Petrolio ai massimi da due mesi in quota 63,6 dollari il barile. A gennaio, secondo le indicazioni Bloomberg, le forniture Opec sono scese di 1,5 milioni di barili.
Avvio di settimana con il segno più per le quotazioni del greggio. Grazie a un rialzo dello 0,41% a 63 dollari, il future sul Brent porta il saldo settimanale al +5,4%.
Nell’ultimo mese, le quotazioni del petrolio hanno guadagnato il 10,17% permettendo questa mattina ai prezzi di portarsi a 63,63 dollari il barile, il livello maggiore dallo scorso 7 dicembre.
Due i fattori dietro la risalita dei prezzi: i tagli varati dall’Opec e le sanzioni statunitensi nei confronti del Venezuela.
Forte calo per le forniture Opec
A gennaio 2019, secondo le indicazioni riportate da Bloomberg, le forniture Opec hanno fatto registrare il calo maggiore degli ultimi due anni.
Nel primo mese dell’anno, i Paesi facenti parte del Cartello hanno ridotto l’output di 1,53 milioni di barili rispetto a dicembre portandolo a 31,02 milioni di barili.
A livello di singoli Paesi, l’Iran ha tagliato meno di quanto preventivato mentre la riduzione di output varata dall’Arabia Saudita ha superato il target fissato in sede Opec Plus. Sostanzialmente in linea con le stime il dato russo.
Salgono le posizioni nette lunghe
Nell’ultima rilevazione gli speculatori hanno aumentato le posizioni nette lunghe sul Brent a 232.703 lotti, il livello maggiore da inizio novembre.
Come già osservato in precedenza, l’incremento, più che dalla voglia di puntare su un rialzo dei prezzi, è principalmente da ricondurre alla copertura di posizioni ribassiste.
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