La Cina lancia la stretta su algoritmi tech. E l’Ucraina comincia a scemare dalle news

Mauro Bottarelli

13 Aprile 2022 - 20:29

L’ente regolatore annuncia un’indagine su pratiche di re-indirizzamento che potrebbero influenzare il pubblico. Di colpo, tv e siti globali perdono interesse per Kiev. E Zelensky diventa antipatico

La Cina lancia la stretta su algoritmi tech. E l’Ucraina comincia a scemare dalle news

La luna di miele fra Europa e Zelensky sta finendo? Stando alle reazioni seguite alla decisione del governo ucraino di definire persona non grata il presidente tedesco Steinmeier, parebbe proprio di sì. E tanto per ispirare ulteriore simpatia, Kiev nelle stesse ore ha mobilitato anche la sua ambasciata presso la Santa Sede, contestando addirittura la decisione del Papa di coinvolgere anche cittadini russi nella Via Crucis di venerdì.

Ma se il presidente ucraino con il suo comportamento comincia a mostrare i prodromi di un delirio di onnipotenza che è tutto imputabile alla solidarietà aprioristica e omnicomprensiva di cui ha goduto fino ad oggi In Ue e negli Usa, ecco che questi grafici

Flussi di copertura sull'Ucraina di Cnn, Bbc News, Msnbc e Fox News Flussi di copertura sull’Ucraina di Cnn, Bbc News, Msnbc e Fox News Fonte: Gdelt Project
Flussi di copertura sull'Ucraina dei siti di news online Flussi di copertura sull’Ucraina dei siti di news online Fonte: Gdelt Project

paiono confermare nemmeno troppo indirettamente una prima, netta inversione di tendenza nei rapporti con la vicenda ucraina anche da parte della stampa. La cosiddetta intensità di volume nella trattazione da parte di emittenti televisive e siti Internet di informazione di argomenti che abbiamo come parole chiave Ucraina o Kiev sta drasticamente calando. E questo nonostante la guerra sia tutt’altro che in procinto di concludersi, stante l’impasse totale nei negoziati e il capitolo delle sanzioni che rischia anzi di procrastinare la crisi diplomatica con la Russia ben oltre la fine delle ostilità.

Come mai, quindi? Forse i media hanno un fiuto più sviluppato della politica nel cogliere i sintomi iniziali di una pericolosa deriva autoreferenziale come quella che pare avere colto il presidente ucraino? Molto probabilmente, sì. Non fosse altro perché fino ad oggi le versioni ufficiali di Kiev venivano riportate come verità assoluta, mentre tutto ciò che arrivava da Mosca rientrava in automatico nella categoria della propaganda e della disinformazione. Versioni sulla stragi comprese. E ora, lo spauracchio delle armi chimiche. Quasi un déjà vu pericoloso della vicenda irachena. Soprattutto alla luce dell’ultima uscita di Joe Biden, quell’accusa di genocidio nei confronti di Vladimir Putin che ha spinto Emmanuel Macron a prendere nettamente posizione contro l’ennesima innalzamento dei toni da parte Usa e la Cina a rispondere in maniera decisamente drastica.

E proprio dalla Cina arriva la notizia che, implicitamente, potrebbe spiegare la scelta dei media di abbassare il volume sull’Ucraina, lasciandolo per ora in sottofondo come si fa con certa musica d’atmosfera durante le cene. La Cyberspace Administration of China (CAC) ha infatti annunciato un’operazione di screening e indagine rispetto all’utilizzo da parte delle aziende del big tech di algoritmi che reindirizzano automaticamente pubblicità e contenuti informativi verso gli utenti, attività il cui potenziale abuso comporta il serio rischio di influenzare l’opinione pubblica.

Insomma, la Cina della censura di Stato lancia la sua campagna contro le fake news sparse in modalità calunnia nel ventilatore da parte, sostanzialmente, dei grandi motori di ricerca. E per quanto il regolatore delle Rete cinese si sia ben guardato dal fare i nomi dei soggetti ritenuti maggiormente a rischio di carenze nella sicurezza di gestione di quegli algoritmi, una bozza relativa alle restrizioni allo studio pubblicata lo scorso agosto faceva chiaramente intendere come - ad esempio - quelli utilizzati da Tik Tok ponessero rischi di ordine pubblico e sfide per la salvaguardia della sicurezza ideologica.

E se i numeri sul mercato cinese mettono in cima alle lista dei soggetti sotto controllo ByteDance e Tencent, il segnale politico appare decisamente chiaro e molto più generalizzato. A un Occidente che viene visto come in piena attività di delegittimazione dei soggetti non Nato, sfruttando appunto un’informazione unidirezionale sull’Ucraina, Pechino fa capire che potrebbe rispondere con la medesima moneta. Ovvero, operare in modo tale da portare allo scoperto pratiche di re-indirizzamento automatico che casualmente risponderebbero a logiche non solo di marketing pubblicitario ma di chiaro imprinting politico.

Insomma, qualcuno potrebbe essere colto dal cattivo pensiero che, stante la mossa di Pechino, i grandi soggetti dell’universo mediatico televisivo e della Rete abbiano deciso di abbassare preventivamente i toni su Kiev e dintorni. Sospetto che porterebbe con sé domande molto scomode sull’accuratezza e la deontologia messe in atto finora nella copertura dell’affaire ucraino. E in tal senso, sorge una domanda: stante invece il livello di permanente, ossessiva e quasi parossistica trattazione del tema da parte dei media italiani, occorre forse scomodare l’ombra di una tacita conventio ad excludendum della crisi economica che comincia ad attanagliare il Paese?

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