Consob: meno del 2% dei CEO delle società quotate sono donne

Pierandrea Ferrari

06/04/2021

Secondo l’ultimo rapporto della Consob la percentuale di CEO donne tra le società quotate in Borsa è scesa ancora, ora sotto al 2%. Cresce, però, la presenza femminile nei Cda.

Consob: meno del 2% dei CEO delle società quotate sono donne

Il numero di donne nel ruolo di CEO delle società quotate in Borsa continua a calare. La fotografia è stata scattata dalla Consob nel suo rapporto annuale sull’evoluzione della corporate governance in Italia, che vede la presenza femminile ai vertici scendere sotto il 2% a fine 2020, un altro passo indietro sul fronte gender diversity.

Nel 2013, infatti, le donne alla guida delle società quotate in Borsa superavano la soglia del 3%, un dato comunque già debole.

Cala il numero di donne CEO

Nel dettaglio, le donne ricoprono il ruolo di CEO solo in 15 società quotate che rappresentano poco più del 2% della capitalizzazione complessiva di mercato. Un dato, questo, che si accompagna tuttavia ad un aumento della presenza femminile nel ruolo di presidente o presidente onorario degli emittenti, seppure ancora a quote ridotte, meno del 4%.

Ma a crescere è soprattutto il numero di donne che siedono nei consigli d’amministrazione delle società quotate, ora al 39% rispetto al 7% di dieci anni fa. Numeri che risentono positivamente della Legge Golfo-Mosca sulle quote rose, aggiornata nel 2019, e che vedono le donne ricoprire nei tre quarti dei casi il ruolo di consigliere indipendente, nominate in via sempre maggiore – soprattutto nelle società più grandi – dagli azionisti di minoranza.

Insomma, le nuove normative hanno favorito la presenza femminile nei board degli emittenti, ma i numeri relativi alla rappresentanza delle donne tra i presidenti e i CEO evidenziano la lunga strada ancora da percorrere prima di arrivare ad una migliore balance di genere nei ruoli di vertice.

Contendibilità delle società quotate ancora limitata

Un altro dato interessante che emerge dal rapporto della Consob è quello relativo all’assetto proprietario delle società quotate, e soprattutto alla scarsa contendibilità del controllo. La metà degli emittenti di Piazza Affari sono infatti controllati di diritto da un azionista con una quota di capitale inferiore al 50%, mentre l’11% sono di fatto blindati attraverso patti parasociali. Solo il 25%, rileva la Commissione, ha un controllo debole delle quote.

Tra i modelli di controllo, invece, rimane ancora prevalente quello famigliare, con 146 società che rappresentano il 26,5% della market cap complessiva, mentre le imprese controllate dallo Stato valgono il 39,7% della capitalizzazione totale.

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