalla Cina sono arrivate parole pesanti contro la strategia commerciale dell’UE: a pronunciarle è stato l’ambasciatore cinese a Bruxelles, che non ha gradito le ultime mosse europee.
Pechino ha accusato l’UE di mettere ancora di più a rischio le catene di approvvigionamento mondiali con pratiche “discriminatorie” che potrebbero anche ostacolare la ripresa globale dalla pandemia.
Perché il dragone si è schierato contro l’Europa nel delicato ambito delle relazioni commerciali? Le parole minacciose sono arrivate da un’intervista rilasciata al Financial Times da Zhang Ming, ambasciatore cinese presso l’UE.
Il clima resta teso e i rapporti complessi tra le due potenze. In questa fase di rilancio economico mondiale, con nuovi equilibri da stabilire, Cina e Unione Europea tracciano le proprie strategie commerciali in un difficile sforzo verso la cooperazione.
Perché, in questo contesto, Pechino ha accusato l’UE?
Dalla Cina accuse all’UE: il motivo
Non ha usato mezzi termini l’ambasciatore cinese presso l’UE: la sua idea è che la spinta della Commissione Europea ad affinare il proprio kit di strumenti commerciali è un palese annuncio di “misure più interne e unilaterali” e di “nuove barriere commerciali”.
Il riferimento è all’annuncio di Bruxelles di qualche settimana fa sulla volontà di intensificare la pressione verso i Paesi, affinché si conformino alle regole del commercio globale.
Secondo un rapporto della Commissione Europea, circa 66 Stati, tra cui molti con accordi commerciali con l’UE, hanno eretto barriere ingiustificate. La Cina, per esempio, ne ha introdotte il maggior numero, 40.
L’UE ha adottato diversi nuovi strumenti nell’ultimo anno per aiutare il commercio delle sue aziende. Tra questi, c’è un nuovo processo di reclamo per le imprese e le associazioni di settore che ritengono di dover affrontare barriere illegali e misure di ritorsione. Sta inoltre progettando strumenti legali per regolamentare il commercio. Uno affronterà le distorsioni causate dai sussidi statali, rivolti in particolare alla Cina, un altro intende forzare l’apertura dei mercati degli appalti pubblici e un terzo cercherà di bloccare i prodotti importati che si basano sulla deforestazione.
Non solo, l’Europa è impegnata nell’autosufficienza economica, per rispondere così alle pratiche commerciali e di investimento sleali guidate da Pechino, come il trattamento preferenziale per le imprese statali e i trasferimenti forzati di tecnologia.
L’UE punta, quindi, a difese commerciali più efficaci e a un meccanismo di due diligence volto a portare alla luce gli abusi sul lavoro e sull’ambiente nelle catene di approvvigionamento.
Questa politica commerciale più determinata da parte dell’Unione Europea è però stata da subito mal digerita da Pechino.
Per questo, nella sua intervista a Financial Times, l’ambasciatore cinese ha alzato i toni:
“Le mosse intraprese dall’UE avranno anche conseguenze globali e potrebbero creare ulteriore stress alla catena di approvvigionamento e industria mondiale”
Poco gradito dalla potenza asiatica anche il recente accordo UE-USA sui dazi su acciaio e alluminio, che cerca di limitare le importazioni da produttori ad alta intensità di carbonio, inclusa la Cina. L’ambasciatore ha etichettato l’intesa come uno strumento che aumenterà le tensioni nelle forniture industriali e peggiorerà le pressioni inflazionistiche.
L’invito - o l’avvertimento - di Zhang Ming all’Europa è stato di rispettare le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, sostenendo che misure unilaterali decise a Bruxelles potrebbero distorcere gli investimenti in Europa e aumentare i prezzi.
Pechino-Bruxelles: è gelo nelle relazioni commerciali?
Dopo aver concluso un accordo di investimento con la Cina lo scorso dicembre, Bruxelles lo congelato quest’anno dopo che Pechino ha imposto sanzioni a diversi membri del Parlamento europeo. Ciò ha fatto seguito alle misure dell’UE in risposta al trattamento degli uiguri musulmani nello Xinjiang.
Il clima, quindi, è piuttosto teso in questa cruciale fase storica di riassetto degli equilibri internazionali (con gli USA a premere contro la Cina).
Zhang ha affermato che la sua nazione è pronta ad attuare l’accordo di investimento, accusando l’Europa di essere l’ostacolo alla ratifica. L’UE non dovrebbe permettere che la “manipolazione politica” si intrometta, ha affermato. “Siamo pronti a collaborare con i partner europei per esplorare possibili approcci per raggiungere la ratifica dell’accordo.”
Tuttavia, proprio i temi politici stanno tornando dominanti. Con la questione Taiwan in testa, lo schieramento di USA e UE è sempre più anti-cinese. Che ne sarà delle relazioni commerciali?
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