Giuseppe Conte ha giustificato la non chiusura delle fabbriche per la necessità di mantenere una filiera produttiva vitale per l’Italia: questo significa che l’emergenza coronavirus andrà avanti fino a Ferragosto come ripetuto da Walter Ricciardi dell’OMS?
Il decreto Italia Zona Rossa per fronteggiare l’emergenza coronavirus annunciato alla nazione dal premier Giuseppe Conte mercoledì sera con una diretta Facebook, è stato accolto con una sostanziale approvazione da parte della popolazione anche se non manca una forte critica alla misura decisa da Palazzo Chigi.
La questione più spinosa rimane quella delle fabbriche che, al contrario dei negozi di non prima necessità, rimangono aperte con la prerogativa però che vengano chiusi i reparti non essenziali e vengano garantiti gli standard di sicurezza agli operai. Una decisione questa che ha già provocato una serie di scioperi spontanei.
A riguardo nel fine settimana è previsto un tavolo, rigorosamente in videoconferenza, dove siederanno da una parte il premier Giuseppe Conte e i ministri Roberto Gualtieri (Economia), Nunzia Catalfo (Lavoro) e Stefano Patuanelli (Sviluppo Economico), mentre dall’altro lato ci saranno gli industriali e le sigle sindacali.
La discussione verterà sul protocollo di sicurezza in merito al coronavirus da garantire ai lavoratori, ma non sembrerebbe esserci l’opportunità di un ripensamento da parte del governo sul tenere o meno le fabbriche aperte.
Per il Centro studi di Confindustria “fabbriche chiuse vuol dire supermercati vuoti, prospettive di ripresa in pericolo”, con il ministro agli Affari Regionali Francesco Boccia che ha aggiunto come “non si può chiudere tutto, perché se si spegne la luce c’è il buio”.
Fabbriche aperte vuol dire coronavirus fino a Ferragosto?
In teoria in maniera progressiva dal 26 marzo prima e poi a partire dal 4 aprire, quando scadranno rispettivamente i decreti Italia Zona Rossa e Italia Zona Protetta, il nostro Paese spera di essersi messo il picco del coronavirus alle spalle per iniziare a un lento ritorno alla normalità specie nelle aree meno colpite dal virus.
Se così fosse chiudere la gran parte delle fabbriche per due settimane non andrebbe a bloccare il Paese, visto che basterebbero le scorte di magazzino per rifornire in questo lasso di tempo gli italiani.
La necessità però di mandare avanti tutta la filiera produttiva può essere sintomo, come detto di recente dal membro dell’OMS Walter Ricciardi, cheil rischio è quello di metterci alle spalle questa emergenza coronavirus a Ferragosto.
Come riportato da Ilario Lombardo su La Stampa, il premier Conte avrebbe spiegato che “L’Italia non è la Cina, non ha la sua estensione geografica. Non si può fermare tutto, anche perché serve mantenere le condizioni minime di produzione per affrontare l’emergenza sanitaria”.
“Quando la regione di Hubei - avrebbe poi proseguito - epicentro del contagio globale, è stata sigillata e desertificata, costringendo le persone a blindarsi in casa, fermando trasporti e industrie, c’era comunque il resto del Paese che garantiva le linee di produzione essenziali”.
La decisione di tenere le fabbriche aperte da questo punto di vista diventerebbe plausibile, ma allora ci farebbe capire come in Italia dovremo convivere ancora diversi mesi con questa emergenza coronavirus.
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