L’alternativa cinese al FMI: è l’AIIB, contro il super-potere degli USA

Claire Giangravè

16 Luglio 2015 - 19:01

La AIIB, fondata dalla Cina, offrirà una alternativa al FMI. Richard Koo, di Nomura, dichiara che essa aiuterà a togliere il potere decisionale dagli Stati Uniti d’America ed aiutare i paesi in via di sviluppo.

L’alternativa cinese al FMI: è l’AIIB, contro il super-potere degli USA

Se c’è una cosa che la recente situazione in Grecia ha dimostrato è la scarsa attendibilità del Fondo Monetario Internazionale. Lo ritiene anche la Cina che ha lanciato la sua alternativa al FMI il mese scorso: la Banca Asiatica di Investimento per le Infrastrutture o AIIB.

Gli Stati Uniti si sono opposti fortemente al lancio della AIIB, tentando di convincere i suoi alleati a non partecipare, dichiarando che l’istituzione multilaterale cinese non sarebbe in grado di mantenere gli standard internazionali di protezione dell’ambiente e di governance.

Non c’è dubio che il Fondo Monetario Internazionale sia il portavoce del sistema economico statunitense nel mondo. Gli Stati Uniti detengono infatti il più alto grado di influenza nel FMI, con il potere di voto del 16%.

Malgrado la richiesta a più riprese di riforme da parte dei paesi meno sviluppati, che soffrono maggiormente per la mancata equità nel FMI, gli Stati Uniti si sono rifiutati di metterle in atto e sacrificare il loro potere di veto.

Richard Koo, economista di Nomura, afferma:

«In vista all’opposizione degli USA e dell’Europa alle riforme del FMI e della Banca Mondiale, pochi dovrebbero essere sorpresi che la Cina abbia deciso che aveva più senso creare una nuova istituzione piuttosto che starsene in giro e attendere il cambiamento dello status quo».

Dalla sua fondazione nel 2014 sempre più paesi, fra cui anche alleati degli Stati Uniti, si sono schierati dalla parte del AIIB. Ad oggi i membri fondatori del AIIB sono 57 con la notabile astinenza degli USA e del Giappone, a capo dell’Asian Development Bank (ADB).

È essenziale sotto molti punti di vista che paesi che necessitano di sostegni finanziari possano scegliere tra diverse opzioni senza doversi per forza allineare politicamente o economicamente.

Come afferma Koo:

“Se il FMI ha una competizione, i paesi che necessitano di aiuti potranno fare ‘shopping in giro’ per trovare l’istituzione che offra i termini più vantaggiosi”.

Tuttavia, il ruolo del AIIB si differenzia da quello del FMI, poiché offre solo fondi per lo sviluppo e quindi assomiglia di più alla Banca Mondiale. Ma ciò non preclude che la Cina, che ha contribuito il 30% del fondo per la AIIB, non abbia in mente l’ipotesi di allargarne il ruolo internazionale.

Se la Cina riuscisse a realizzare questo piano “la AIIB potrebbe giocare un ruolo importante nel mantenere onesta l’America”.

Ma vi sono due effetti ulteriori alla nascita della AIIB:

  1. il FMI impone dei regolamenti e miglioramenti del sistema economico dei paesi che richiedono il suo sostegno. La possibilità di accedere ad altri prestiti da altre organizzazioni potrebbe rallentare lo sviluppo economico di tali paesi nel mondo;
  2. l’enorme potere decisionale che la Cina eserciterebbe nel AIIB le permetterebbe di allargare la sua influenza nella regione e nel mondo. È giusto notare che la stessa influenza viene esercitata ad oggi dagli Stati Uniti.

Rimane ancora da vedere come la AIIB influirà sull’economia mondiale e le altre organizzazioni multilaterali.

Koo rimane ottimista:

“Penso che l’emergenza di una istituzione internazionale con un punto di vista differente da quello dei creditori occidentali aiuterà a migliorare la qualità del dibattito internazionale riguardo ai problemi del debito delle economie in sviluppo”

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