L’alleanza tra Stati Uniti e Israele ha radici lontane. Ma perchè gli USA sostengono Tel Aviv? I motivi sono tre
Nessuno ha intenzione di fermarsi. Mentre Gaza brucia e crolla sotto i bombardamenti israeliani, Iron Dome continua a proteggere i territori ebraici dai razzi di Hamas. Tra morti, feriti e sfollati il bollettino di guerra diventa sempre più grave.
La diplomazia internazionale non riesce a trovare un punto d’incontro tra i due Governi. Negli ultimi giorni ci hanno provato anche John Kerry, segretario di Stato americano, e Ban Ki Moon, segretario generale delle Nazioni Unite. Ma non c’è stato niente da fare.
I palestinesi hanno rifiutato l’accordo proposto dall’Egitto, gli israeliani non hanno ceduto a nessuna delle richieste effettuate da Hamas. Tutto fermo, tutti fermi.
Netanyhau ha chiaramente affermato l’intenzione di continuare a «difendersi» proseguendo con l’operazione «Protective Edge». Gli Stati Uniti hanno più volte ribadito il loro appoggio a Israele, anche se, forse, qualche dubbio sulla condotta di Tel Aviv cominciano ad averlo anche loro. Lo dimostrano le parole pronunciate dallo stesso Kerry nel corso di un fuorionda a Fox News ha affermato: «altro che offensiva mirata», riferendosi al crescente numero di vittime civili degli ultimi giorni.
L’intesa tra Israele e Stati Uniti sembra rimanere comunque solida e probabilmente così sarà per parecchio tempo. Ma quali sono i motivi che spingono gli americani ad appoggiare la causa ebraica?
Facciamo un passo indietro.
Un po’ di storia
Tutto inizia anni e anni fa, al termine della guerra d’indipendenza americana, momento in cui molti patrioti USA hanno cominciato a «subire il fascino» della cultura ebraica.
Proprio in quel periodo (1800) Theodor Herzl scrittore, giornalista e avvocato ebreo-ungherese, diede vita al movimento sionista con lo scopo di creare uno Stato ebraico.
La scelta della Palestina arrivò quasi cent’anni dopo, nel 1897. Nel corso del congresso di Basilea infatti, il movimento individuò in quelle terre l’origine del popolo ebraico. «Una terra senza popolo, per un popolo senza terra» affermarono gli israeliani.
Peccato che quei territori un popolo ce l’avessero, quello arabo.
Fu in quel momento che i politici americani consolidarono la loro intesa con israele. L’allora presidente degli USA Abraham Lincoln dichiarò che l’insediamento degli ebrei nella loro terra natia e la creazione di uno Stato ebraico fossero «un sogno condiviso da molti americani».
Nel 1917 anche la Gran Bretagna diede il suo assenso all’iniziativa e manifestò la volontà di creare in quelle terre una «National home» che ospitasse gli ebrei senza nazione sparsi per il mondo.
Poi, arrivò la Seconda Guerra Mondiale, e insieme a lei una delle più grandi tragedie che il mondo abbia conosciuto: l’Olocausto.
Nel novembre del 1947 gli Stati Uniti avallarono il cosiddetto Piano di Partizione della Palestina, che ricevette l’approvazione delle Nazioni Unite.
Nel corso della Guerra Fredda gli Usa iniziarono a sostenere economicamente e politicamente Israele, considerandola come un’alleata preziosa in Medio Oriente. Le vittorie contro Siria ed Egitto, a loro volta unite da un accordo con la Russia, spinsero gli americani ad infittire ancora di più i rapporti. Il Governo israeliano fornì in quel periodo numerose informazioni sugli armamenti degli URSS, utilissime per l’intelligence a stelle e strisce.
Tra il 1948 e il 1973 gli statunitensi fornirono un supporto fondamentale durante i conflitti arabo - israeliani e in particolare durante la guerra dei sei giorni del ’67, quando Israele riuscì ad occupare la Cisgiordania e la Striscia di Gaza.
Nel corso degli anni ’80 gli Stati Uniti confermarono il loro sostegno a Israele evitando anche che l’Onu imponesse delle sanzioni contro il loro alleato in Medio Oriente.
La tragedia delle Twin Towers intensificare l’alleanza con l’unico popolo «non musulmano» che abitava quei territori. Due esempi di quanto forte sia questa intesa sono gli accordi di Oslo del 1993 e l’Operazione Piombo Fuso del 2008/2009. In quest’ultima occasione, la decisione di Israele di attaccare la Palestina provocò 1203 vittime civili, ma gli Stati Uniti continuarono a difendere la causa ebraica.
Il sostegno economico
Dalla seconda Guerra Mondiale ad oggi, gli USA hanno sostenuto economicamente Tel Aviv per una cifra totale pari a circa 150 miliardi di dollari. Israele è infatti il primo beneficiario dei finanziamenti stanziati dagli americani con 3 miliardi di dollari l’anno. Ma c’è di più, perché solitamente questi finanziamenti vengono accreditati in varie tranches trimestrali. In questo caso invece, i soldi vengono stanziati annualmente e in un’unica rata, meccanismo che consente di ridurre considerevolmente il valore degli interessi. Israele inoltre, ha la possibilità di usare il 25% del denaro ricevuto per sviluppare la propria industria bellica, senza fornire rendicontazioni sulle spese effettuate.
Sostegno militare
Gli Stati Uniti appoggiano la causa israeliana anche attraverso accordi relativi all’industria bellica. Gli americani hanno fornito a Tel Aviv molti degli aerei utilizzati dalla Israeli Air Force, tra cui gli F-15, gli F-16, gli elicotteri Apache.
Per quanto riguarda poi le armi nucleari, di cui Israele è in possesso, gli USA hanno fatto sì che queste non venissero inserite nel programma di disarmo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA).
Sostegno diplomatico
Gli Stati Uniti garantiscono gli Interessi di Israele anche in seno alle Nazioni Unite. Nel corso degli ultimi 32 anni, basandosi sul loro status di membro permanente con diritto di veto, gli USA hanno bloccato 30 risoluzioni contrarie ad Israele.
I motivi dell’alleanza
Sono vari i motivi per i quali l’America ha sempre garantito il proprio appoggio a Israele. Ufficialmente si parla di «ideali comuni», ma in realtà c’è dell’altro.
In primo luogo riguardano la volontà degli USA di avere un alleato strategico, e filo-occidentale, in Medio Oriente, una sorta di «eccezione» in un territorio storicamente ostile. Sono in molti però a sostenere l’esatto contrario e cioè che sia stato proprio il sostegno a Tel Aviv a causare e intensificare i conflitti tra Stati Uniti e popolazione araba.
Il secondo motivo è stato sviscerato dallo scrittore Edward Tivnan nel suo libro «The Lobby». L’autore sostiene infatti che la principale causa dell’allenza risieda nell’esistenza di una potentissima lobby ebraica con un fortissimo potere politico negli USA, considerando soprattutto il fatto che queste organizzazioni, non solo hanno stretti rapporti con il partito nazionalista ebraico, ma garantiscono finanziamenti alle forze politiche americane. Alcuni esempi? Nel 1996 le organizzazioni ebraiche hanno contribuito per più del 50% ai fondi utilizzati dal Presidente Bill Clinton durante la campagna elettorale.
Secondo Tvnav inoltre la lobby ebraica ha il potere di influenzare le nomine al Congresso e all’Esecutivo.
Ultimo motivo riguarda la storia e le numerose persecuzioni subite dagli ebrei .In questo caso appare inutile fornire degli esempi, la «soluzione finale»di Hitler è ben presente nella memoria di tutti.
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