Degli scienziati hanno ideato un timer che dice quanto ci rimane prima dell’annunciata crisi climatica. Mentre il tempo scorre però, i leader mondiali dormono.
La questione climatica - e la conseguente crisi - oramai, interessa tutti gli individui presenti sul pianeta Terra. Il 4 novembre, un gruppo di scienziati ha aggiornato con gli ultimi dati disponibili il “Climate Clock”, un timer che aggiorna in tempo reale degli indicatori chiave per l’ambiente e gli esseri umani.
Nello specifico, il timer calcola il valore dell’aumento della temperatura media rispetto all’epoca preindustriale, quanta CO2 abbiamo immesso nell’atmosfera e, soprattutto, quanto tempo ci rimane prima di superare la soglia critica di +1,5° C fissata dagli scienziati e da esperti in ambito climatico e ambientale.
La crisi climatica e gli accordi di Parigi
Durante il 2015, gli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, hanno stipulato degli accordi che impegnano i firmatari a condurre politiche che mirino alla riduzione dei gas serra, in particolare della CO2.
La questione principale è scongiurare l’innalzamento delle temperature, contenendo quest’ultime entro la soglia di + 1,5° C. In questo momento, riporta il “Climate Clock”, siamo a + 1,2° C rispetto alla temperatura di riferimento.
Superata la soglia critica, gli esseri umani si troverebbero davanti a fenomeni catastrofici, in grado di spezzare per sempre l’equilibrio delle civiltà: mancanza d’acqua; desertificazione; aria tossica e irrespirabile; temperature cocenti; carenze alimentari ed energetiche. Un vero e proprio disastro.
Per questo motivo, gli scienziati e gli esperti del clima hanno pensato di costruire un timer che ci tenesse allerta; probabilmente, i leader mondiali non hanno imparato a scuola a leggere le lancette dell’orologio.
Climate Clock, il timer sull’ambiente
L’orologio è stato realizzato grazie alla collaborazione tra Dramon Matthews, docente presso il Dipartimento di Scienze del clima e sostenibilità dell’Università della Concordia, da Glen Peters, direttore presso il Centro per la ricerca internazionale sul clima e sull’ambiente di Oslo e dal musicista e autore David Usher.
L’orologio mostra tre valori fondamentali per la nostra sopravvivenza:
- il riscaldamento globale rispetto all’epoca preindustriale;
- il tempo che rimane prima di raggiungere la soglia critica di 1,5° C;
- le tonnellate di emissioni di CO2 immesse nell’atmosfera.
In questo preciso istante la situazione è la seguente: siamo a + 1,23° C rispetto all’epoca preindustriale; ci rimangono 10 anni prima di arrivare alla soglia di 1,5° C; abbiamo prodotto circa 2.404 miliardi di tonnellate.
Dei dati che, sinceramente, non annunciano niente di buono. Mentre il mondo è sull’orlo del disastro, i leader mondiali parlano.
La Cop26 e il G20
Si sono tenuti, nel giro di una settimana, due eventi fondamentali per gli equilibri del pianeta Terra: il G20 e la Cop26. Da quello che n’è uscito fuori pare che in realtà siano state solo ore di conferenze e compromessi che non hanno risolto nulla.
Per quanto riguarda il G20, è stato reiterato quello che fu siglato negli accordi di Parigi: cercare di rimanere sollo la soglia di + 1,5° C e impegnarsi a ridurre il consumo di carbone. Un unico passo concreto, ma subdolo, è stato quello di decidere di non finanziare da parte dei governi le centrali di carbone all’interno dei rispettivi paesi, ma solo all’estero.
Per quanto riguarda la Cop26, l’accordo firmato tra 40 Stati è quello di abbandonare gradualmente il consumo di energia elettrica a carbone. I paesi presenti hanno accettato i patti, tranne quattro: Stati Uniti, India, Cina e Australia; coloro che praticamente inquinano di più essendo dipendenti, ognuno per diversi fattori, da grandi quantità di carbone.
Il “Climate Clock” è sempre lì che ci aggiorna sulla situazione ambientale del globo, con i numeri che aumentano e il tempo che scorre inesorabilmente. I leader delle potenze industriali si sveglieranno quando suonerà la sveglia del “Climate Clock”?
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