Anni fa la Cina lavorava a un coronavirus partendo dai pipistrelli, capace di colpire l’uomo. Lo testimonia un servizio Rai del 2015.
Un particolare coronavirus era oggetto di studio dei ricercatori cinesi nel lontano 2015: è questo quanto raccontato da servizio di TGR Leonardo, andato in onda in tempi non sospetti.
L’introduzione del servizio parla chiaro: “Scienziati cinesi creano un super virus polmonare da pipistrelli e topi. Serve solo per motivi di studio ma sono tante le proteste”. Che sia lo stesso coronavirus che sta sconvolgendo oggi il mondo?
Coronavirus creato in Cina, ne parlava la Rai nel 2015
Il servizio andato in onda nel novembre del 2015, a firma di Maurizio Menicucci, raccontava come un gruppo di ricercatori cinesi avesse innestato una proteina presa dai pipistrelli sul virus della SARS ricavato da topi. “Così si crea un super virus che potrebbe colpire l’uomo”, si avvertiva, un rischio che potrebbe essersi trasformato in realtà guardando all’emergenza coronavirus di oggi.
L’esperimento è stato realizzato in Cina, epicentro della pandemia da COVID-19 attualmente in corso. I ricercatori sono riusciti a sviluppare “un organismo modificato innestando una proteina superficiale di un coronavirus trovata nei pipistrelli della specie chiamata naso a ferro di cavallo su un virus che provoca la SARS, la polmonite acuta, anche se in forma non mortale, nei topi” si sente nel servizio.
Il sospetto è che il coronavirus trovato nei pipistrelli potesse rendere l’ibrido adatto a colpire l’uomo e l’esperimento ha confermato tale rischio: è proprio questa molecola, detta SHCO-14, che “permette al coronavirus di attaccarsi sulle nostre cellule respiratorie scatenando la sindrome”.
Secondo i ricercatori l’organismo originale e quello ingegnerizzato possono contagiare l’uomo direttamente dai pipistrelli senza passare da una specie intermedia come il topo. All’epoca le polemiche erano state molte, ma non abbastanza forti da fermare il tutto.
“Le probabilità che il virus passi alla nostra specie sarebbero irrilevanti rispetto ai benefici”, raccontavano i sostenitori della ricerca. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano oggi.
“Il rapporto rischio beneficio è difficile da valutare. È più prudente non mettere in circolazione organismi che possano sfuggire o essere sottratti al controllo dei laboratori” si avvertiva nel servizio Rai, un monito che lascia l’amaro in bocca.
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