Come ospitare profughi e bambini ucraini

Alessandro Nuzzo

4 Marzo 2022 - 23:13

Il conflitto in Ucraina sta costringendo tantissime persone a scappare. Possiamo ospitarli? Vediamo come.

Come ospitare profughi e bambini ucraini

Una delle conseguenze della guerra in Ucraina è l’enorme ondata di profughi, soprattutto donne e bambini, in fuga dalle bombe, alla ricerca di un posto sicuro in Europa.

A partire da poche ore dopo l’inizio dell’invasione da parte della Russia migliaia di persone si sono messe in viaggio, chi a piedi, chi con mezzi di fortuna, cercando di varcare il confine soprattutto con la Polonia.

Si stima che al momento già circa 370mila persone hanno abbandonato il paese e l’Ue prevede un esodo nei prossimi mesi da 4 a 7 milioni di persone.

Di questi tantissimi arriveranno anche in Italia dove è presente la più grande comunità Ucraina dell’Europa Occidentale composta da circa 240mila persone.

La macchina solidale nel nostro paese si è messa immediatamente in moto. Sono già diversi i punti di raccolta di beni di prima necessità da inviare in Ucraina.

E sono già tantissime le famiglie che si sono proposte di accogliere bambini e profughi ucraini. Come farlo? Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Come accogliere bambini e profughi ucraini

Accogliere bambini e profughi ucraini è ovviamente una scelta impegnativa che molte famiglie italiane sono pronte a fare. Ma a chi affidarsi per farlo?

Al momento non esiste ancora un sistema centrale che gestisca le adesioni. Ma ci sono già diverse associazioni in tutta Italia che stanno raccogliendo adesioni di famiglie pronte ad ospitare queste persone che scappano dalla guerra.

Per il Piemonte e la Lombardia ad esempio c’è l’associazione Arca Solidale che sta raccogliendo disponibilità ad accogliere profughi, precisando anche il numero di posti letto liberi in casa.

Un’altra associazione a cui ci si può rivolgere è Refugees Welcome Italia. Oppure ci si può affidare alle diocesi con le varie Caritas che sono in prima linea nel raccogliere adesioni.

Al momento queste associazioni non possono fare altro che raccogliere le disponibilità delle famiglie in attesa che la situazione a livello comunitario si sblocchi. Perché esiste un problema di fondo, ovvero lo status ancora poco chiaro di queste persone che scappano dalla guerra.

Tecnicamente i rifugiati ucraini sono considerati ancora irregolari

A livello comunitario non è stato ancora definito lo status di questi profughi. Tecnicamente i rifugiati ucraini sono per lo più stranieri irregolari non essendo cittadini comunitari, per cui dovrebbero essere rimpatriati nell’arco di 30 giorni, che possono arrivare a 90 in caso di deroga, e durante questo periodo devono essere ospitati nei Centri di Accoglienza Straordinaria (Cas) o in strutture ad esse equiparate dalla prefettura.

L’Ue sta discutendo allora un provvedimento che non era mai stato applicato prima: la protezione temporanea, e cioè un permesso di soggiorno della durata di un anno, estendibile a due, a tutti i cittadini ucraini che chiedono protezione in uno degli stati membri.

Solo con questo lasciapassare sarà possibile poi per le famiglie italiane accogliere profughi ucraini.

Poi c’è l’organizzazione a livello centrale con il ministro dell’Interno che starebbe decidendo di affidare l’organizzazione alla rete SAI, il sistema di accoglienza e integrazione di secondo livello gestito dal Governo in collaborazione con l’Anci, l’associazione dei comuni italiani.

Fornirà asilo ai profughi nelle strutture messe a disposizione da associazioni, parrocchie e istituzioni.

I corsi online per prepararsi all’accoglienza dei profughi

Diverse associazioni stanno anche organizzando dei webinar online per prepararsi ad accogliere i profughi ucraini. Come quelli della fondazione Ai.bi che sono già andati sold-out e ora si sta preparando ad organizzarne altri.

Di sicuro quanto a solidarietà il nostro paese è sempre in prima linea nell’aiutare il prossimo. Che sia per l’accoglienza o per l’aiuto in Ucraina sono tantissime le realtà ubicate su tutto il territorio nazionale che si sono mobilitate sin dai primi giorni di conflitto per dare una mano.

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